Premetto che la qualifica di animale attribuitami dal presule mi lascia alquanto indifferente; per ragioni di ordine prettamente logico, tuttavia, mi corre l'obbligo di proporvi un quesito: non è quantomeno singolare che si definiscano bestie proprio quelli che non vogliono prestarsi a fare le pecore?
dico la mia:
RispondiEliminaI padroni sfruttano le pecore per ricavarne la lana ed altri derivati, per uccidere e mangiare i loro figli, e poi per uccidoere loro stesse.
Le 'fiere' sono scomode, perché invece vivono da sole e sono libere.
In quest'ottica sono contentissimo di essere una fiera e di essere visto con un certo astio da loro
Parlando in termini non allegorici direi che questa gente mi fa un po' paura....
Brrr
RispondiEliminasi...decisamente brr..
RispondiEliminaSimpatico questo alto prelato,e inventivo.Un'affermazione del genere non l'avevo ancora sentita.Forse intendeva dire che agli atei mancano quelle caratteristiche tipo intolleranza,fanatismo,superstizione ecc. che rendono la nostra specie così peculiare.Forse.
RispondiEliminaNon riconoscete i segni dell'alzheimer? Poveretto...
RispondiEliminabe, tutti gli atei che conosco pensano che i credenti siano o pigri o stupidi o vigliacchi o sfortunati, o una qualsiasi combinazione delle quattro(condivido). Quindi c'era un po` d'aspettarsela sta pensata del vescovo, nessuna delle due fazioni pensa bene dell'altra, come potrebbe? Non sono d'accordo soltanto con il considerare "diminishing"(per gli atei),come fa il prelato, l'essenziale differenza tra
RispondiElimina1) chi decide di mollare tutto cio` a cui si affida nella vita di tutti i giorni(pochi ormai si fanno curare dagli stregoni mi pare) e aggrapparsi alla fede per quel che riguarda le cose piu` importanti in assoluto e
2) chi decide di fare le cose sul serio sempre
@ayr
RispondiEliminaSono ateo.
Ma ogni individuo che frequento con una certa regolarita' ha fede in una qualche divinita'.
Ciononostante non penso nessuno di loro sia pigro,stupido,vigliacco o sfortunato.
Non credo d'essere l'unico ad avere un simile atteggiamento.
Ammetto pero' che alcuni atei sono particolarmente aggressivi nei confronti dei credenti,ma questo non basta ad identificarli come esponenti dell'ateismo al contrario del prelato che ha pronunciato simili parole.
Per fare un esempio.
In Germania ci sono gruppi neonazisti.La loro opinione pero' non fa si che la Germania possa essere considerata nazista.
Se certe opinioni fossero espresse da un Ministro o un parlamentare,le cose sarebbero differenti.
Che gli frega agli atei delle parole di un fesso qualsiasi, anche se vestito da prete?
RispondiEliminaResta sempre un fesso qualsiasi!
Bisogna smetterla di dare troppa importanza alle cazzate che dicono questi signori, e preoccuparsi di più di quello che fanno.
Perché i danni che fanno rimangono e li paghiamo tutti...
@ engine
RispondiEliminaciao, la categoria "tutti gli atei che conosco" non voleva essere rappresentativa del 100% degli atei, non puo`, come hai appena facilmente mostrato.
Resta il fatto che, ad essere un minimo conseguenti, ognuno per l'altro fa scelte di vita(se e` profondamente credente o ateo) basandosi su visioni del mondo concettualmente lontanissime.
Ci si puo` ancora rispettare certo, ma tendo a pensare che un credente(diciamo cattolico per restare in italia), ad essere davvero conseguente, possa arrivare a fregarsene delle mie liberta` imponendomi le sue scelte morali.
Una societa` che massimizzi la liberta` di tutti con poche condizioni al contorno non e` mai stata tra le aspirazioni(dire "il fine ultimo" sarebbe piu` preciso) del cristianesimo e dei cristiani.
Data quest'ultima constatazione, che spero mi concederai sia un dato di fatto, potrai forse perdonare un mio malcelato astio verso i credenti.
Potrei aggiungere altre categorie/motivazioni/congiunture, meno offensive, che secondo me descrivono i credenti ma poco importera` a chi legge i commenti di questo blog. Lasciami solo sostituire -accidia- a pigrizia: mi e` sempre sembrato che le persone che si sono a lungo poste il problema dell'esistenza del divino siano sempre infine arrivate ad un bivio in cui si deve scegliere tra
* la comodita` di una religione, di una morale, di una serie di regole gia` apparecchiate per l'uso, col bonus di una vita ultraterrena ed il consolante pensiero di una giustizia divina
* la sensazione di terra che ti frana sotto ai piedi di un'esistenza che devi gestirti da solo, di una vita per parte affidata al caso etc...
[non mi dire che sto semplificando, lo so, ci sono dei + e dei - da ambo le parti, e` il bilancio complessivo che mi sembra descriva la posizione del credente come quella piu` comoda]
Non e` difficile capire che pochi sceglieranno la seconda opzione, magari per una disfunzione che da` troppo spazio al lato razionale della conoscenza e ne tiene poco in conto le conseguenze.
Se e` questa "disfunzione" a cui il vescovo di cui sopra si riferisce(temo di no), quella che rende gli atei meno umani, non credo ci sia nulla di cui vergognarsi, anzi :-).
Più che altro in risposta all'ultimo anonimo: a me quello che preoccupa è la grossa differenza di visibilità mediatica... credo sia normale che tra credenti/atei (scusate la generalizzazione) ci sia rispetto, pur partendo da diversi punti di vista. Ma quante persone "del gregge" si faranno poi influenzare da personaggi come "sto fesso qualsiasi vestito da prete" che stanno tutti i giorni davanti in tv, sui giornali, ecc.?
RispondiEliminaE poi si dice che la religione unisce e l'ateismo divide... ma quando mai???