19 gennaio 2010

Strano, stavolta Facebook non c'entra


Ora che la vicenda si è risolta positivamente è lecito tirare un bel sospirone di sollievo e domandarsi: con chi se la prenderanno questa volta?

Chissà, forse con Facebook (magari a cercare bene c'è qualche gruppo intitolato "Parliamo con la Mussolini ad ogni costo", "Per tutti quelli che se non li fanno incontrare con la Mussolini prendono un ostaggio e si barricano","Alessandra Mussolini vieni qua sennò l'ammazzo"), oppure al clima d'odio creato ad arte dalla sinistra radical chic, dai giornali e dai blogger (ma odio nei confronti di chi? della Mussolini? delle quattordicenni? dei negozi di articoli da regalo?), oppure all'annosa e non ancora risolta questione dell'anonimato in rete (come dite? non c'entra niente? perché, l'altra volta c'entrava qualcosa?).

Oppure no. Forse stavolta non avranno alcuna difficoltà a credere che si sia trattato semplicemente del gesto di un folle, rubricheranno la vicenda alla voce "imprese da squinternati" e se la dimenticheranno nel giro di qualche giorno: cosa cui avrebbero provveduto senza colpo ferire anche nel caso in cui ci fosse malauguratamente scappato il morto.

Insomma, questa vicenda ci insegna qualcosa: alcune alzate d'ingegno delle menti malate sono sicuramente riconducibili alla patologia che affligge i loro protagonisti, mentre per altre occorre una giustificazione in più, un motivo ulteriore, insomma un quid senza il quale la teoria dell'insano gesto non può stare in piedi da sola.

Sia come sia, una cosa è certa: per questa volta nessuno ci verrà a mettere in croce minacciandoci di voler chiudere Facebook o di denunciare qualche blogger per incitazione all'odio.

Sono fortune, cosa credete.

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