04 novembre 2010

Elogio del No

Serata con amici: castagne, "vin nuovo" e conseguente "inebriatura". Dopo una fase di cazzeggio spinto eccoci qui, un manipolo di ex ragazzi non ancora adulti a dissertare sulla Libertà.. mi piacerebbe confrontarmi anche con voi..
Libertà ad un livello "grezzo", cioè tentando di non scendere in aspetti filosofici, sociali, politici, può essere descritta come una condizione in cui una persona agisce senza costrizioni. Si intende che la libertà non può prescindere da una libera scelta e dall'azione conseguente. P, sintetizzando il pensiero dice che un uomo è libero quando fissa e rispetta le sue proprie regole; paradossalmente è proprio nella catena la forma di Libertà più sublime: una catena che l'uomo stesso pone al suo impulsivo spirito di dispersione e di codardia. L'uomo è libero quando non ha paura, quando "decide" . Le nostre scelte e le nostre azioni ci definiscono come uomini, e, al tempo stesso definiscono la nostra personale Libertà.
Chiaramente la Libertà personale viene in qualche modo limitata dalla legge, dalla "pubblica" morale, dall'etica.
Quello che mi ha colpito è come, nella percezione comune, la Libertà sia legata a delle affermazioni. Cerco di spiegarmi: si dice "sono libero di andare" ma raramente "sono libero di NON andare"; si dice "sono libero di avere" e quasi mai "sono libero di NON avere"; "sono libero di scegliere" e non "sono libero di NON scegliere".
Eppure sono due facce della stessa medaglia, l'enfasi però, è posta spesso sull'affermazione e non sul rifiuto. Che sarà anche "naturale" ma lo trovo un tantino fuori luogo.. probabilmente in un contesto poco "civile" (dove per civile intendo una situazione in cui si hanno a disposizione molte possibilità di scelta e dove i diritti siano, almeno sulla carta garantiti) la cosa ha senso: si tratta di ottenere una possibilità in più, un diritto in più, una scelta in più. Ed in questi contesti, la volontà di Libertà dell'individuo si fonde spesso con la volontà di Libertà pubblica: da qui, probabilmente, le battaglie combattute nel corso dei secoli per l'autoderminazione di un popolo o di una categoria e aggiungetevi quello che volete.
Mi sembra anche di osservare che, una volta raggiunto un livello di minimo di diritti civili, la percezione di Libertà aumenta all'aumentare delle possibilità materiali. Così, estremizzando (ma nemmeno troppo), in due società, a parità di diritti civili, generalmente riteniamo più libera quella che ha a disposizione più cose. E da qui, forse, l'affanno per ottenerne il più possibile.
C'è un però. Dire sì a tutto (sia per le cose materiali che per quelle immateriali) equivale a non fare nessuna scelta.
Il salto forse bisogna farlo qui, su questo passaggio. Nella nostra società cos'è che ci definisce di più che un rifiuto?
In quale modo riusciamo davvero a scegliere se non dicendo "No, grazie"?
Se detesto e contesto un certo modo di fare tv (esempio banale, lo so), esprimo la mia opinione e la mia libertà maggiormente se posseggo una tv in casa (salvo polemizzare ogni dieci minuti) o dicendo "no, grazie, non la voglio"?
La mia Libertà sta nel metabolizzare una cultura che non mi piace o nella scelta di non accettarla?
Non credete anche voi che qui, oggi, siamo definiti di più da quello che rifiutiamo piuttosto che da quello che accettiamo?

9 commenti:

  1. Non vorrei fosse una questione meramente lessicale... Dire che "Sono libero di andare" non vuol necessariamente dire che io "Vada". Ergo sono anche libero di "Non andare"... "Ibis Redibis Non Morieris In Bello" è un problema di virgola.

    L'esempio della TV è a doppio taglio... detesti la questione "estetica", intrinseca a ciò che vedi? Un film fatto male? Un talk show gestito da un ignorante incapace? Fai bene a non guardare e ad eliminare l'elettrodomestico. Ma se ti preoccupa l'uso superiore che di quel programma si fa... è giusto "chiudere gli occhi"?

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  2. la verita e che veramente liberi non lo saremo mai, sono troppe le sovrastrutture che condizionano anche a livello inconscio le nostre scelte e non scelte, un puo tentare di essere il piu libero possibile cercando di scegliere e non scegliere autonomamente secondo il proprio credo, bisogno, o istinto, ma questo spesso non avviene, perche la liberta come la felicita in realta e molto difficile da gestire. Bisogna essere pronti per vivere liberi e felici ed accettare tutte le responsabilita che ne derivano, ahime.

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  3. no pizzeriatalia, non è una questione puramente lessicale, anche se parte da una questione lessicale. Mi spiego, o almeno provo :D
    Come dicevo, forse senza dargli la giusta enfasi, al pensiero deve seguire l'azione come espressione di una scelta. E' altrettanto ovvio che l'azione può essere quella di andare o di non andare, il presupposto rimane la possibilità di farlo. Questo però come contesto.
    La cosa su cui volevo porre l'accento, è come nell'immaginario, la libertà e la scelta siano viste raramente come possibilità di non fare, di non dire, di non avere.
    Le parole però, oltre ad essere un valido ed utile mezzo di comunicazione tra individui che parlano la stessa lingua e che usano lo stesso codice, sono anche un potente mezzo che modifica la percezione che abbiamo del significato stesso delle parole. E' un po' come dire che una bugia ripetuta più volte diventa una verità.
    Mi chiedevo quindi: cambiando il modo di esprimere un concetto di libertà, accentuando il rifiuto di quello che non ci piace, non ci appartiene, non rientra nella nostra morale o nella nostra personalità, possiamo via via modificare anche il nostro atteggiamento? Ed è possibile che a forza di dire sì a tutto, finiamo per non renderci conto di accettare anche quello che non vorremmo?
    l'esempio della tv, dichiaratamente banale, puoi spostarlo sul gelato al cioccolato: se non ti piace non lo ordini, che poi sia per motivi dietetici, salutari, religiosi o per il colore, ha poca importanza, non lo vuoi quindi non lo prendi. Io trovo giusto tenere gli occhi aperti, la lingua pronta e i muscoli tesi per le cose che ritengo importanti e non per quelle che non mi interessano, quelle per cui ritengo valga la pena: se mi viene offerta una cosa che non mi piace dico "no, grazie". Non posso, non devo e non voglio usare tempo ed energie per ogni cosa, ma solo per quelle che ritengo importanti..
    Spero di essere stata più chiara ora :)

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  4. @la vieriverità: concordo, ma se non tentiamo nemmeno non arriveremo mai nemmeno al primo step :)
    c'è un proverbio che adoro: se continuiamo ad andare dove stiamo andando, non possiamo lamentarci di arrivare dove stiamo andando!

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  5. Diceva Fichte: "Essere liberi è nulla, divenire liberi è divino".

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  6. D'accordo con te al 100%, sono anni che affermo la stessa tesi.

    Mi domando piuttosto come mai sia diventato così difficile dire di no a qualcosa che vorremmo rifiutare, che non riteniamo giusto, che va contro la nostra coscienza o semplicemente contro il nostro legittimo desiderio di felicità. Senza il no non esiste identità, siamo quel che siamo perché siamo capaci di differenziarci.
    Il no è fondamentale nella propria crescita, perché ti consente di individuare chi sei veramente e di assumerti la responsabilità della forma da dare alla tua originale ed unica esistenza.
    Forse è questa assunzione di responsabilità che fa così paura?

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  7. Concordo in pieno, in più sto leggendo Il mondo nuovo di Huxley, quindi direi che l'argomento mi è saltato all'occhio!
    Forse sto per dire una manica di cazzate, ma pensando alla questione della tv, direi che senza coerenza non può esserci libertà. In fondo dire:" La tv mi fa schifo" e poi tenerla comunque in casa, è incoerenza. Soprattutto al giorno d'oggi, se io ci tengo a vedere report o Zelig posso comprare dvd o vederli su internet, bypassando il medium tv. Quindi... si tratta anche di una questione di coerenza.
    In un qualche momento della nostra storia culturale, qualcuno ha depenalizzato il relativismo assoluto, ovvero il "tutto vale" tanto paventato da antropologi e sociologi. Si confonde un atto contestualizzato con la sua validità in generale. In senso edonista, per lo più. Se il Ritalin fa sentire meglio alcune persone con problemi psichiatrici, beh, lo prendo pure io perchè mi sento più felice (da uno spaventoso documentario sull'abuso di psicofarmaci che vidi tempo fa). Ci vuole una certa energia per mantenere la coerenza: chi dice "no", ha sempre più problemi a spiegare il perchè e ad essere ascoltato. Io non apprezzo la tv, quindi non la possiedo. E' incredibilmente difficile far capire alle persone che io non desidero averla, non solo che non desidero accenderla mentre staziona nel mio salotto o che non desidero guardare nello specifico programmi spazzatura. Insomma, sono poi l'unica della mia compagnia a non aver provato la cocaina e il punto è che mi chiedono "Ma perchè no?" e io davvero non so nemmeno più cosa rispondere, perchè la domanda giusta è "Perchè sì? Perchè hai necessità di provare qualsiasi cosa? Non sarebbe meglio se provassi solo cose che sai ti possare apportare un beneficio, un arricchimento, che ne so, un corso di danza, un libro, la meditazione kundalini a pancia sotto oppure il brasato all'arancia? Perchè mai provi qualcosa SENZA SAPERE PERCHE' LO STAI FACENDO?".
    Il desiderio di provare cose nuove, la curiosità sono connaturate all'uomo, o almeno credo. Ma l'esser totalmente indifesi dinanzi a qualsiasi proposta esterna e non saper più definire perchè esattamente si desideri qualcosa ( o non lo si desideri), è connaturato alla cosiddetta "società moderna", alla pubblicità.
    Per millenni non c'è stata libertà "esteriore", ora credo stia andando persa quella interiore.

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  8. D'accordo con te, infatti ho detto NO all'Italia e ora vivo (felicemente) all'estero.

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  9. Giusto. Se la scelta è tra spagetti scotti e una bistecca andata a male, la libertà consiste nel non mangiare, nel saltar la cena.

    Se la scelta è tra i tg di regime ef il grande fratello, la libertà è la possibilità di spegnere la tv e non guardare niente.

    Se la scelta è tra il cristianesimo e l'islam, la libertà è essere atei.

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