25 marzo 2009

Poco, pochissimo, anzi niente

Conta poco, che Rita Bernardini e Sergio D'Elia non siano andati a trovare in prigione Racz ma altri rumeni, quelli di Guidonia, per verificare se avessero subito maltrattamenti, attirandosi le minacce squadriste di una manica di vigliacchi e la patetica ironia di un comico del quale (non a caso) mi sfugge il nome.
Conta poco che quei rumeni fossero magari colpevoli, mentre quest'altro si è dimostrato innocente.
Conta poco perfino che nel caso di specie sia intervenuta la benedizione di Bruno Vespa, a somministrare un'assoluzione mediatica che puzza di ipocrisia anche a volerla annusare dalla televisione.
Conta poco, pochissimo, nonostante il fatto che se fosse stato Racz, ad essere visitato in carcere, adesso avrei potuto scrivere un bel post, liscio come l'olio, con un titolo facile facile del tipo "E adesso, come la mettiamo?".
Conta poco, anzi non conta niente, perché il punto è un altro.
Il punto è che non dovrebbe esserci bisogno di un innocente condannato ingiustamente, per convincersi che i linciaggi sono odiosi almeno quanto gli stupri, che le galere non sono state concepite per servire da lugubre scenario a pestaggi sommari, che mostrare in televisione la faccia di un tizio ficcato in manette dentro a un cellulare è roba da rivoltare lo stomaco come un calzino.
Per comprendere tutto questo, in uno stato di diritto, dovrebbero bastare i colpevoli.

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