E’ impossibile, evidentemente, non condividere la disapprovazione espressa dal Corriere; ma è altrettanto impossibile non sottolineare il fatto che che simili disparità sono presenti anche nel nostro paese: anche se, a quanto pare, nessuno avverte l’esigenza di denunciarle con la stessa intransigenza.
Non è un mistero, infatti, che solo le coppie abbienti possano permettersi un soggiorno all’estero per sottoporsi alle moderne pratiche di fecondazione assistita; che la possibilità di una morte dignitosa in caso di grave malattia sia riservata solo a chi è in grado di pagarsi il soggiorno in qualche clinica belga; che in talune regioni italiane perfino il diritto di interrompere la gravidanza, teoricamente garantito dalla legge 194, possa essere di fatto esercitato soltanto se si dispone del denaro necessario per un aborto clandestino.
Per queste disparità, evidentemente, nessuno ha tempo e voglia di stracciarsi le vesti.
Indignarsi per le carceri americane, in effetti, è molto più comodo: garantisce lo stesso la qualifica di difensore dei poveri, ma tiene al riparo da fastidiose critiche e da scomodi contraddittori.
Una sorta di indignazione gratuita, insomma, che non costa niente ed è alla portata di tutti.
Che sia questa, paradossalmente, una grottesca declinazione del principio di equità?
Alessandro, ieri ho sentito questa notizia sui "detenuti di lusso americani" e mi ha indignata. Allo stesso modo mi indignano profondamente le disparità che tu sottolinei? E' chiaro d'altronde che i tuoi strali sono diretti verso la stampa e l'infomazione che, mentre enfatizza l'ennesima "americanata" in quella che tu dici "indignazione gratuita", poco si occupa di "disparità di pari o superiore importanza. Io sono d'accordo con te su questo. Completamente. Un abbraccio da Giulia e buon primo maggio.
RispondiEliminaPerdonami i tanti refusi.
RispondiElimina@un abbraccio a te.
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