24 gennaio 2010

Signore, perdonami, perché sono stata stuprata


Che cosa potrebbe mai essere ancora peggio di una violenza sessuale da parte di un confessore nei confronti di un'adolescente?

Per esempio, la singolare circostanza che dopo averla stuprata il prete le prescriva di recitare dieci volte l'Ave Maria per chiedere perdono del suo peccato.

Non c'è niente da fare: 'sti preti pedofili riservano sempre qualche incredibie sorpresa. Non mi meraviglierei se un giorno o l'altro venisse fuori che uno di loro, dopo essersi inchiappettato un bambino, gli abbia addirittura negato l'assoluzione.

Il magistero prima di tutto, perbacco.

16 commenti:

  1. Che al prete in questione posa implodere il membro e che la sua lingua possa andargli di traverso

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  2. Altro esempio di cronaca in cui la vicinanza di un ecclesiastico ai più deboli (in questo caso, non un bambino ma un disabile) si esprime in forme penalmente perseguibili:

    Belluno, prete preleva soldi dal conto
    di un disabile per regalarli all'amante

    La Procura: 100mila euro spariti. Il sacerdote, rimosso,
    è in una clinica psichiatrica. Da chiarire il ruolo della donna


    Linea difensiva: il prete è una povera anima stregata, bisognosa di cure psichiatriche. La responsabilità è tutta della femmina, perfida tentatrice (come tutte le donne dai tempi di Eva).

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  3. non è una novità, basti pensare a quanto successo in Irlanda (oltre alla pedoflia anche alle case delle magdalene) o negli USA (Filadelfia).

    In Italia, se qualcuno ricorda la puntata di AnnoZero sulla pedofolia ecclesiastica, un prete si faceva fare i pompini da una bambina obbligandola ad inghiottire lo sperma, non inghiottire avrebbe significato rifiutare l'omelia...

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  4. Da agnostico non condivido assolutamente la grettezza con la quale poni le questioni. La brutalità e la superficialità non aiutano chi crede veramente nella causa della laicità. Ogni istituzione o gruppo o partito, ogni singola persona va giudicata per i suoi errori senza stigmatizzare attraverso lo scandalo di uno il comportamento di tutti. Fuori da questo approccio c'è solo il disprezzo per l'altro. Nel disprezzo e nell'attacco greve si tradisce lo spirito stesso della laicità.

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  5. "Due cose io ho avute principalmente di mira nelle osservazioni precedenti: l'una di porre in salvo la morale della Chiesa cattolica da ogni eccezione, di provare che ella è perfetta, e che tutti i mali morali fuori ed entro la Chiesa vengono dall'ignorarla, dal non seguirla, dall'interpretarla a rovescio. L'altra che nelle accuse di fatto che si danno alla disciplina pratica dei cattolici, conviene andar guardinghi prima di creder tutto, perché molte sono dettate da spirito di parte, e ricevute inconsideratamente per un falso spirito d'imparzialità, quasiché per essere imparziale si dovesse stare a tutto ciò che si ode di contrario alla propria causa. Molte di queste accuse sono esaggerate, molte sono assolutamente false, molte, benché vere, sono ingiuste nelle conseguenze perché si attribuiscono ai soli cattolici, molte nascono dal desiderio di trovare guasti tutti i frutti per condannar l'albero e gittarlo al fuoco". (Alessandro Manzoni)

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  6. la stessa chiesa non giudica se stessa in maniera obbiettiva, trasferire in altra canonica, o addirittura stato, i preti pedofili o violentatori è sintomo di una malattia intrinseca nel cattolicesimo. Il prete potrebbe essere trattato come un qualsiasi altro violentatore se la chiesa non gli parasse ail culo, oltretutto. Oltre il danno, la beffa.

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  7. @ Claudio l'agnostico

    Guarda, anche io sono contrario al muro contro muro. Però mi sfugge dove tu pensi che stia principalmente la brutalità: nei fatti raccontati, o nel modo di riferirli dagli autori di qui? La risposta che intuisco dal tuo intervento mi sembra molto preoccupante.

    Posso fare questa osservazione: per uno, dico un, violentatore (e nemmeno pedofilo) è successo un putiferio nazionale quando si è scoperto che era a capo di una certa piccola e insignificante sezione locale del PD. L'argomento di critica non era tanto se sia possibile escludere che ovunque esistano le famose "mele marce" (orrido eufemismo), ma se sia accettabile o meno che non ci sia un controllo centralizzato rigoroso almeno su chi poi sale a ruoli di responsabilità (quando magari certi segnali sarebbero stati visibili).

    A me sembra che nel nome di un falso rispetto dei ruoli si rischi di pretendere di esentare le istituzioni religiose da questo tipo di responsabilità oggettiva, che noi chiediamo sempre a tutti gli altri settori della società; e ciò per paura di suonare "laicisti".

    Scusami ma qui la laicità non c'entra molto, e casomai si pone il problema delle storture delle educazioni religiose (che per me fanno il paio con quelle ideologiche): credo che si sia liberissimi di criticare la devianza psicologica di certi ragionamenti, come del resto facciamo tutti sempre in tutti gli altri ambiti che non siano quello religioso.

    Stiamo infine parlando di persone uscite da anni di seminario prima di "prendersi cura" ci centinaia di fedeli ciascuno, seguiti per anni dal costante controllo dell'operato da parte dei graduati del credo: mi sembra che sia più che legittimo porsi il problema di come facciano questi personaggi, queste teste deviate, a sfuggire sistematicamente al vaglio dei loro superiori. O no?

    Le istituzioni religiose ricevono anche soldi pubblici perché si ritiene che esse svolgano un ruolo sociale attivo e positivo, qui come altrove nel mondo occidentale. Pare allora tanto blasfemo esercitare la critica e stigmatizzare, uno ad uno, tutti quei casi - anche fossero pochi - in cui questo ruolo è svolto all'incontrario? Oppure il discorso deve valere solo per quei funzionari pubblici di paesini sconosciuti e sperduti che usano il permesso della nonna disabile per parcheggiare? O per quei rarissimi insegnanti che seducono l'alunno e vanno a finire su tutti i giornali nazionali?

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  8. @ paolo
    Se in un blog si cercano sistematicamnete notizie (che poi andrebbero verificate) contro qualcuno mi viene il sospetto che alla legittima militanza si aggiunga unn livore senza regole che può far perdere una visione ampia della realtà. Io per primo non traggo conclusioni a partire da un fattaccio che riguarda una sezione di partito, figurati., Queste sono operazioni che lascio fare senza emulazioni al Giornale di Feltri. Anche la tua considerazione sui preti che escono fuori dai seminari mi sembra generalista e non documentabile. Ho un figlio che freequenta la parricchia e che consce bene la mia disapprovazione nei confronti di molti insegnamneti della chiesa e soprattutto sa che non credo in nessun dio. Ma in tanti anni di conscenza ho sempre avuto a che fare con sacerdoti intelligenti e maturi, che hanno costruito con me rapporti educati e seri. Non mi sento miaìnacciato dal fatto che mio figlio li frequentie e che faccia con loro e i suoi amici esperienze di servizio molto serie.
    la mia laicità mi impone di non ssere "religiosamente" schierato contro qualcuno al punto da disprezzzarlo, ma di distinguere, argomentare e , se possibile, trovare punti di incontro.

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  9. possa incendiarsi il suo pube per combustione spontanea (il pube del prete)

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  10. @ Claudio

    Sottoscrivo la seconda parte del tuo messaggio. Tuttavia non vedo in che modo essa sia incompatibile con il mio messaggio. Anche io non ho conoscenza diretta di episodi negativi e non voglio mica negare che molti ragazzi vivano nelle parrocchie esperienze positive e costruttive. Non ne ho conoscenza nemmeno a scuola, eppure ne esistono di episodi negativi, o no?

    Del resto se tuo figlio avesse avuto la sfortuna di capitare con uno di quei preti di cui si parla diresti probabilmente cose diverse. Io quindi non mi schiero con una parte o con l'altra: mi sembra che laicità, nel senso estesissimo in cui la intendi tu, dovrebbe anche voler dire raccontare i fatti. Poi rispetto a certi fatti sicuramente si possono usare toni gli uni diversi dagli altri: ma non perdendo di vista il fatto che qui di cosa veramente "brutale" ce n'è una, e basta.

    Mi sembra del tutto naturale, ed anche per i motivi che tu stesso evidenzi (esiste una fiducia riposta, sulla base di esperienze di molte persone), aspettarsi dai preti qualcosa di più che una statistica di incidenza. La tua stessa testimonianza sta ad indicare che centinaia di migliaia di giovani ragazzi vengono affidati incondizionatamente alla cura dei preti, un po' come a scuola (talvolta di più).

    Esistono inoltre documenti inoppugnabili che mostrano come in un numero notevole di casi i vescovi (in particolare americani e irlandesi) venissero a conoscenza di quelle situazioni, e come provvedimento spostavano il prete di turno in altra diocesi. Adesso proviamo solo lontanamente ad immaginare dirigenti scolastici che facessero lo stesso, nel venire a conoscenza di episodi di pedofilia da parte di taluni insegnanti: spostarli in altra scuola, in altra città, e vai col tango.

    Detto ciò, mi pare che venire a conoscenza del caso di un prete, che avrebbe abusato di un minore e l'avesse poi indotto a recitare una preghiera di pentimento sia qualcosa che si commenti da solo: per me esula da qualunque razionalizzazione, è qualcosa totalmente fuori dal mio mondo. Di norma deviazioni mentali di questa portata sono ravvisabili in persone a margine della società: questa aveva in cura centinaia di "anime" nel momento esatto in cui commetteva questi delitti. Se anche io volessi stare alla larga da pericolose generalizzazioni, mi verrebbe da dire che come minimo siamo di fronte a casi da studiare con molta attenzione.

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  11. Che bambina cattiva, eh? Ha ceduto alla "tentazione" (=ha tentato il suo stupratore) e non ha nemmeno avuto il buon gusto di morire diventando così martire.

    Seriamente, vien voglia di mettergli le mani al collo ad uno così. Non siamo tra i talebani eppure sembra di sì...

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  12. Claudio, anch'io mi considero agostico, ma interpreto il mio agnosticismo in modo ben diverso dal tuo. Io sono agnostico perché credo fermamente che l'esistenza del trascendente esuli dal dominio della ragione. Ritego non solo di non sapere se Dio esista o no, ma che NON si possa in alcun modo sapere se Dio esista o no. E questo significa che davanti a coloro che invece sostengono che Dio esiste e che loro possiedono il Suo verbo e sono gli unici intitolati ad interpretarlo, la mia posizione non possa che essere di ferma contrapposizione. Soprattutto perché costoro cercano costantemente di imporre questa loro interpretazione alle mie scelte di vita. Essere agnostico e laico non significa che si debba credere a tutto in egual misura, bensì che non si dovrebbe credere a nulla finché non ve ne sia ragionevole motivo. Che la Chiesa sia storicamente un'istituzione che ha prodotti alcuni tra i più grandi mali della nostra civiltà, è un fatto per me storicamente inoppugnabile. Tu dici che prendere alcuni (alcuni? Non ti paiono essere ormai un po' troppi?) esempi non è indicativo del tutto. E rispondi con altri esempi, positivi, che, appunto, non possono esserlo, per lo stesso motivo. A me, absit iniuria verbis, questo non interessa. Esaminiamo la Chesa nella sua totalità e vediamo che ha prodotto, violenza, sopraffazione e soprattutto, nei casi di cui ci occupiamo specificamente, omertà e disprezzo delle leggi. Questo è un fatto. E in quanto agnostico, sono i fatti quelli su cui mi baso. Non mi interessa alcuno spirito di conciliazione nè di convergenza, nè di reciproca comprensione. Pretenderei mai che la Chiesa debba scomparire, che ai fedeli venga negato il loro legittimo diritto a professare la propria religione? No. Questo, sarebbe certamente contrario allo spirito della laicità. Posso esprimere la mia legittima opposizione e financo, sì, il mio sdegno ed il mio disprezzo per l'istituzione Chiesa? Certamente. E questo senza provocare vulnus alcuno alle mie convinzioni di laicità e agnosticismo. Per usare le parole di qualcuno che certamente non appartiene alla mia schiera di maestri (ma che posso comunque apprezzare, senza necessariamente considerarlo una divinità purchessia): la verità vi renderà liberi. E questa libertà è e deve essere, moralmente, anche la libertà di disapprovare e di mostrare il male, se, all'evidenza dei fatti, esso è palmare.

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  13. E tu "amico " quando sei venuto a conoscenza di fatti simili,quante volte hai insinuato il dubbio che forse "lei ha provacato,colpa sua che si è messa in quella situazione,che lei ci stava"?

    E quante volte sei riuscito a incazzarti contro gli aggressori?
    Quante volte sei riuscito a spendere una parola in difesa della vittima,chiunque essa fosse?
    ... Mostra tutto
    E quante volte di fronte a fatti del genere hai concluso che semplicemente non sono fatti tuoi,e vilmente te ne sei stato in silenzio,?

    Amico sono soli i "preti" il problema?vogliamo parlare di te allora?!!?

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  14. Sarebbe bello perdonare il prorio strupatore,ma e difficile chiedere almeno che il Signore abbia misericordia di lui

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