23 dicembre 2009
La roulette russa delle carceri italiane
E con questo fanno settanta soltanto nel 2009, cioè più o meno uno ogni cinque giorni.
E' una strage in piena regola che si consuma nell'indifferenza generale: come se il fatto che qualcuno abbia compiuto un reato, e quindi si sia meritato giustamente la galera, autorizzi a pensare che delle sue condizioni di vita ci si possa allegramente disinteressare, anche se sono così disumane da indurlo ad ammazzarsi.
Il che equivale a dire che in Italia c'è la pena di morte, in una forma ancora più grave (se possibile) di quanto avviene nei paesi in cui essa è formalmente in vigore, perché non viene comminata da un giudice sulla scorta della gravità del reato compiuto, ma tocca in sorte ai singoli individui a seconda della loro capacità di sopportare il degrado in cui sono costretti a vivere, a prescindere dal crimine di cui si sono macchiati.
In simili condizioni uno stato depressivo, un momento di debolezza, perfino un attimo di scoramento possono risultare fatali: una vera e propria roulette russa, che il boia rimane a guardare pasciuto e indifferente, limitandosi ad un'indolente conta dei caduti.
Senza nemmeno l'incombenza di affilare l'ascia.
Su questo, i sedicenti "difensori della vita", che si stracciano le vesti per gli embrioni di pochi giorni e i malati in stato vegetativo, non hanno mai nulla da dire...
RispondiEliminaOvvio: per loro la pena di morte è una cosa legittimata da Dio in persona! Figuriamoci se osano contraddire il loro supereroe che sta nei cieli!
RispondiEliminaCattolici di merda!