11 marzo 2007

Lessico clericale


Spesso sostengo lunghe conversazioni con me stesso e sono così intelligente che a volte non capisco nemmeno una parola di quello che dico. (Oscar Wilde)

Leggo e rileggo l’invito di Clemente Mastella a «reagire all’anticlericalismo che viene espresso anche in modo spudorato»; assalito dall’orrendo dubbio di aver sbagliato tutto sin dall’inizio, afferro (metaforicamente) il Garzanti Online e lo sfoglio (sempre metaforicamente) fino a trovare la parola (e la rassicurazione) che cerco.

Clericalismo
«In politica, atteggiamento, tendenza, movimento che sostiene o è favorevole al potere politico del clero e della Chiesa».

Mentre tiro un sospiro di sollievo (il significato della parola è effettivamente quello che credevo di conoscere), mi tocca constatare l’impossibilità di non indulgere ad una riflessione semplice, eppure piuttosto preoccupante: essere contrari all’anticlericalismo non significa essere favorevoli al clericalismo? E, se questo è vero (lo è, se non altro in omaggio al principio di non contraddizione), non si dovrebbe concludere che il buon Clemente ha affermato esplicitamente di essere favorevole all’esercizio del potere politico da parte del clero e della Chiesa, al punto da auspicare una reazione nei confronti di coloro che ad esso si dichiarano contrari?

Mi permetto di consigliare al Ministro della Giustizia una lettura che potrebbe schiudergli orizzonti sin qui inimmaginabili: la Legge Vaticana N. III del 7 giugno 1929 detta le regole per l’acquisizione della cittadinanza e della residenza nella Città del Vaticano: luogo in cui, se non erro, essere clericali è consentito, per non dire obbligatorio.

Da Palazzo Chigi sarà a dir tanto una mezzoretta a piedi: buon viaggio.

1 commento:

  1. Ciao Alessandro, condivido in pieno e ti seguo sempre, volevo segnalarti il blog del Senatore.
    Non so se lo conosci http://clementemastella.blogspot.com
    Ne dice di belle.....

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