Con il termine eugenetica ci si riferisce a quella disciplina pseudoscientifica volta al perfezionamento della specie umana attraverso lo studio, la selezione e la “promozione” dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi (eugenetica positiva) e la rimozione di quelli negativi (eugenetica negativa).
Ora, è piuttosto evidente che la donna cui viene diagnosticata una malformazione del feto e decide di abortire non pratica l’eugenetica: non sta cercando di migliorare la razza, non vuole perfezionare la specie, non ha a cuore le vicende riproduttive dell'umanità. Semplicemente, interrompe una gravidanza che mette a rischio la propria salute psichica.
Il bello è che quelli che paragonano l’aborto terapeutico all’eugenetica sono gli stessi che continuano ad opporsi alle adozioni gay, nel terrore (peraltro ingiustificato) che chi vive con due omosessuali possa diventare omosessuale a sua volta: sono loro a selezionare i caratteri che ritengono negativi; sono loro a cercare disperatamente di evitare che quei caratteri si riproducano. Sono loro, non le donne che abortiscono, a praticare l’eugenetica.
Giù il cappello, gente: siamo al cospetto di un classico.
Le parole che si ritorcono contro chi le ha pronunciate.
Non credere di cavartela così facilmente: LORO hanno dalla loro parte i GESUITI! (Pensa che la chiesa voleva dichiararli eretici...)
RispondiEliminaNon ti aspetterai parole illuminanti e intelligenti dal pretume, spero?
RispondiEliminapreferisco tacere. o m'incazzo troppo...
RispondiEliminaPoche idee e anche confuse eh?
RispondiEliminaPer semplice analogia si può pensare che, come chi cresce in una famiglia eterossessuale non necessariamente sarà eterosessuale, così, chi cresce in una famiglia omosessuale non necessariamente sarà omosessuale.
RispondiEliminaE' banale pensare che l'indirizzo che assume la sessualità individuale nella sua formazione è sviluppo sia in qualche modo orientato da fattori sociologici, economici, politici, giuridici o influenzato da modelli autorevoli o autoritari – tipo quelli genitoriali, o governativi.
Naturalmente per amore del ragionamento, ossia di quel tipo di discorso che si vuole condivisibile da molti, è indispensabile mantenere una certa genericità dei termini anche detta universalità.
Per questo motivo ho omesso di dire “nascere”, azione perché avrebbe reso impossibile perfino l’inizio di questo discorso.
Dimentichiamo dunque il nascere e atteniamoci al fatto dei già nati, senza indagare ulteriormente sulle cause e condizioni in cui ciò può essere accaduto; atteniamoci dunque ai problemi relativi alla loro crescita, alla loro cura fisica e spirituale.
A questo punto capita che pappe pannolini tachipirina possano essere tranquillamente somministrati a tutti da tutti. Naturalmente anche amore, comprensione, complicità, compassione, severità, insofferenza, stanchezza, isteria, indifferenza a seconda delle capacità individuali. Gli ingredienti per cuocere una famiglia mediamente normale sono disponibili ovunque fuori da ogni monopolio.
Esistono esempi funzionantissimi di comunità omosessuali – composte cioè tutte da individui dello stesso sesso - : i monasteri. Nessuno può negare che nei monasteri gli individui non sviluppino “qualità” spirituali, morali, non siano educati al bene, all’amore.
Rimane questa frattaglia lessicale che è il termine “famiglia”. Termine abusato, consumato come una moneta che avendo l’effige logora non può acquistare più nulla che abbia valore, ma tutt’al più utile in qualche juke box della retorica per far girare il disco dei cantori del già visto, i cantori della reazione.
Inutilizzabile quindi sul mercato delle cose di “valore” la famiglia, congelato il concetto di “nascere”, rimane il continuum di ciò che è, di ciò che va curato, di ciò che va fatto crescere nel migliore dei modi possibili, nel rispetto dei diritti di tutti. Del diritto di essere ciò che si è nelle sue manifestazioni più ricche.
Rimane il mondo del diritto, della giustizia, del riconosimento dell’altro. Fin che c’è.
Dal "Catechismo della Chiesa Cattolica: "2358. Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione"
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