15 dicembre 2009
Facebook, come Radio Parolaccia, mostra la faccia oscura del paese [di Luca Nicotra]
Stavo per scrivere quattro righe di (critico) commento all'articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi. Poi mi sono ricordato che il mio amico e compagno Luca Nicotra, segretario dell'Associazione radicale Agorà Digitale, aveva già provveduto ieri ad affrontare la vicenda in modo egregio. Vi propongo qui di seguito il suo post, che condivido lettera per lettera.
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Internet non è il far west. Anche sul web esistono delle leggi, e se verrà accertato che qualcuno ha commesso un reato, inneggiando contro Berlusconi o in qualsiasi altro modo, è giusto che sia perseguito. Dai tribunali.
La censura di Stato evocata da molti esponenti di governo e maggioranza è un'altra cosa. È la volontà chiudere gli spazi di libertà che Internet ha messo a disposizione di ogni cittadino, dipingendo la rete come un luogo frequentato da criminali e squilibrati, un luogo oscuro da cui proteggersi.
Questa può essere un'immagine tranquillizzante per spiegare la violenza di certe esternazioni, ma è terribilmente falsa. Perchè noi radicali i messaggi che oggi si leggono sulle bacheche di Facebook e del web li conosciamo bene. Sono gli stessi che si ascoltavano negli anni '80 o '90 a Radio Parolaccia, quando aprimmo i microfoni di Radio Radicale senza filtro 24 ore su 24. Un esperimento che consentì di ascoltare la voce di un'Italia che strepita, urla, minaccia, impreca e bestemmia e che oggi Internet permette di replicare su base permanente e per un numero di cittadini sempre maggiore. Un paese orrendo, ma che esiste e non si può cancellare, e di cui invece sarebbe utile cercare di comprendere le cause.
Nel frattempo agli onororevoli D'Alia, Carlucci, Maroni, Ronchi e quanti altri in queste ore stanno inneggiando alla censura in rete è bene ribadire che la libertà si esercita nei casi limite. Quelli più sgradevoli o ripugnanti. Non ci sono direttori responsabili sui social network o sulle bacheche e se qualcuno commette dei reati, a maggior ragione lì dove la privacy è praticamente assente, la responsabilita personale resta. Ma per questo c'è la magistratura. Altrimenti chi decide quali frasi sono da considerarsi oltre il limite accettabile? La Carlucci? Maroni?
Grazie Ale. Nel frattempo, grazie ad altri due compagni radicali abbiamo presentato una interrogazione parlamentare per capire le intenzioni del governo: http://www.lucanicotra.org/content/il-governo-riferisca-su-apologia-di-reato-su-internet-il-parlamento-si-%C3%A8-gi%C3%A0-espresso-no-all
RispondiEliminaSu FB nascono gruppi che non si limitano a sparare violente cazzate, ma propongono azioni violente e si organizzano per metterle in atto.
RispondiEliminaIn questi casi, non mi sembra un attentato alla libertà di espressione, a cui hanno diritto pure i dementi, che gli utenti facciano richiesta di cancellazione.
Per esempio, c'era un gruppo dove si contattavano giovinastri intenzionati a prodursi in spedizioni muscolari in una piazza della mia città, luogo d'incontri gay mercenari e no.
completamente d'accordo...ricordavo proprio in questi giorni che anche io a suo tempo lasciai molti messaggi a "Radioparolaccia". L'ipocrisia non elimina i vermi, li nasconde con una calda coperta per farli proliferare nell'ombra...prima o poi la coperta si lacera...
RispondiEliminala proposta di legge della carlucci è agghiacciante,
RispondiEliminain pratica dovrei andare in giro per la rete accompagnato d adue carabinieri ed una tonnellata di carta bollata anche solo per mandare una mail ad un amico,
figuriamoci poi fb o un blog.
non so se sia più ignorante (dal latino "ignarus", che ignora, che non è a conoscenza) o fascista (dall'italiano "fascista", ovvero "fascista" nel senso proprio di "fascista").
Serena non lo dico per polemica ma se non ci mettiamo daccordo almeno sull'italiano diventa difficile ragionare.
RispondiEliminaNel post che stiamo commentando c'è scritto chiaramente, ed è ovvio che i reati come quello da te denunciato, sono già perseguibili per legge. E la legge penale funziona sul principio della responsabilità individuale. Si può ragionare sul perché poi non vengano perseguiti ma questo è un altro discorso.
La censura minacciata da esponenti del governo, della maggioranza parlamentare, da giornalisti più o meno consapevoli di quello che stanno dicendo è altra cosa.
@ demopazzia
RispondiEliminaOk, fuori tema, sono partita per la tangente preoccupata dal mio atteggiamento di utente FB; perché segnalare un gruppo, anche dei più fetenti, mi crea un certo dilemma interiore: chiedendo di chiuderlo contribuisco o no a una deprecabile censura?
Assolutamente d'accordo sul post, che Maja ha ben completato: «L'ipocrisia …»
Capisco il tuo dilemma interiore.
RispondiEliminaNon credo che tu partecipi a una deprecabile censura. Ogni socialnetwork ha le sue regole interne. Che non hanno niente a che vedere con quelle dello Stato. La tua segnalazione sarà presa in considerazione e valutata come le altre.
Diverso sarebbe il caso in cui la segnalazione diventi delazione. Un sistema in cui tutti i cittadini sono invitati a segnalare alle autorità tutti coloro che siano sospetti di avere atteggiamenti ostili nei confronti del governo o opinioni non allineate a quelle che il governo autorizza ad avere.
Atteggiamente ed opinioni punibili per legge