Fabio Massimo Verrucoso, eletto dittatore dopo la rotta del Trasimeno (217 a.C.), adottò contro Annibale una tattica di logoramento: seguiva I’esercito cartaginese, tenendosi sulle montagne e rinforzando le città minacciate, lo stancava con molteplici scaramucce evitando sempre la battaglia campale e ne rendeva difficile l’approvvigionamento. Questa tattica gli valse il soprannome di Temporeggiatore.
Questo è quanto stanno facendo con Piergiorgio Welby, sfiancato non solo dalla terribile malattia che lo affligge, ma anche dal cinismo con cui i suoi detrattori prendono tempo, accampano futili ragioni, si dilungano in dissertazioni marginali, senza mai accettare di discutere in campo aperto il cuore della questione.
Così, mentre Piero peggiora inesorabilmente, il fronte clericale temporeggia, avvantaggiandosi con spietata lucidità del fattore tempo, aspettando con rivoltante freddezza che Piero muoia prima che la sua battaglia conduca a risultati concreti.
Luca Coscioni, a proposito della libertà di ricerca scientifica, scrisse: “Ma non ho molto tempo, non abbiamo molto tempo”. Le sue parole, oggi, sono più attuali che mai.
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