11 giugno 2009

Ci mancava lui...

Che gli imprenditori vogliano incontrare il leader libico Gheddafi mi sembra più che opportuno. Confindustria deve pensare agli interessi delle sue aziende: gli affari devono rispondere a un’unica ragione, che è quella monetaria (certo, però, che faremmo volentieri a meno di dichiarazioni come quella di Luisa Todini, che Gheddafi “viene a raccontarci un suo percorso di crescita”. Ma tant’è, l’abbiamo incassata). Tuttavia, la ragion di Stato risponde ad altri criteri: i diritti umani, innanzitutto, il rispetto reciproco fra gli stati dialoganti, la presenza di democrazia reale nell’interlocutore con cui si vuole dialogare. A tutti questi canoni non risponde di certo la Libia, una dittatura coinvolta in atti di terrorismo internazionale e che si rifiuta di firmare la convenzione Onu sui diritti umani. Non fosse stato per un’opposizione risvegliatasi dal suo torpore, avremmo dato voce al dittatore nel nostro Senato, una bella laurea italiana al suo onore (ancora in forse) e un’accoglienza senza riferimento alcuno alle macchie di Gheddafi. Ma che Paese vogliamo essere? Pensiamo davvero che la nostra reputazione all’estero sia macchiata dalle veline di Berlusconi o dalle foto di cazzi che al più hanno sollevato una risata? Se vogliamo davvero porci come interlocutori influenti a livello internazionale, abbiamo bisogno di tutto fuorché dello spalleggiamento di un dittatore, che ha già dichiarato che ci meritiamo “un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, più di Germania e Giappone. Beati loro…

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