Qualcuno se la sente di immaginare la scena?
Alcuni bambini vengono sequestrati e portati in uno studio fotografico, magari approntato alla bell’e meglio in un appartamento o in un magazzino: quindi vengono spogliati, violentati, filmati, fotografati, e alla fine venduti a qualcuno che li ordinerà scegliendoli sul macabro catalogo così ottenuto; come attività collaterale di questo commercio, il materiale audiovideo “di risulta” verrà pubblicato su internet, in siti presumibilmente non troppo pubblicizzati (ma ben noti, immagino, a coloro che appartengono al “giro”), oltre che, ovviamente, a pagamento.
Posto dinanzi a questo terrificante scenario, il nostro Governo saluta come uno straordinario successo il varo di un decreto finalizzato ad oscurare quei siti internet: come se il problema fosse semplicemente l’esposizione delle immagini pedopornografiche, e non il drammatico commercio di cui esse sono soltanto l’ultima (e la meno drammatica) declinazione.
Di fronte all’indizio di un crimine, quindi, non ci si batte per sconfiggere il crimine, ma per cancellare l’indizio; in modo che, una volta completato (gloriosamente) l’oscuramento, si possa tutti dormire sonni tranquilli. Quei bambini saranno ugualmente rapiti, stuprati e venduti: ma le coscienze di chi oggi festeggia questa eccezionale vittoria, non più turbate dalla fastidiosa eventualità di averne cognizione, saranno definitivamente messe a tacere.
Sollevati, potranno finalmente continuare a strafregarsene.
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