08 agosto 2010

La parola "esclusivo" mi fa ribrezzo

Oggi, in spiaggia, alcuni amici sfogliavano il catalogo di un tour operator che organizza viaggi in Africa, leggendone a voce alta i passaggi più interessanti.
Ora, è piuttosto normale che chi vende qualcosa ne decanti le qualità, magari perfino esagerandole un tantino: sta di fatto, però, che l'aggettivo più utilizzato in quel catalogo non era "bellissimo", "stupendo", "meraviglioso", "incantevole" o "sensazionale".
L'aggettivo più utilizzato era "esclusivo".
Niente di cui meravigliarsi, direte voi, giacché di questi tempi "esclusivo" è una delle parole più in voga negli spot pubblicitari di ogni sorta di prodotto: se lo utilizzano, evidentemente, è perché funziona.
Ma vi siete mai fermati a riflettere un attimo sul suo significato?
"Esclusivo" significa letteralmente "che esclude": e affermare che una cosa è "esclusiva" equivale a dire che quella cosa è riservata a pochi, o meglio che molti, o magari moltissimi, non avranno la possibilità di godersela.
Ebbene, a quanto pare questo particolare, cioè il fatto che gli altri ne siano esclusi, rende quella cosa ancora più desiderabile agli occhi dei più.
Abbiate pazienza, ma questo modo di pensare, che considera l'esclusione un elemento decisivo per scegliere una cosa rispetto a un'altra, mi fa ribrezzo: oltre a considerarlo un concetto pateticamente classista, ritengo che si tratti di una stronzata apocalittica.
Sapete come la vedo? Le cose belle sono belle, e basta.
Chi riesce a godersele solo quando gli altri ne sono esclusi, secondo me, quella bellezza non la capisce.

14 commenti:

  1. Concordo e sottoscrivo pure le interlinee

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  2. Riprendendo il finale... "chi riesce a godersela solo quando gli altri ne sono esclusi, secondo me, quella bellezza non la capisce"..
    Quindi, anche se non dalla fruizione, ne è in qualche modo.. escluso.
    Appunto.
    Mi rammenta quel detto:
    "chi ha pane non ha denti; e chi ha denti..."
    [Luca P.]

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  3. Concordo con la riflessione, anche se direi che, chi sceglie un viaggio "esclusivo", ha una bella dose di insicurezze sociali da colmare...

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  4. bellissima analisi etimologica. d'ora in poi quel termine sta indigesto anche a me.

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  5. Tempo fa ho avuto una relazione esclusiva con una trombamica, poi, per non voler diventar coppia, siam stati meno esclusivi: gli unici che escludevamo eravamo noialtri, vicendevolmente.
    Ogni tanto i conti tocca pur farceli in tasca, a noi non classisti..

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  6. Di solito son vacanze talmente esclusive che ti ritrovi circondato da italiani più cafoni di te.
    Il termine, se non ricordo male, prese piede a livello di marketing, grazie ad una pubblicità nella quale uno yuppie stile Milano da bere anni '80 annuciava che "Abbiamol'esclusiva!".
    Non ricordo se era la pubblicità di un whisky o di checazzaltro ma ricordo di aver augurato ai creatori di quella pubblicità una morte lenta e dolorosa più volte.

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  7. il mio amico met, o anche "un radicale col cuore a sinistra"

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  8. http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/08/se-nichi-torna-un-gay/48644/

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  9. A parte poi che "esclusivo" è spesso una balla pazzesca in cui cascano i tonti ( e se lo meritano)

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  10. Non si può non condividere questo concetto. Ma sappi che, volente o nolente, il tuo discorso è COMUNISMO allo stato puro!

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  11. In realtà è proprio così che funziona. La felicità personale percepita, paradossalmente, non si misura in base alla bellezza dei propri averi o dalla quantità di questi ultimi, bensì - ed è sociologicamente provato - noi ci consideriamo felici in relazione a quello che gli altri posseggono e\o vivono. In una società non molto ricca, dove però le differenze di ricchezza tra le fasce sociali più alte e quelle più basse hanno un gap minore, la felicità è più alta rispetto a società (pensiamo agli Stati Uniti) dove vi è una grande discrepanza di ricchezza tra fasce sociali (coeff. di Gini). Il nostro cervello, incosciamente, ma in maniera automatica, rapporta il nostro essere felici all'essere "meno felici" di persone terze. Possono essere amici, parenti, sconosciuti, personaggi famosi, televisivi ed addirittura immaginari (come nei film, o nei libri). Sicchè questi processi il marketing li conosce molto bene, e, per l'appunto, la parola "esclusivo" rispecchia questa sottotaciuta tendenza che ognuno di noi (ognuno, chi più, chi meno, ovviamente) ha per via del funzionamento cognitivo su cui si fondano le stesse relazioni sociali. Esistiamo in rapporto agli altri, di conseguenza, cerchiamo di "escluderci" da loro per sentirci "più veri", poichè esclusivi.
    Sembra stupido, ma ahimè, funzioniamo così.

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  12. leggiti questo, và...:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/08/se-nichi-torna-un-gay/48644/

    Chinasky

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  13. Il fatto e' che la "scarsità" di una risorsa è evoluzionisticamente per l'uomo una causa di desiderio / spinta all'acquisizione (cfr: Robert B. Cialdini, "Teoria e pratica della persuasione", http://www.macroedizioni.it/autori/robert-b-cialdini.php). Esclusività non è che un'altro nome della scarsità....

    visco

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  14. avrei apprezzato comunque la riflessione, ma ho appena finito di leggere Bauman e il cuore mi si è riempito di gratitudine con queste tue parole

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