10 dicembre 2006

Catechesi terminale

Nell’infame cagnara che in questi giorni il fronte clericale sta sollevando su Piergiorgio Welby spicca l’illuminata dichiarazione di Riccardo Pedrizzi (AN), che esorta il presidente della Commissione Sanità del Senato Ignazio Marino a rileggere il catechismo.
Wikipedia informa che il catechismo «è uno scritto didattico, tipicamente cristiano, che deriva dalla Rivelazione della Parola di Dio portata all’uomo nel Vecchio e Nuovo testamento, anche alla luce dei Dogmi che la Chiesa ha dettato»; nessun cenno, quindi, all’eventualità che il catechismo contenga le esatte definizioni di accanimento terapeutico e di eutanasia.
A parte questa marginale annotazione, Pedrizzi e i baciapile della sua risma tengano presente che è diritto di ogni cittadino ritenere che il catechismo non sia altro che un’accozzaglia di fandonie concepite ad arte per mortificare la dignità e la libertà degli esseri umani; è diritto di ogni cittadino ritenere che sia semplicemente ridicola la sola idea che qualcuno si prenda la briga di stampare i volumetti in cui i suoi precetti sono contenuti; è diritto di ogni cittadino affermare non soltanto che la lettura del catechismo non è obbligatoria, ma soprattutto che essa costituisce un freno ed un ostacolo al pieno sviluppo intellettuale dei nostri giovani.
Pedrizzi e compagni leggano il catechismo, lo ripetano tutte le sere prima di addormentarsi, lo imparino pure a memoria se così preferiscono: ma in tal caso lascino che siano altri, con strumenti meno grotteschi, ad occuparsi di questioni serie come quella di Welby.

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