23 settembre 2007

1986

Paul Simon, Diamonds on the sole of her shoesPaul Simon è un diverbio tra musica e testo. Rock lieve, di una chitarra soffice, semplice come un girotondo. E’ candido come il memorabile intro cantato da Miriam Makeba, puro il ritmo del sangue che si unisce alle evoluzioni della chitarra, quasi un tamburo, percosse, ritmo di sangue e di spirito folk. Un testo e un significato in cui pochi si sono addentrati. C’è tutto, per una canzone d’amore. She’s crazy, canta semplicemente, scaricando energia pura su chi lo ascolta, He’s empty as a pocket with nothing to lose. Gesti semplici, lei, accorati, lui. Lui è la musica, lei il testo. Ma si scambiano di continuo, continuando a girare.

Peter Gabriel, Sledgehammer
Sledgehammer è completamente diverso, completamente inno, completamente Gabriel, completo nel ritmo di una percussione sintetica che fa muovere, ondeggiando inconsciamente. Lentamente, apre, trascina, cresce, coinvolge ed esplode. Caldo, come il soul che va ben oltre i suoi adorati Procol Harum aumenta la temperatura e diventa incandescente, ma tiene contemporaneamente il disacco, il desiderio l’attesa con il suono elettronico scandito, e la sua voce metallica e dolce . C’è sempre un colpo in più, sempre una inevitabile potente nota aggiuntiva dello sledgehammer, c’è della world music, dietro l’apparenza di un semplice pop . Altamente eccitante.

Metallica, Battery
Riff. Arpeggi, tre accordi, sviluppato e orecchiabile l’inizio di Battery, la chitarra la riconosci, subito. Poi, parte la potenza del massacro metal, il sovrapporsi eccitato di strumenti che fanno a gara tra loro, la voce di Hetfield che corre e incalza, il coro che mette i punti, la chitarra che chiosa. Poi, batteria, in controtempo perenne, furia e trauma. Assolo di chitarra, non basta. Distorta, riprende l’intro, perenne instancabile, è un omaggio ai fan. La ricorda tantissimo. “Fight fire with fire”!

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