14 marzo 2011

Questi non erano islamici

Picchiate, seviziate, investite con la macchina, segregate, cosparse di alcool e bruciate, violentate, accoltellate, sfigurate con l'acido, strangolate, prese a martellate, aggredite con le forbici, uccise a colpi di bloccasterzo, ammazzate con l'accetta, e da oggi anche ammanettate a una panca e marchiate a fuoco come gli animali.
Erano donne che vivevano nel nostro paese e hanno dovuto subire la violenza dei loro mariti, dei loro fidanzati, dei loro compagni: tutti rigorosamente italiani.
Chi denuncia le violenze di genere solo quando vengono poste in essere dagli stranieri, in modo particolare se quegli stranieri sono islamici, mi rivolta lo stomaco due volte: primo, perché strumentalizza le angherie subite da quelle donne al solo scopo di dimostrare la presunta "inferiorità" di altre culture rispetto alla nostra; secondo, perché ignora colpevolmente, e a volte arriva perfino a negare, la miriade di femminicidi che avviene tutti i giorni ad opera dei nostri connazionali.
Ecco perché non vi credo, quando gridate ai quattro venti che il burqa rappresenta un'inaccettabile violenza contro le donne islamiche: perché dite una cosa -talora- giusta, ma la dite da una posizione di assoluta malafede.
Altrimenti, una volta ogni tanto, vi degnereste di spendere qualche parolina anche su tutte le altre.

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