Dopo due anni di lavoro finire sul Corriere della Sera è una gran bella soddisfazione, perfino se non citano il tuo nome.
Nell'invitarvi a cliccare sull'immagine per ingrandirla e leggere, l'occasione mi è gradita per ripetere -con un certo orgoglio, del quale spero vorrete scusarmi- che la politica non consiste in quello che si dice, ma in quello che si fa.
Per saperne di più, prendetevi la briga di
cliccare qua.
Saluti.
Non voglio discutere nel merito dell'articolo, ma io non mi compiacerei più di tanto di essere finito sul giornale del "nemico" (sempre che l'articolista lo consideri tale). Quando certi giornali ti fanno la corte, gatta ci cova,c'è sempre un secondo fine, perciò adagio ad esserne compiaciuti e vantarsere con falsa modestia.
RispondiEliminaCaro BibìeBiBò, i numeri restano numeri indipendentemente dal giornale che li riporta, neanche a me il corsera fa impazzire, tuttavia...
RispondiEliminaCaro Bibì e Bibò, mi scuserai se nella mia risposta sarò un po' più tranchant di Bleek: ma l'occasione è irripetibile, giacché il tuo intervento, guarda caso, è proprio l'esemplificazione di quanto andavo dicendo nel mio post.
RispondiEliminaTanto per cominciare, la tua osservazione secondo la quale mi vanterei con "falsa modestia", che è manifestamente infondata (dove sarebbe, spiegami, 'sta falsa modestia?), oltre che palesemente riconducibile al tristemente noto vizio culturale di criticare gli altri declinando una specie di saputello ma inconsistente dispettuccio dialettico; poi un altro cavallo di battaglia, quello di giudicare le idee e le notizie a seconda di quanto vi sia simpatico chi le esprime (posto che quelli del Corriere, com'è noto a chi legge questo blog, non piacciono granché neanche a me); infine la sintesi, che è contenuta nell'incipit del tuo intervento: "Non voglio discutere nel merito": un classico, ne converrai, che riassume in sé tutto quello che c'è da riassumere.
E' questo, a mio modo di vedere, l'atteggiamento che ha consegnato al nostro paese il premier che si ritrova: supponenza, snobismo, nessuna volontà di discutere nel merito le questioni.
Io, da parte mia, ripeto: qua si tratta di fare.
C'è chi fa, e c'è chi commenta quelli che fanno mettendo in pratica mille eccezioni, precisazioni, distinzioni, antipatie. Ma non alza un dito.
La differenza è tutta qua.
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RispondiEliminaLa colpa è mia, che rispondo pure.
RispondiEliminaRiposati, va'.