01 luglio 2009
Immigrazione bizantina
Maria, la signora moldava cui ho affidato il compito, due volte a settimana, di dare una sistemata a casa mia, mi telefona che domani non verrà, perché deve andare all'ufficio dei migranti a portare i documenti per la pratica di ricongiungimento necessaria a far venire il figlio in Italia.
E' una cosa come la quindicesima volta che Maria deve recarsi in quel posto, sottoponendosi alle consuete code, per portare i documenti che le hanno richiesto: solo che ogni volta esce fuori una carta nuova di cui la volta precedente non le avevano parlato (o che lei non aveva capito di dover portare, dicono, ma a me pare strano perché di solito Maria è una sveglia), per la verità del tutto simile a una di quelle che aveva già portato in precedenza, se si eccettua un particolare, un cavillo, insomma un niente che rende indispensabile tornare la volta successiva con un foglio nuovo di zecca per perfezionare l'adempimento.
Maria vive a Pavona, prende il treno tutte le mattine per venire a lavorare a Roma e quando perde una giornata di lavoro per fare la coda all'ufficio dei migranti col cazzo che qualcuno gliela ripaga.
Inutile aggiungere che Maria ha tutti i requisiti in regola per chiedere quello che chiede, e in un posto vagamente efficiente suo figlio l'avrebbe raggiunta già da un pezzo.
Ecco, se qualcuno dovesse pensare che siamo un paese di merda soltanto perché abbiamo le ronde, si sbaglierebbe di grosso.
ogni volta che sento di queste notizie (e ne sento tante) mi chiedo perché per spostarsi da un posto all'altro bisogna chiedere un permesso; anche perché i confini sono linee arbitrarie tracciate sul mappamondo, e chi sta di qua può, chi sta di là non può.
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