24 luglio 2009

Alla prossima chiamiamo i bocciofili

Finalmente ce l'abbiamo fatta: anche da noi i soldi all'università verranno dati a seconda della qualità dell'ateneo e non più a pioggia! Un applauso alla ministra, che è riuscita a passare da strega inseguita da folle riottose a eroina contro le baronie. Tuttavia, andando ad approfondire la Grande riforma, si incappa subito nella solita italianiata, che vi sottopongo. Per l'attribuzione dei fondi l'Anvur valuterà due aspetti: la qualità della ricerca e la qualità della didattica. Quest'ultima verrà giudicata in base
alla percentuale dei laureati che trovano lavoro a tre anni dal conseguimento della laurea, alla capacità degli atenei di limitare il ricorso a contratti e docenti esterni evitando il proliferare di corsi ed insegnamenti non necessari e affidati a personale non di ruolo.
Interessante. La ministra ha passato un anno della sua onorata carriera a dire che bisognava allontanare i baroni dalle università, e ora viene fuori che i docenti a contratto, quelli che magari sono pure esterni e danno un po' di aria alle università e la avvicinano al mondo del lavoro, non vanno più bene. Ma andiamo avanti. I fondi verranno erogati in base
alla quantità di studenti che si iscrivono al secondo avendo fatto almeno i due terzi degli esami del primo anno e alla possibilità data agli studenti di valutare attraverso un questionario la qualità della didattica e la soddisfazione per i corsi di laurea frequentati.
Mi immagino già la scena. Siamo all'università di Foggia (quest'anno punita con un milione di euro in meno), il professore entra in classe e dice: "Ragazzi, oggi dovete compilare il questionario per la Gelmini. Vi ricordate quell'aula informatica che ci avete tanto chiesto? Ecco, vedete di mettere le crocette al posto giusto". Se per un lavoro del genere ci vogliono i luminari dell'Anvur, la prossima volta sarebbe meglio chiamare quelli del circolo di bocce, che potrebbero ideare un sistema dotato di più raziocinio.

2 commenti:

  1. Il tuo ragionamento non fa una piega!

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  2. difendo un po' la Gelmini (fate a finta che in realtà ci sto provando con lei se vi rende la cosa meno fastidiosa): la valutazione della didattica non è poi così male. All'Università ci va la gente che vuole andarci e non ci sono tanti cazzoni come alla scuola pubblica quindi un'analisi seria di come funzioni, bene o male, la didattica si può estrapolare anche da come la vedono gli studenti che devono avere una voce in capitolo dato che sono loro gli utilizzatori finali (brutto termine lo so ma non mi viene in mente altro).

    Poi per non vedo come si possa giudicare una università, praticamente, dal numero di esami fatti. Se ho capito bene una università più para avanti i somari e i duri di comprendonio più soldi riceve?

    Un duro di comprendonio (6 anni per la laurea in I° livello. Facoltà di Ingegneria Informatica. Padova)

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