23 maggio 2009

Confusione in pillole: il Senatore Lucio D'Ubaldo mi risponde

Circa tre mesi fa, qualcuno lo ricorderà, scrissi un post intitolato "Confusione in pillole", nel quale segnalavo che l'Onorevole Lucio D'Ubaldo, Senatore del PD e Presidente dell'Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio, in risposta alla denuncia di un gruppo di ragazze che lamentavano la difficoltà di ottenere la prescrizione della pillola del giorno dopo negli ospedali romani, aveva pensato bene di diramare un comunicato nel quale giustificava l'operato dei medici facendo erroneamente riferimento alla pillola RU486. Ebbene, il senatore D'Ubaldo, stanotte, ha lasciato un commento di risposta a quel post. Mentre ringrazio l'Onorevole di tanta attenzione, mi corre l'obbligo di mettervi a parte delle sue considerazioni, prendendomi la libertà di commentarle.
Ecco, il tizio... sarei io. Ringrazio comunque per aver voluto indicare, immediatamente dopo, le mie generalità. Mi chiamo Lucio D'Ubaldo, sono stato eletto lo scorso anno al Senato e ricopro da qualche tempo la carica di Presidente dell'Agenzia di sanità pubblica (Asp) del Lazio.
Sin qui c'eravamo. E' bene precisare, a scanso di equivoci sulla mia buona educazione, che la parola "tizio" fa parte di quello che potrebbe definirsi "gergo da blogger": avessi scritto sulla vicenda un comunicato stampa per il mio partito (cosa che allora non feci per mancanza di tempo, ma che forse sarebbe stata necessaria), avrei certamente utilizzato una parola diversa; quanto alle generalità, converrete con me che sarebbe stato autolesionista, da parte mia, lasciarmi sfuggire la ghiotta occasione di dare un nome e un cognome all'autore di una svista così macroscopica.
Confusione in pillole? Il mio comunicato può essere anche sbrigativo, poiché semplificando mette insieme la cosiddetta "pillola del giorno dopo" e la pillola Ru-486.
Come dice? "Può essere anche sbrigativo"? "Semplificando"? Per essere sincero, il comunicato non era eventualmente "sbrigativo", come ella lascia intendere, ma sicuramente inesatto; e quella che lei qualifica con disinvoltura come una "semplificazione" altro non è che un errore bello e buono. Il tono di minimizzazione che colgo nella frase, le dirò, mi sconcerta alquanto, giacché la sua dichiarazione confondeva tra loro due farmaci completamente diversi: uno (la pillola Ru486) è appena uscito dalla fase di sperimentazione ed è utilizzabile per l'interruzione di gravidanza soltanto negli ospedali, mentre l'altro (la pillola del giorno dopo) è un contraccettivo acquistabile in farmacia, per il quale è necessaria la prescrizione medica ormai soltanto in Italia, mentre in quasi tutti gli altri paesi europei e negli Stati Uniti viene addirittura venduto come farmaco da banco. Da una persona che riveste il suo incarico pretenderei (anzi, pretendo) ben altra precisione e competenza, come cittadino e come contribuente prima ancora che come scalcinato commentatore politico.
Va bene, è giusto distinguere.
E meno male, Onorevole, ci mancherebbe altro! Aggiungerei, piuttosto, che sarebbe stato giusto distinguere sin dall'inizio, senza aspettare di essere presi in castagna da un blogger qualsiasi. Ma insomma, sorvoliamo.
Resta il problema che qualcuno - spero di non offendere la sensibilità di chi la pensa diversamente- sostiene che entrambe le pillole hanno una funzione abortiva.
Stia pure tranquillo, Senatore; dalle nostre parti ci offendiamo assai di rado, e sinceramente non mi pare questo il caso in cui vi siano i presupposti per farlo: sta di fatto, però, che il "qualcuno" che sostiene la funzione abortiva del levonorgestrel non è la legge, la quale invece ne stabilisce l'efficacia anticoncezionale, proprio per questo consentendo che essa venga usata fuori dagli ospedali e dal quadro normativo della Legge 194; non credo di essere irriverente se le ricordo che un amministratore pubblico nell'esercizio delle sue funzioni dovrebbe attenersi con maggiore diligenza a quanto prescritto dal secondo "qualcuno" (cioè, ripeto, la legge) e confinare le suggestioni del primo "qualcuno" (che legge non rappresenta, o che la rappresenta in altri Stati, giacché spesso coincide con le gerarchie vaticane e con i loro sodali), ove lo ritenga, alla propria sfera personale, per esempio evitando di utilizzare quel farmaco allorché gli si presenti l'opportunità di farlo, e non contribuendo ad obbligare altri alla medesima scelta.
Lasciando aperto il dibattito,
Il dibattito, per quanto mi riguarda, può anche restare aperto: ma nelle sedi in cui ciò può avvenire senza nocumento per i diritti dei cittadini; tra quelle sedi, mi permetta di ripeterlo, rientrano il Parlamento, i circoli culturali, i giornali, i salotti televisivi, persino i bar, ma non l'attività della pubblica amministrazione, della quale ella, nel caso di specie, è responsabile.
mi preme solo affermare che le autorità sanitarie hanno sicuramente il dovere di richiamare l'attenzione sui rischi di banalizzazione nella richiesta e nell'uso di determinati farmaci.
Eccoci al punto. Sono d'accordo con lei, Senatore D'Ubaldo: le autorità sanitarie hanno senz'altro il compito di evitare che l'uso di determinati farmaci (di tutti i tipi, evidentemente, e non solo di quelli legati alla contraccezione e alla riproduzione) venga "banalizzato"; non mi pare che questo compito, tuttavia, venga declinato al meglio consentendo che il personale medico si rifiuti impunemente di prescrivere quei farmaci invocando obiezione di coscienza, e costringendo così le donne a vere e proprie vie crucis notturne per ottenere quello che è a tutti gli effetti un loro diritto; né, scusi se sono costretto a ribadirlo, credo che quel dovere possa essere adempiuto operando grossolane semplificazioni e confondendo quei farmaci con altri di diversa natura, composizione ed efficacia; né, infine, ritengo che quell'esigenza venga soddisfatta contribuendo (sia pure involontariamente, come non dubito sia avvento nel suo caso) alla strategia posta in essere in questi anni dal fronte integralista, che punta a fare di tutta l'erba un fascio e a confondere le idee delle persone allo scopo di sottrarre loro consapevolezza, e quindi libertà. Dal Presidente dell'Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio, onestamente, tenderei ad aspettarmi un tantino di più.
Con amicizia, Lucio D'Ubaldo.
Con sincerità, Alessandro Capriccioli (Metilparaben).

9 commenti:

  1. Non è vero che in tutti gli altri paesi europei viene venduta in farmacia senza ricetta la pillola del giorno dopo.

    In Germania p.e. è neccessario andare dal proprio ginecologo, per farsi visitare ed avere la ricetta.

    :)

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  2. Sì, ma in Germania ottenere la prescrizione è una semplice formalità, in Italia può diventare un calvario...

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  3. e che vuoi commentare....
    generare confusione volutamente è l'unica arma nelle mani di chi fa politica con disonestà intellettuale.
    Allora, credo sia il momento di rilanciare:
    1. abolizione della ricetta per la pillola anticoncezionale classica e per quella di emergenza
    2. gratuità di entrambi i farmaci
    (l'anticoncezionale ormai costa € 13,80, il levongestrel altrettanto)

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  4. Questa cosa del non "banalizzare" è da stato etico

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  5. @Lune Sclabirinto: hai ragione, e grazie per la precisazione. Ho aggiunto un "quasi".

    @F1989: in effetti, lo diventa "quasi" sempre.

    @armida: rilanciamo!

    @Marco Cappato: sei sempre il solito senzadio...

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  6. Qui l'unica vera banalizzazione è quella della legge. Il diritto diventa optional di fronte alle "sensibilità" di quattro fanatici urlanti..
    Che schifo!

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  7. Eh, caro Grendel... Il diritto è un optional da un bel pezzo, in questo paese. Quello che mi sconcerta è che gli urlanti, se non proprio quattro, sono in numero decisamente inferiore agli altri. Solo che urlano, e urlano forte...

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  8. Forse questa è la goccia che fa traboccare il vaso.Ieri sera mia figlia mi riportava le parole di Fioroni a proposito dell'aborto della bambina brasiliana e del medico scomunicato per questo.Mi erano sfuggite queste dichiarazioni che,in sostanza,dicevano:-Non si può rispondere alla violenza dello stupro con la violenza dell'aborto.
    Il suo commento:-Questa gente è nel PD.Da me non avranno più il voto.
    Che dire ? Dopo 30 anni abbandonerò il PCI (quello che ne resta,ormai)e voterò PR.Sulle questioni che mi stanno a cuore,quelle che si riassumono sotto la voce "eticamente sensibili",il PD è ostaggio della sua componente cattolica.
    Vedo che voi gestori del blog avete fatto una dichiarazione di voto.Permettete anche a me di farla,quindi.Data la mia età si tratta pure di una scelta difficile e,consentitemelo,dolorosa.

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  9. Ci mancherebbe altro, e comprendo le tue difficoltà
    Dichiarazione raccolta.

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