19 ottobre 2009

Libertà a senso unico


Abbiamo chiuso gli occhi, spento la tv e buttato il telecomando qualche sera fa quando a "Parla con me", su Rai3, Avvenire è stato fatto entrare, in modo tanto stolido quando diffamatorio, in un’aspra parodia delle obiezioni all’idea di introdurre un’aggravante penale specifica anti-omofobica. Ma quel che l’altra notte è andato in onda sullo stesso tema e dal medesimo telesalotto dello humour intellettuale progressista – che passa da Saramago a Vergassola, con l’ilare e pochissimo serena Serena Dandini a condurre – è il segno desolante e volgare di una certa Italia dove si profana tutto con l’aria di chi dice una cosa raffinatamente umoristica. Dentro un confessionale, una finta Paola Binetti nelle vesti del confessore maltratta un penitente mettendolo in guardia da orrendi peccati politici. Per espiare la grandinata di mancanze, snocciolate col tono di un Torquemada d’avanspettacolo, gli assegna infine un Padre Nostro straziato e deforme che passa a recitare tra lazzi e sghignazzi con Dandini capoclaque. La grevità della scenetta è deprimente. Siamo alla messa alla gogna di un personaggio pubblico per la sua fede cristiana e all’offesa del sentimento religioso di decine e decine di milioni di italiani: fatto odioso solo a nominarlo e scelta "artistica" miserabile. La satira giunge al limite della bestemmia e, da arma contro i potenti, si fa attacco maramaldo a una donna e parlamentare coerente con la propria coscienza e perciò minacciata di espulsione dal suo partito, il Pd. È questo il concetto di libertà coltivato sul divano rosso della signora Dandini, tra un sentenziare pensoso e risatelle garrule e, manco a dirlo, colte? E cosa c’è di più meschino del ridurre a grottesca messinscena i simboli religiosi – la Confessione, il Padre Nostro – per ribadire il proprio sovrano disprezzo verso le fedeltà e i sentimenti più antichi e profondi degli italiani? È così: sulla tivù di tutti, fa scandalo e merita irridente punizione il dirsi pubblicamente cattolici, e trarne le dovute conseguenze con scelte che suonano come uno schiaffo al torpido opportunismo del politicamente corretto.
Sarà ma, bestemmia per bestemmia, queste frasi a me suonano alquanto peggio:

L'omosessualità è una devianza della personalità. [È] un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endocrinologico e caratteriologico. (dal programma televisivo Tetris, 3 marzo 2007; citata in Alberto Custodero, "Omosessualità, una devianza" Binetti infiamma il raduno gay, la Repubblica, 4 marzo 2007)
Queste tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia. Siamo davanti ad un' emergenza educativa. (dall'intervista di Alessandra Arachi, Binetti: un rimedio contro i pedofili, Corriere della Sera, 31 ottobre 2008, p. 20)
Ho parlato di rischio, non di certezza. Ho spiegato che tendenze gay fortemente radicate possono portare alla pedofilia. Si può dire? O è omofobia? Voglio avere il diritto di parlare e di pensare. (dall'intervista di Goffredo De Marchis, Mi processino, vedremo se nel Pd esiste il reato d'opinione sui gay, la Repubblica, 3 novembre 2008, p. 10)

3 commenti:

  1. D'altronde cosa c'è di più grottesco che prendere l'amore di due persone e paragonarlo alla pedofilia per ribadire il proprio sovrano disprezzo verso il sentimento più antico e profondo di qualsiasi essere umano?

    (e che palle con l'equazione cristiano = cattolico, come se non ci fossero decine di confessioni cristiane che gli omosessuali se li sposano senza problemi)

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  2. Atrus, sono sempre più convinto vi sia una scollatura sempre più ampia tra la visione del Vaticano e quella del mondo cattolico. La distanza aumenta ancora di più nei confronti delle confessioni cristiane.

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