I pazzi

Ad agosto Roma si riempie di pazzi.
O perlomeno così li chiamano. Dicono che è il caldo, oppure il fatto che quando la gente diminuisce si notano di più.
Pare che tutti li evitino, i pazzi. Che ne abbiano orrore. Che non riescano proprio a sopportare il fatto che uno se ne vada in giro parlando da solo, o indossando una maschera da sub, o ballando con due cuffiette sulle orecchie.
Non è una questione di pericolo. Né di schifo per la possibilità di beccarsi uno sputo. Niente di tutto questo. E' proprio la paura di guardarli, di ascoltare quello che dicono, di camminarci accanto.
Dev'essere la logica, che li terrorizza. Il capovolgimento delle regole che conoscono, che applicano tutti i giorni, che finiscono per diventare l'unico riferimento concreto a cui appoggiarsi. Non ci si rivolge agli sconosciuti. Non si grida. Non si ride da soli davanti a tutti, perdio. Altrimenti viene giù tutto. E se viene giù tutto per una cazzata del genere, semplicemente perché viene violata una norma non scritta così insignificante come quella che impone di mettersi due scarpe dello stesso colore, allora quel tutto che valore ha? Poco. Pochissimo. E così la vertigine diventa un baratro insopportabile e forse è meglio cambiare marciapiede altrimenti non si sa mai, chissà quante altre cose di quelle che facciamo tutti i giorni quasi senza pensarci rivelerebbero l'equilibrio precario sul quale si fondano, il niente che le legittima, il vuoto pneumatico che le sostiene. Ad agosto Roma si riempie di pazzi.
E a volte quelli che li evitano come la peste mi fanno più paura di loro.

Questo post è stato pubblicato il 08 agosto 2011 in ,. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. o se vuoi lasciare un commnento.

3 Responses to “I pazzi”

  1. Caro Metil,
    non sai ad averli in famiglia a che livello di emarginazione ti porta, soprattutto se vivi in un paesello piccolo e ignorante; in quel caso non ci vuole poi molto a sviluppare una (sana) forma di misantropia.

    Quelli che li evitano semplicemente hanno una paura fottuta di diventare come loro, così come hanno paura di diventare barboni, poveri, sporchi, puzzolenti... e giù ad evitarli tutti, sia mai sia contagioso.

    Che pena mi fanno (quelli che li schifano, non i pazzi)

    laiena

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  2. é solo che d'estate i camminatori riescono ad alzare la testa un po' di più e si accorgono di quello e quelli che passeggiano accanto a loro da sempre e, come in ogni stagione, odorano, parlano con fantasia e vestono con sMODAta creatività.

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  3. Confermo il contenuto del secondo commento: il pazzo ci mette davanti ad un altro "me" possibile. Quello che non si sa, a meno che non si sia un operatore del settore, oppure un familiare di una persona disturbata, è il contesto di angoscia in cui il "pazzo" vive, e come, in molti casi, basti un intervento efficace per restituire umanità e "serenità" alla vita di un "pazzo", anche senza poterlo modificare troppo, cioè recuperare totalmente, cosa in alcuni casi impossibile. Non vorrei essere stata troppo seria,ma era un'occasione imperdibile ;).

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