A quanto pare le scuole private, sempre pronte a rivendicare il diritto all'uguaglianza di trattamento quando si tratta di chiedere fondi allo stato, lo dimenticano improvvisamente nel momento in cui si trovano a dover valutare (e respingere) le domande di iscrizione dei ragazzi disabili.
Il tanto sbandierato diritto alla libertà di educazione, insomma, si deve considerare inalienabile solo quando fa comodo a loro: appena si prospetta qualche problemino in più, invece, la patata bollente passa senza colpo ferire alla scuola pubblica.
Bel modo di intendere il concetto di parità, eh?
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