28 gennaio 2009
Estorsione fiscale
Una volta ogni tanto, gente, mi permetto di proporvi un post da commercialista: in questo caso la faccenda è interessante, e quindi vi prego di seguirmi con una certa attenzione.
Supponiamo che un contribuente qualsiasi abbia regolarmente presentato la dichiarazione dei redditi per un determinato periodo d'imposta.
Supponiamo che dopo un paio d'anni l'amministrazione finanziaria gli mandi un bell'avviso, nel quale c'è scritto che dall'esame di quella dichiarazione risultano delle irregolarità, in ragione delle quali si chiede al destinatario di versare imposte, sanzioni e interessi per un importo complessivo piuttosto modesto, diciamo 100 euro.
Supponiamo che a questo punto il malcapitato si rechi dal commercialista che ha inviato quella dichiarazione dei redditi, e che il commercialista controlli l'avviso rilevando che esso è sbagliato, e che le somme richieste non sono dovute.
Supponiamo però che il suddetto commercialista, per ottenere l'annullamento di quell'avviso mediante un'autotutela o un ricorso, debba impiegare risorse umane, tempo e lavoro, e che pertanto richieda legittimamente, a fronte di detta prestazione, il pagamento di una parcella, che a titolo esemplificativo possiamo immaginare pari a 150 euro.
Supponiamo a questo punto di vivere in un paese nel quale non accade mai, fatta eccezione per circostanze straordinarie, che la parcella del professionista incaricato di svolgere quell'attività venga liquidata, come sarebbe giusto, dall'amministrazione finanziaria che ha la responsabilità di aver inviato un avviso di liquidazione sbagliato.
Supponiamo quindi di trovarci nella paradossale situazione in cui il commercialista, allo scopo di non dover lavorare gratis, sia costretto a chiedere il pagamento di quella parcella al contribuente che l'ha incaricato di rettificare l'errore dell'amministrazione finanziaria.
Una simile situazione, ne converrete, può ragionevolmente condurre a tre possibili esiti: o il commercialista, in virtù del rapporto col proprio cliente, si rassegna a lavorare senza percepire alcun compenso, o è costretto a consigliare al suo cliente di pagare l'avviso di liquidazione errato, giacché l'attività necessaria per annullarlo sarebbe per lui più onerosa dell'avviso stesso, oppure si limita ad invitare il proprio cliente a sbrigarsela da solo, recandosi presso gli uffici dell'amministrazione e cercando di risolvere la questione in modo artigianale, e quindi senza alcuna certezza sulla riuscita della faccenda.
Ecco, amici miei, era tanto che volevo scrivervelo, e stamattina colgo l'occasione di essermi appena imbattuto in un caso simile per farlo: queste situazioni, nel nostro paese, sono all'ordine del giorno; i responsabili degli atti di liquidazione errati, specie se essi sono di piccolo importo, non vengono mai chiamati a rispondere dei loro errori. Con la prevedibile conseguenza che molti contribuenti si trovano costretti a versare somme non dovute, o alternativamente a pagare un commercialista, e quindi a dover subire comunque un esborso, pur senza essere responsabili di alcuna irregolarità.
Niente male per uno stato in cui dovrebbe vigere la legalità, o sbaglio?
Purtroppo il post parte da una premessa di base sbagliata.
RispondiEliminaIn Italia non vige la legalità.
E' un dato di fatto, che peggiora di giorno in giorno.
Dai politici ladri e mafiosi all'italiano medio che se non ruba è solo perchè non ne ha l'occasione.
Ricordo un post di Grillo su una oasi del WWF dove i cartelli pregavano i visitatori di non rubare le tartarughe....
carissimo, è lo stesso principio per il quale si son fatte nei decenni precedenti le cossiddette sanatorie per errori formali (si badi bene, non condoni)quando p.e. su una bolla di trasporto potevano contestare che la data non er ascritta bene dentro l'apposito rettangolo o calligrafia non era chiara ecc. ecc.
RispondiEliminaè una prassi, questa estorsiva che fa il paio con il concetto di venir a chiedere al contribuente l'anticipo delle imposte sul reddito futuro pari a circa il 100% delle imposte sul reddito dell'anno precedente.
imposte su redditi futuri, non ancora conseguiti, del tutto incerti.
non è estorsione questa?
l'intera costruzione del sistema fiscale, della normativa che lo informa (specchio di quella civilistica e penale) è basata sulla pletora, sull'ammuina che porta l'onesto ad essere pur sempre ricattabile ed il disonesto
(se amico dell'amico) a trovar sempre la via di fuga.
a santo domingo puoi fare la dichiarazione dei redditi online.
in italia devi ancora appiccicare le marche da bollo sulle fatture.
dulcis in fundo:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2008/11/tasse-prelievo-effettivo-imprese.shtml?uuid=16b5a608-b01e-11dd-8057-9c09c8bfa449&DocRulesView=Libero
Prima pemessa: il sistema fiscale italiano è così complesso PROPRIO PERCHE' gli italiani sono, chi più chi meno, tutti un po' ladri. Da noi non funzionerebbe il bellissimo sistema svizzero per cui a gennaio ti arriva un modulo semplice semplice da compilare dicendoti già quanto devi pagare, perchè nessuno dichiara il falso in fatto di reddito percepito, dipendente o libero professionista che sia, e a febbraio hanno già tutti quanti pagato, senza ritardi di nessun genere.
RispondiEliminaSeconda premessa: le scuole in Italia non preparano assolutamente alla contabilità, al gestire le proprie risorse finanziarie, ecc. Ecco perchè anche un dipendente pubblico o uno che ha solo la casa di proprietà va dal commercialista e non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello di provare a tenersi la contabilità da solo.
Terza premessa: gli impiegati delle Agenzie delle Entrate sono come quelli di tutta la P.A. italiana: una marea di sfaccendati che non si aggiornano mai e passano di categoria non per merito ma per anzianità, nel cui mezzo nuotano faticosamente pochi impiegati eccezionali che sanno veramente dare una mano all'utente, sono preparati, cortesi, intelligenti, ma da cercare col lanternino.
Fatte tutte queste premesse, ecco la mia esperienza: da piccola libera professionista ho deciso che se mi pagavo il commercialista tutto quel che mi entrava coi primi incarichi finiva nelle sue tasche, così ho deciso di gestirmi da me tutto quanto. Ho scoperto, con fatica perchè non è che te lo spiegano a chiare lettere, che esiste un tutor per i primi tre anni di attività, anni in cui non è obbligatorio tenere la contabilità ma il tutor nel frattempo ti spiega come fare, così alla fine del triennio puoi continuare con le tue gambe.
Beh, anche se devo sempre andare a leggere normative e quant'altro, ce la sto facendo.
Certo, bisogna essere fortunati e trovare il tutor giusto.
Bisogna armarsi di buona pazienza per le code interminabili.
Però lo si può fare, provateci. E vi risparmiate tanti mal di pancia come quello di questo post.
"Il sistema fiscale italiano è così complesso PROPRIO PERCHE' gli italiani sono, chi più chi meno, tutti un po' ladri."
RispondiEliminaIl problema è che in questi casi i ladri se la cavano, quelli che pagano fino all'ultimo cent, se non più del dovuto, si beccano pure queste.
Io ci ho messo tre anni a far capire all'agenzia dell'entrate che continuava a tampinarmi che non solo non gli dovevo 200 euro (200 euro!), ma LORO me ne dovevano più di 500!!!
E quelli mica si son mai premurati di segnalarmeli eh! E' che purtroppo intentare una controcausa per rottura di cazzi allo stato, anche sapendo di vincerla al 90%, quanti soldi e tempo costa? Per non pagare 100 euro vai a spenderne 10.000 che ti verranno restituiti tra dieci anni?
E parliamoci chiaro: in questa situazione avvocati e commercialisti sguazzano. Che se pure è il tuo commercialista a sbagliarti la dichiarazione, sono cazzi tuoi.
E qui ci starebbe bene una bestemmia.
Forse nella parcella che un commercialista si fa pagare per presentare una dichiarazione andrebbe idealmente ricompresa anche una minima attività collegata, benchè successiva.
RispondiEliminaCioè non è che il medico mi faccia pagare un supplemento, se dopo che mi ha fatto una prescrizione gli ritelefono per chiedergli un chiarimento sulla posologia.
Nello stesso tempo è da dimostrare che l'istanza presentata dal privato sia tanto meno garantita di quella scritta dal commercialista, purchè lui sia in grado di spiegare il suo punto di vista a grandi linee (e direi che dopo aver scritto a pagamento la dichiarazione il commercialista il proprio punto di vista sulla posizione dell'Agenzia debba proprio darlo).
Certo a volte sbagliano quelli dell'Agenzia. Altrettante volte sbagliano i commercialisti. Da entrambe le parti si sa che le cose stanno così, ma da entrambe le parti qualcuno fa a scarica barile.
Non sarà raro, intanto, trovare un cliente/contribuente più ansioso di dare la colpa a qualcuno, che di trovare una soluzione.
Mi stupisce che tu scriva un post così fazioso.
Tu scrivi:
RispondiEliminaForse nella parcella che un commercialista si fa pagare per presentare una dichiarazione andrebbe idealmente ricompresa anche una minima attività collegata, benchè successiva.
Minima? E chi ha detto che quell'attività è minima? Cosa intendi tu per "minimo"? Perdere una giornata intera presso un ufficio pubblico non è affatto minimo, almeno per come lo intendo io.
Cioè non è che il medico mi faccia pagare un supplemento, se dopo che mi ha fatto una prescrizione gli ritelefono per chiedergli un chiarimento sulla posologia.
Il paragone non sta in piedi: mettere insieme un'autotutela, o peggio un ricorso, è ben diverso da dare chiarimenti sulla posologia di un farmaco.
Nello stesso tempo è da dimostrare che l'istanza presentata dal privato sia tanto meno garantita di quella scritta dal commercialista, purchè lui sia in grado di spiegare il suo punto di vista a grandi linee (e direi che dopo aver scritto a pagamento la dichiarazione il commercialista il proprio punto di vista sulla posizione dell'Agenzia debba proprio darlo).
L'Agenzia sbaglia, spesso e volentieri: non è questione di punti di vista, ma semplicemente di saper fare il proprio lavoro in modo responsabile. Chiedere somme che non spettano non è questione di punti di vista, ma di professionalità con cui si lavora.
Certo a volte sbagliano quelli dell'Agenzia. Altrettante volte sbagliano i commercialisti. Da entrambe le parti si sa che le cose stanno così, ma da entrambe le parti qualcuno fa a scarica barile.
Non direi. Io quando sbaglio pago, e profumatamente. L'Agenzia no, e tantomeno chi lavora per essa. Non facciamo, per favore, paragoni grotteschi.
Non sarà raro, intanto, trovare un cliente/contribuente più ansioso di dare la colpa a qualcuno, che di trovare una soluzione.
Mi stupisce che tu scriva un post così fazioso.
Fazioso io? Tu, piuttosto, oppure non conosci l'argomento. Mah...
e soprattutto, brunetta quando serve non c'è mai, tutto interessato alla quantità e non anche alla qualità del servizio. preferirei di gran lunga un dipendente pubblico che fa 3 giorni di malattia al mese e non questi errori piuttosto che il contrario.
RispondiEliminaNon so perchè, ma mi sembra che questo post non sia in difesa dei contribuenti ma dei commercialisti, che però posso dire, per esperienza diretta, che sono per la maggior parte tutt'altro che santi o buoni samaritani e commettono molti errori. Come tutti in ogni settore per carità, ma almeno poi si dovrebbero evitare certe scene. Finchè ho lavorato nel settore ho visto più arroganza dai commercialisti che malafede dall'Agenzia, anzi. All'Agenzia delle Entrate ho trovato molta disponibilità. Fanno sbagli anche loro, anche a me è capitato di pagare per errori... ma ah già, nel mio caso era stato il commercialista a sbagliare.
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