Se è lecito, dunque, (e per capire), un aneddoto personale. Una spastica grave che non ho mai visto di persona ma con la quale intrattengo da decenni un rapporto epistolare, molto imparando dal suo sensus fidei. La sua desolazione, anni fa, per il ritardo nel ricevere posta, a causa di miei viaggi e di superlavoro, il suo rivolgersi a padre Pio, di cui è ovviamente devota, e l'immediato, forte profumo di fragola che è per lei il segno di essere stata ascoltata. Il mattino dopo, ecco la lettera. Ma, dall'annullo sul francobollo, risultava spedita il giorno stesso, soltanto un'ora prima: e tra le nostre case corrono più di 300 chilometri. L'esclusione, da parte del direttore dell'ufficio, che fosse possibile un errore nel timbro, errore impensabile ma che, comunque, avrebbe portato a un ritardo, non a un anticipo della data. Poco tempo dopo, una mia visita a un convento lombardo di cappuccini, l'incontro con un vecchio frate che fu a lungo segretario del Santo, sul Gargano. Al racconto dell'episodio, nessuna sorpresa ma un gesto di condiscendenza: «Roba normale, niente da stupirsi. Quando aveva una lettera che gli stava a cuore, mi diceva di metterla nella buca in piazza: ma al recapito provvedevano gli angeli custodi. Un'ora dopo, puntualmente, arrivava». Che fare, con un tipo così?Be', l'ideale sarebbe farci un francobollo.
Come dite? Già fatto?
Ah ecco, dicevo io...
e dare il suo nome a un pendolino ffss, no?
RispondiEliminaSe poi è puntuale quanto lo son di solito le FFSS, sai che bestemmie...
RispondiEliminaGrottesco. Ridicolo. Delirante.
RispondiEliminaA quando il prossimo avvistamento della madonna di Fatima?
RispondiEliminadavvero qualcuno ci crede?
RispondiEliminae poi ci chiediamo perché i nostri politici fanno tanto schifo? forse perché ce li meritiamo!
Ma che usassero 'sti miracoli
RispondiEliminaper qualcosa di utile!
Era meglio Silvan.
Ahhh... quanti guai ha combinato Basaglia....
RispondiEliminaPerchè non potrebbe essere vero?
RispondiEliminaVedi l'articolo qua sotto...
Monday, October 29, 2007
Antonio Socci su Padre Pio
In difesa di Padre Pio
Se Gesù tornasse e fosse visto anche oggi mentre cammina sulle acque, certi giornali l’indomani titolerebbero: “Clamoroso. Gesù di Nazareth non sa nemmeno nuotare”. Come certi dotti che, avendo Gesù guarito un paralitico, lo accusarono di aver compiuto il miracolo di sabato, giorno festivo. Finisce nel ridicolo il pregiudizio che nega l’evidenza. Un tempo lo usavano contro Gesù, poi contro i santi, come padre Pio.
Ho appena consegnato alla Rizzoli (e sarà in libreria il 14 novembre prossimo) il mio libro su questo grande santo e su alcune cose sconvolgenti che ha compiuto e – avendo consultato decine di volumi, compresi quelli della causa di beatificazione – ho fatto una indigestione di fango. E’ impressionante la varietà di accuse, insinuazioni e calunnie che per mezzo secolo gli sono state rovesciate addosso. Spesso da parte ecclesiastica. Le “virtù eroiche” che la Chiesa ha infine riconosciuto a padre Pio, dichiarandolo – per volontà di Giovanni Paolo II - “beato” nel 1999 e “santo” nel 2002, si riferiscono anche all’umiltà evangelica con cui ha sopportato in silenzio tanto fango: “beati sarete voi” avvertì Gesù stesso “quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia” (Mt 5, 11).
D’altra parte alla fine i crocifissi vincono sempre. E’ una storia vecchia. Una cosa (soprannaturale) è la Chiesa, altro sono gli uomini di Chiesa. Gli uomini di Chiesa bruciarono Giovanna d’Arco e la Chiesa l’ha fatta santa. Gli uomini di Chiesa hanno perseguitato Giuseppe da Copertino, Giuseppe Calasanzio e don Bosco; la Chiesa li ha fatti santi. Così con padre Pio. Padre Gerardo di Flumeri, vicepostulatore della causa, ha scritto: “A causa delle stigmate, padre Pio fu sospettato di essere un imbroglione, un mistificatore, un nevrotico, un ossesso. E questi sospetti provenivano non soltanto da miscredenti, dagli atei, ma addirittura da alcuni suoi confratelli, da qualche superiore e anche dalle autorità ecclesiastiche. Padre Pio subì condanne dal Sant’Uffizio e restrizioni alla sua libertà di apostolato”. Alla fine la verità ha trionfato. Ma, com’è noto, le antiche accuse messe in giro riemergono periodicamente dagli archivi. C’è per esempio quella, fra le più note e meschine, secondo cui il padre stesso si sarebbe procurato le stimmate con degli acidi. L’insinuazione nacque dal fatto che padre Pio – era cosa nota e ovvia – dopo la stimmatizzazione del 20 settembre 1918 usava la tintura di iodio e poi l’acido fenico sperando di tamponare il sangue che fluiva in quantità dalle ferite e per pulire le piaghe aperte.
Certi ecclesiastici in malafede ci costruirono sopra la loro accusa. Sono gli stessi che lo accusarono di profumarsi perché dalla sua persona crocifissa emanava a volte uno straordinario aroma di fiori. Anche questa insinuazione era infondata infatti questo fenomeno soprannaturale si verificava soprattutto quando il padre era lontano (faceva sentire il suo profumo ai suoi figli spirituali nei momenti di bisogno) e anche dopo la sua morte e lo attestano centinaia di testimonianze (l’ “osmogenesia” ha riguardato anche altri santi).
Ieri, sul Corriere della sera, Sergio Luzzatto ha pubblicato un biglietto con cui padre Pio chiedeva a una sua figlia spirituale di comprargli in farmacia “200-300 grammi di acido fenico puro per sterilizzare”. E un’altra sostanza analoga. Oltretutto perché in piena epidemia di spagnola in convento si usavano per sterilizzare le siringhe per fare le iniezioni ai frati ammalati (era proprio il giovane padre Pio a farle, come infermiere d’emergenza). E dov’è la notizia? La cosa in sé è del tutto risibile. La notizia però non sta nel fatto, quanto nell’insinuazione con cui in quell’estate 1919 fu fatta arrivare in Vaticano. Ed è quel sospetto che ieri ha fatto fare il titolo al “Corriere”: “Padre Pio, ecco il giallo delle stigmate”. Sottotitolo: “Nel 1919 fece acquistare dell’acido fenico, una sostanza adatta per procurarsi piaghe alle mani”.
Primo. In questo biglietto di Padre Pio non c’è davvero nessuna aura di segretezza cospirativa che possa alimentare i sospetti, ma al contrario un tono di serena normalità quotidiana (“Carissima Maria, Gesù ti conforti sempre e ti benedica! Vengo a chiederti un favore. Ho bisogno di aver da 200 a 300 grammi di acido fenico puro per sterilizzare. Ti prego di spedirmela la domenica e farmela mandare dalle sorelle Fiorentino. Perdona il disturbo”). Mandare un tale biglietto in giro è semmai prova di purità e di una coscienza solare. Secondo. A quella data (estate 1919) padre Pio portava già le stigmate da un anno e dunque sarebbe comico affermare che nell’estate 1919 egli si procurò dell’acido per prodursi delle ferite nel settembre 1918. Terzo: le ferite che portava non erano “macchie o impronte, ma vere piaghe perforanti le mani e i piedi” e quella del costato “un vero squarcio che dà continuamente sangue” (cose incompatibili con bruciature da acido). Quarto. Il padre portò le stimmate per 50 anni e non poté certo procurarsi – con la segretezza del cospiratore - per mezzo secolo dosi industriali e quotidiane di acido (oltretutto per interi periodi fu segregato e sempre controllatissimo).
Ma soprattutto su quelle stimmate ci sono i referti medici di fior di studiosi, dal professor Romanelli al professor Festa, che a quel tempo le analizzarono, ripetendo le visite a distanza di anni e arrivando sempre alla conclusione che non potevano essere state prodotte né dall’artificio umano, né da uno stato psicopatologico, ma avevano un’origine non naturale. Romanelli argomenta, come scrive Fernando da Riese, che non può essere stato l’acido a provocare le ferite perché esso “non permetterebbe ai tessuti causticati di dare sangue e sangue rutilante”, soprattutto di venerdì, come invece ha continuato ad accadere per decenni. Il dottor Festa ha confermato con altri studi. Inoltre l’acido avrebbe dato origine a ferite diverse da quelle dai contorni netti. Questi medici negarono anche l’origine nervosa perché mai nella letteratura scientifica si era verificata e perché se anche fosse “una volta prodotte (tali ferite) dovrebbero seguire il decorso di qualunque altra lesione, cioè guarire o suppurare”.
E invece per mezzo secolo le stimmate di padre Pio sono state un miracolo permanente: né rimarginavano, né suppuravano, dando sempre sangue fresco. Il professor Bignami, che essendo di idee positiviste neanche ammetteva l’ipotesi soprannaturale, finì per fornire la migliore conferma: fece isolare e sigillare per giorni le piaghe con la certezza che sarebbero infine guarite o migliorate e invece si verificò l’esatto contrario. Le stimmate, che padre Pio peraltro portò con immenso imbarazzo (sentendosene indegno), sparirono solo quando il santo lo chiese come grazia al Cielo e cioè alla vigilia della sua morte nel 1968: si chiusero improvvisamente (come erano venute) e senza lasciare traccia. Con quelle sofferenze padre Pio “pagò” milioni, letteralmente milioni, di grazie ottenute per chiunque soffrisse (si studino i dossier medici) e milioni di conversioni: comunisti, massoni, protestanti, agnostici (perfino qualche ecclesiastico) che trovavano la fede dopo essere andati a San Giovanni Rotondo magari con ostilità o pregiudizio. Si convertivano non perché padre Pio facesse discorsi o teorie colte. No. Solo per la sua santità, cioè per la potenza di Dio. Perché lui si prendeva letteralmente su di sé le loro sofferenze, senza averli mai visti il padre mostrava di conoscere il loro passato, leggeva nella loro anima, otteneva la guarigione di malati inguaribili, si manifestava a distanza col suo profumo e la bilocazione, prediceva eventi che sarebbero accaduti e compiva altre opere sconvolgenti. Il mistero di padre Pio è ancora da capire.
Ciao, e non scherzate troppo con i santi!
"Una cosa (soprannaturale) è la Chiesa, altro sono gli uomini di Chiesa."
RispondiEliminasoprannaturale? come gli UFO?
insomma, se fanno del male, si chiamano uomini di Chiesa, se fanno del bene si chiamano Chiesa. Troppo facile!
dunque... gli uomini nazisti fecero i lager, il nazismo no.
Non ho capito il paragone dell'ultimo commento...
RispondiEliminaComunque ho letto TUTTO l'articolo di Messori e lo allego qui di seguito.
Corriere della Sera, 26 ottobre 2007
Ipotesi su Padre Pio, la fede oltre la storia
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di Vittorio Messori
Il Padre Pio di Sergio Luzzatto è un libro importante e serio. Per questo, non gli rendono giustizia certe anticipazioni giornalistiche che - dalle oltre 400, fitte pagine – estrapolano “rivelazioni“ e “gialli“, come le richieste da parte del frate di acido fenico e di veratrina, quasi fossero le sostanze con cui procurarsi stigmate truffaldine. A questi sospetti –provenienti soprattutto da ambienti clericali– hanno già dato risposta da decenni non solo gli agiografi del frate, non solo perizie e controperizie di illustri clinici, ma anche le inchieste implacabili delle commissioni vaticane che hanno portato alla beatificazione del 1999 e alla canonizzazione del 2002. Libro serio, dicevo, che non merita presunti scoop da rotocalco; libro nato da anni di lavoro, da ricerche a tutto campo, non solo negli archivi (da cui sono emersi molti documenti inediti) ma anche nel fall out mediatico e magari spettacolare del “fenomeno padre Pio“. Una serietà di indagine –unita a un gusto gradevole per la divulgazione che non disdegna l’aneddoto e la curiosità- di cui sarebbe sleale sospettare, basandosi solo su sviste sorprendenti: ad esempio, la veggente di Lourdes, Bernadette, indicata sempre e solo come Soupirous e non Soubirous, come sanno non gli specialisti ma tutti i milioni di pellegrini alla grotta dei Pirenei.
Ci voleva, dunque, un ancor giovane ma già temprato studioso di tradizione ebraica per riempire una lacuna di informazione sul francescano che Luzzatto stesso (pur parlando di boutade, ma non troppo) definisce “ l’italiano più importante del secolo scorso“. In ogni caso come risulta da ogni indagine, il più pregato, accanto a Giovanni XXIII, oggetto anch’egli di un vastissimo culto popolare . E’ uno dei paradossi o, se si vuole, dei molti enigmi di questa storia: sono accomunati nella devozione della gente –e nella quasi contemporanea elevazione agli altari- il “papa buono“ e “lo stigmatizzato del Gargano“, i cui rapporti furono o nulli o, addirittura, di “persecuzione“ da parte di un pontefice dal polso ferreo sotto l’aspetto bonario. Luzzatto non ha torto nel rivendicare di avere colmato un vuoto: da una parte una vastissima , ripetitiva, spesso acritica produzione editoriale di devoti; dall’altra, gli scherni e le sbrigative liquidazioni di un anticlericalismo come quello dei pamphlet che vanno oggi per librerie. E dai quali Luzzatto prende subito le distanze, indicando esplicitamente, come esempio da evitare, le invettive goliardiche di un ex-seminarista enragé come Piergiorgio Odifreddi
Un vuoto riempito, dunque . Ma come? Certamente non solo con un lavoro lungo e tenace, ma con una pietas e un rispetto lodevoli. Ci sarà tempo e luogo per confrontarsi, e magari dissentire, sulla documentazione, di prima mano ma utilizzata secondo un taglio “politico“ (che si annuncia sin dal sottotitolo) che fa l’interesse del libro per i laici ma che è estraneo alla prospettiva del santo e della folla dei suoi devoti . Una incomprensione di un certo modo di sentire e di vivere la fede cattolica che, peraltro, non è certo rimproverabile a uno storico della formazione di Luzzatto. Sembra poco presente qui, la consapevolezza della “ambiguità“ necessaria nelle cose cristiane dove, per preservare la libertà di accettare o di rifiutare, sempre vige la dialettica rilevata da Pascal: " Abbastanza luce per credere, abbastanza buio per dubitare". Alter Christus secondo i devoti, Padre Pio condivide la sorte di Gesù stesso, considerato dalla Nomenklatura del tempo un impostore, un falso Messia, oltre che "un ghiottone e un bevitore" .
In ogni caso, Luzzatto si è accorto e, lo scrive, che " padre Pio è ormai ovunque", che non possiamo più prescindere dalla presenza enigmatica di un frate che pur non si mosse, per mezzo secolo, da un disadorno convento nel Sud più profondo. E’ ovunque: nelle gigantografie dei Tir sulle autostrade e nelle cornicette d’argento sui tavoli dei Vip, nel borsellino della massaia e nel portafoglio del professore. C’è, qui, il mistero di una presenza carismatica che stringe da vicino una infinità di vite. La mia stessa, alla pari di innumerevoli altre, magari con piccoli prodigi dove brilla l’attenzione e la misericordia per le cose quotidiane. Se è lecito, dunque, (e per capire), un aneddoto personale : una spastica grave che non ho mai visto di persona ma con la quale intrattengo da decenni un rapporto epistolare, molto imparando dal suo sensus fidei. La sua desolazione, anni fa, per il ritardo nel ricevere posta, a causa di miei viaggi e di superlavoro, il suo rivolgersi a padre Pio, di cui è ovviamente devota, e l’immediato, forte profumo di fragola che è per lei il segno di essere stata ascoltata. Il mattino dopo, ecco la lettera. Ma, dall’annullo sul francobollo, risultava spedita il giorno stesso, soltanto un’ora prima: e tra le nostre case corrono più di 300 chilometri. L’esclusione, da parte del direttore dell’ufficio, che fosse possibile un’errore nel timbro, errore impensabile ma che, comunque, avrebbe portato a un ritardo, non a un anticipo della data. Poco tempo dopo, una mia visita a un convento lombardo di cappuccini, l’incontro con un vecchio frate che fu a lungo segretario del Santo, sul Gargano. Al racconto dell’episodio, nessuna sorpresa ma un gesto di condiscendenza: " Roba normale, niente da stupirsi. Quando aveva una lettera che gli stava a cuore, mi diceva di metterla nella buca in piazza : ma al recapito provvedevano gli angeli custodi. Un’ora dopo, puntualmente, arrivava".
Che fare, con un tipo così? Studiarne la storia, certo, ma consapevoli che c’è, qui, una meta-storia che, per dirla col Vangelo "è rivelata ai piccoli e ai semplici ed è nascosta ai sapienti del mondo".
© Corriere
CIAO A TUTTI!
Insomma, quì all'anonimo(che non sono io) nessun ateo è capace di rispondere!
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