15 aprile 2010

Analgesia capitale

Lo stato del Nebraska ha approvato una legge che proibisce l'aborto oltre la ventesima settimana, sulla scorta di "nuovi studi" in base ai quali il feto, a quello stadio, comincerebbe a provare dolore.
Siccome in Nebraska non è stata ancora abrogata la pena di morte, delle due l'una: o esistono ulteriori "nuovi studi" secondo i quali i feti provano dolore, ma le persone fatte e finite no, oppure c'è qualcosina che non funziona.
Personalmente, propenderei per la seconda ipotesi.

22 commenti:

  1. Tu chiedevi come fare a costringere le donne a non abortire.
    Ho trovato la soluzione: non condanni la donna, condanni il medico e qualunque altra figura consenta alla donna di rimuovere il nascituro, e lo punisci in questo modo:
    chi in qualsiasi modo ha contribuito a far abortire una donna incinta, deve pagare una penale esagerata alla donna in questione, a titolo di risarcimento, anche qualora sia dimostrata la volontà della donna di abortire e di richiedere l'aiuto della persona incriminata e anche qualora, dopo l'aborto, sia la donna stessa a denunciare la persona che l'ha aiutata ad abortire.

    In questo modo chi praticherebbe più aborti?

    Spero di aver contribuito a scardinare uno dei tuoi punti saldi sulla contrarietà alla contrarietà all'aborto.

    Io sono favorevole alla libertà di decidere, ma sono favorevole anche a risolvere i quesiti all'apparenza senza soluzione.

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  2. Sai che non ho capito una beatissima minchia di quello che hai scritto?.

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  3. Jinocchio: non è sufficiente, le donne benestanti potranno comunque prendere l'aereo e andare in clinica privata in Svizzera. Meglio incatenarle ad un letto, è più sicuro.
    Ah, bisognerà anche vietare la vendita di prezzemolo, non si sa mai.
    E poi, visto il prevedibile aumento dei suicidi tra le ragazze incinte, sarà il caso anche di mettere alti reticolati sui parapetti dei ponti e lungo le ferrovie, per evitare che si buttino dai ponti o sotto il treno.

    ...

    Certo che la cattiveria di certa gente è davvero senza fine. O forse non è cattiveria? Mi viene in mente solo una alternativa.

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  4. aborto vs pena di morte
    il dolore del feto/il fetore del dolo

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  5. 20 settimane, ossia 8 settimane in più che in italia

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  6. Si tratta di un parallelismo assolutamente bizzarro. Una cosa è causare dolore a un condannato a morte (il quale è stato ritenuto responsabile di un crimine molto grave) e un'altra cosa è causare dolore ad un nascituro (che non ha fatto nulla di male) soltanto perchè è indesiderato dalla madre

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  7. @ Anonimo Said On 16 Aprile 2010 10.06.00

    Cioè se uno ha commesso un crimine molto grave può essere torturato e ammazzato?

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  8. @Paolo Garbet: è sufficiente invece. Uno stato di diritto deve garantire il rispetto delle proprie leggi all'interno del suo spazio di potere, ovvero dei suoi confini nazionali.
    Quello che succede in Svizzera è affar della Svizzera e non sarebbe nemmeno giusto che l'Italia punisca reati commessi in altri paesi dove tali crimini non sono comtemplati. Ergo: la mia proposta, per ora, soddisfa in pieno il requisito retoricamente richiesto da Metilparaben nei post passati.

    @ Fizzi: cercherò di venire in contro alle tue capacità mentali.
    In caso di aborto, la donna che ha abortito ha sempre e cmq il diritto di richiedere un enorme indennizzo alle persone che hanno contribuito a realizzare la sua richiesta di abortire. Una legge del genere risolverebbe il quesito posto più volte dal Paraben in post passati, ovvero su come impedire all'atto pratico che una donna abortisca. In questo modo nemmeno la più clandestina delle cliniche accetterà di praticare l'interruzione di gravidanza e la neomamma sarebbe lasciata completamente sola e incapace di abortire.

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  9. Jinocchio è evidentemente un uomo, e citando Luttazzi: "se gli uomini restassero incinti, si potrebbe abortire dal barbiere", verità fondamentale.

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  10. @ jinocchio: sarò magnanima anche io nei tuoi confronti e magari ti faccio lo spelling adagio adagio eh?
    Mi puoi spiegare per quale motivo una donna che ha scelto di abortire,dopo oltre a gestire il dolore che ti assicuro è devastante e dura secoli,deve anche mettersi a fare bordello con azioni legali? Che cazzo vuol dire "chiedere l'indennizzo? Ma stai scherzando? Ti sei fumato qualcosa di pesante?
    E sulle mie capacità mentali glissa per favore, potresti farti del male e non mi sembra il caso,nel tuo caso.

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  11. Per CoB
    Io sono un pro-life quindi ritengo profondamente ingiusta sia la pena di morte che l'aborto. Detto questo, ritengo che causare dolore ad un innocente e causare dolore a un criminale siano due cose diverse. Le condanno entrambe, ma sicuramente fare del male ad un innocente è molto più grave. Per fare un esempio: linciare un pedofilo mi sembra molto meno grave che linciare un barbone che ha rubato del cibo in un supermercato.
    In Nebraska hanno sostanzialmente stabilito che il diritto del nascituro di non farsi male debba prevalere sulla libertà di scelta della donna. Vorrei anche aggiungere che alcuni bambini nati dopo 20 settimane di gravidanza sono riusciti a sopravvivere per cui quando sono trascorse 20 settimane dal concepimento appare surreale ritenere che il nascituro abbia gli stessi diritti di uno spermatozoo...

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  12. @ Anonimo said on 16 aprile 2010 19.42.00

    Forse non c'è nemmeno bisogno di dirlo, ma non sono d'accordo nemmeno un po'.

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  13. per CoB
    non tutti la pensiamo allo stesso modo. dal mio punto di vista il Nebraska non è ipocrita. L'articolo oggetto di questa discussione effettua un accostamento che io non condivido: quello tra i criminali e i nascituri. Il punto è tutto qui.

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  14. Ma non è che a qualcuno è venuto in mente che c'è una differenza sostanziale tra "dolore" e "cognizione del dolore"?
    La "proposta" di Jinocchio mi sembra possa inserirsi nel filone liberista-onanista brufoloso (in quanto alla presunzione consiglierei di rileggere "Il pendolo do Foucault", nel punto in cui Eco spiega il significato dell'espressione piemontese "gavte la nata").

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  15. per Tullix
    Molto semplicemente non sappiamo fino a che punto il nascituro abbia cognizione del dolore. Credo che al massimo si potrebbero azzardare delle ipotesi per cui non vale la pena approfondire questo argomento. E poi se noi estremizzassimo il tuo ragionamento dovremmo concludere che, probabilmente, c'è differenza anche tra la cognizione del dolore di un bambino nato da poche settimane e la cognizione del dolore di un adulto. Non ti pare?

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  16. @Fizzi: cercherò di avvicinarmi ulteriormente al te.

    Il mio discorso è un discorso teorico che voleva rispondere a un questito teorico e in parte retorico posto in passato da Paraben.
    Una donna che ha subito un aborto probabilmente, come dici tu, non avrà voglia di intraprendere azioni legali. Ma non è questo il punto.

    Il punto è che se si imponesse per legge che un medico/ostetrica/nutrice/sciamano/macellaio/giardiniere dovesse risarcire la donna che ha aiutato ad abortire, in maniera legale oppure no, anche fosse su esplicita richiesta scritta della donna stessa, di cifre astronomiche, noi saremmo riusciti a fermare la pratica dell'aborto. Non che questo sia la mia speranza, ripeto: io sono favorevole alla libertà di scelta, qui sto semplicemente rispondendo a un questi teorico, lo ripeto.

    Una donna che ha abortito non ha la forza di intraprendere azione legale: perfetto, accetto questo principio senza discutere.
    Ma tu, medico, che in qualunque momento puoi essere chiamato in causa a risarcire la donna che ha abortito per tuo mezzo, sempre e comunque, saresti ancora disposto a praticare l'aborto?
    Tu, medico clandestino, che pratichi in clandestinità, saresti disposto ancora a continuare? Io credo proprio di no.

    Il deterrente di cui parlo non agisce sulle donne, ma su tutto ciò che le circonda al momento della grave decisione. Se per questo impedimento nessuno aiuterebbe più le donne ad abortire, di fatto ho impedito, nei sensi pratici, alle donne di abortire.

    Questo costrutto teorico serve semplicemente a rispondere a una domanda posta da Paraben, e retorica, su come, anche vietando l'aborto, si possa impedire fisicamente alla donna di abortire.
    Ecco come si potrebbe fare, come ho sopraesposto.
    Non che questo sia il mio desiderio, al contrario.

    Chiaro ora?

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  17. @ Anonimo said on 16 aprile 2010 23.28.00

    (non capisco cosa c'entri la premessa sui modi di pensare)
    Invece il Nebraska è completamente ipocrita. Per esempio: vogliamo fare una scaletta per decidere quanto sia giusto soffire?
    Nascituro innocente=sofferenza zero
    Criminale efferato=torturabile (vedi Romell Broom)
    Io parcheggio il motorino sul marciapiedi, cosa mi tocca?
    Se inizi ad accettare questo discorso finisci nel delirio.

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  18. per CoB
    Bè, ho già detto che sono contro la pena di morte, le torture e l'aborto. Io sono sempre pro-vita. E ribadisco che fare del male a un criminale e fare del male ad un innocente non è la stessa cosa. Ma veniamo al punto del tuo ultimo post: non è possibile fare una scaletta per decidere quanto sia giusto soffrire. Questo è quanto affermi, no? A questo punto vorrei farti notare una cosa: quando il legislatore stabilisce che chi uccide va condannato a 30 anni di carcere, chi rapisce un bambino a 10 anni di carcere, chi ruba a 5 anni di carcere e così via, non sta sostanzialmente facendo una scaletta? Mi sembra che l'analogia è appropriata: l'unica differenza è che la pena consiste nella privazione della libertà piuttosto che nella sofferenza fisica.
    Vorrei precisare che si tratta soltanto di un esempio: continuo a pensare che la pena di morte sia incivile.
    Per quanto riguarda il modo di pensare: facevo riferimento alle differenze esistenti tra noi circa la concezione di "giusto" e "sbagliato".

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  19. @ Anonimo said on 18 aprile 2010 12.17.00

    Certo che il legislatore fa una scaletta, la faccio pure io col gelato al pistacchio e il tiramisù, ma vuoi paragonare la sofferenza o la morte alla detenzione? Ora rischiamo di aprire la porta su un altro discorso, ma la detenzione dovrebbe essere riabilitativa e comunque può rispondere all'esigenza di mettere una persona "irrecuperabile" in condizioni di non nuocere al prossimo.
    Morte e vita sono come zero e infinito in matematica, se vai a toccare gli estremi non sai mai cosa esce fuori.
    Per quanto riguarda il modo di pensare è ovvio che l'etica e la morale sono questioni personali, ma mi pare altrettanto evidente che non tutte le opinioni tutelino quelle degli altri.

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  20. @Anonimo 17 Aprile 18.40
    Sulle percezione del dolore nel feto dopo il sesto mese ci sono più che ipotesi (v. Mellor D.J., Diesch T.J., Gunn A.J. & Bennet L., 2005, The importance of 'awareness' for understanding fetal pain, Brain Research Reviews, 49(3), 455-71). Ma la cognizione è una cosa diversa e comporta un livello di coscienza almeno aurorale ("questo dolore è il MIO dolore"): la coscienza è coscienza della separatezza da e della relazione con un non-io. Questo non è possibile per un feto prima di circa 26 settimane, quando si formano le connessioni talamocorticali, tanto meno per un embrione. E' possibile per qualsiasi animale autonomo e per i neonati. Da qui in poi le differenze diventano quantitative. Se poi vogliamo fare discorsi sull'"anima" è tutto un altro paio di maniche.

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  21. MA CHE PALLE! Al solito una pletora di maschietti stanno a uncinarsi sui vetri sulla nostra pelle.
    Un VAFFANCULO di cuore,
    L'aborto,,non si può eliminare fin quando ci saranno uomini e donne, ( anche la prostituzione) questo mi pare indiscutibile,proviamo a fare semplici regole che non siano punitive a senso unico?
    Che volete che vi dica, ma quanto siete intelligenti e teste fini? OK,lo siete ma senza alcun costrutto.

    @ Jnocchio: non avvicinarti troppo a me che ti bruci.
    @ Tullix: mi viene voglia di stampare e diffondere ,manca solo un glossario per rendere comprensibili alcuni termini anche alle donne che non hanno 4 lauree.

    Grazie per l'interessamento

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