La tolleranza e la simpatia di cui personaggi come Speranza, da anni chiacchierato, sono riusciti a beneficiare nasce ultimamente dal relativismo, tanto spesso denunciato da Benedetto XVI, per cui tutte le religioni sono uguali e non ci sono criteri che permettano di dire che un’esperienza che si presenta come religiosa è autentica e positiva mentre un’altra è falsa e dannosa.Mi permetto di rilevare che affrontare l'argomento in questi termini rischia di risolversi in una specie di boomerang: non so, magari qualcuno potrebbe avere l'alzata d'ingegno di sostituire il nome "Speranza" con quello di un prete pedofilo (di questi tempi, ne converrete, c'è solo l'imbarazzo della scelta), la parola "relativismo" con "integralismo", "Benedetto XVI" con il nome di un blogger qualsiasi, e infine togliere quel "non" che sta davanti alle parole "ci sono criteri" e spostarlo prima delle parole "tutte le religioni". Poi quel qualcuno potrebbe rileggere la frase ottenuta, verificando che tutto sommato fila: forse persino meglio dell'originale.
18 marzo 2010
Scacco matto in quattro mosse
Massimo Introvigne, sociologo e filosofo cattolico, si esprime così sul caso del "guru" colpevole di abusi su minori:
Parole sante!
RispondiElimina...ooops. Parole sagge!