14 febbraio 2010
Appello per fermare il vecchio che vuol lasciarci solo cemento
Questi i fatti.
Milano 4 nasce sulle sponde del Lambro, ad Arcore, nella brughiera brianzola. È da sempre il sogno nel cassetto di Berlusconi quello di rinchiudere i suoi possedimenti in un triangolo immobiliare. In principio fu Milano 2, il quartiere di Segrate a immagine e somiglianza di quelli olandesi, poi Milano 3 con i palazzi di Basiglio. Per completare l'opera aveva puntato su Monza, ma dopo un ventennio la Cascinazza è stata venduta e il disegno andato in frantumi. Adesso, rispunta a due passi da Villa San Martino. Un investimento da 220 milioni di euro che Idra, l'immobiliare di famiglia del premier, ha presentato alla giunta di centrodestra della cittadina, capitanata da Marco Rocchini, sindaco del Pdl. Di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo per sponsorizzare l'intervento, l'assessore all'urbanistica della provincia di Monza Antonino Brambilla, Francesco Magnano, geometra e uomo di riferimento di Idra, e il presidente del Parco Valle del Lambro. L'accordo tra le parti è stato raggiunto in fretta. In cambio del nulla osta il Comune incassa una residenza per anziani e 20 milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione. Il progetto prevede: 25 palazzi da tre piani, 400 appartamenti, 150mila metri cubi che ospiteranno 1.200 nuovi residenti. L'ultima perla edilizia di Berlusconi sorgerà nei 300mila metri quadri acquistati negli anni Ottanta insieme con Villa San Martino: un'area all'interno del Parco del Lambro, zona di interesse regionale, sottoposta a vincolo e oggi destinata a uso agricolo. Le aree agricole sono importanti per creare anche a nord di Milano un parco di cintura intorno alla Brianza, territorio con percentuali urbanizzazione più alte d'Europa e in cui vivono ammassati quattro milioni di esseri umani che devono già condividere gli spazi disponibili con aree produttive di ogni genere e dimensione, autostrade, strade statali e provinciali, svincoli giganteschi, vaste superfici degradate, ex paesi e cittadine ormai conurbate senza soluzione di continuità a costituire agglomerati dormitorio, tutti uguali e senza identità. Con la colata di cemento ipotizzata, i parchi in questione diventeranno giardinetti di una megalopoli. Se un parco regionale può essere cementificato con tanta facilità allora ci chiediamo: ma i parchi a cosa servono?
E' già partita la campagna sui blog (qui, qui, qui e qui). Ora tocca a voi.
Questo l'appello (con gli indirizzi): copincollatelo e speditelo al presidente del Parco Valle Lambro, tenendo in copia tutto il CdA.
La terra è un bene finito, non si produce come fosse un programma tv. Questo vecchio maledetto lastricherà di cemento il nostro futuro: quello che lui non vedrà e che noi dobbiamo difendere con ogni mezzo. Muoviamoci, in tutti i modi possibili.
da architetto non posso che sottoscrivere
RispondiEliminaHo inviato, ma con il copiaincolla dopo gli indirizzi CC compare la scritta:
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Che vuol dire, che la e-mail non arriverà? Io già li vedo, avrò javascript abilitato.