27 maggio 2011

La democrazia richiede maturità socio-culturale


Hai ragione Ale, ci vorrà molto tempo per riparare i danni culturali (se si può usare la parola cultura) che hanno prodotto quella roba che una volta venuta alla luce resiste a lungo e che poi cadrà sulle nostre spalle.
Contestualmente, però, serve anche tempo per imparare a confrontarsi in una lingua, qui sì, socio-culturale comune. Un linguaggio che permetta di comunicare gli uni con gli altri per proseguire il cammino insieme. Tu sai quanto mi interessi di questo, della realizzazione della piena uguaglianza come richiede l'art. 3 della Costituzione e della parità di accesso alle opportunità. Credimi: conciliare mentalità che provengono da ordinamenti giuridici così diversi rispetto al nostro è molto difficile. Ci sono migranti che arrivano da paesi autoritari e altri che non hanno alcuna conoscenza di regole e di come si vive nei paesi (da noi definiti) "democratici". Altri che provengono da aree senza struttura statale, dove più che ogni altra cosa, si soffre la fame. Mi prenderò le vostre critiche, ma sino ad ora ho visto tentativi di protagonismo personale, vittimismo, rifiuti pregiudiziali verso la collaborazione (in parte comprensibuili perchè sono stati sfruttati per tutta la vita e ogni oltre oltre), incapacità di mediare e antagonismo 'per principio'. Così non si va molto lontano.
Il cammino è in ogni caso lungo e doloroso per tutti, ma ineluttabie. Oggi esistono, almeno a Milano, una miriade di piccole associazioni miste o di comunità di migranti legate dalla provenienza o dalla fede. Non c'è ancora un leader, manca un filo conduttore che unisca queste piccole isole separate con i ponti che le devono avvicinare.
Putroppo in tanti casi manca anche la voglia consapevole di doverlo fare insieme, italiani e stranieri. Per onestà, manca da entrambe le parti.

4 commenti:

  1. Su una cosa dovremmo convenire tutti credo. Che un terreno comune di convivenza tra popoli e fedi diverse qui in Italia come negli altri paesi "occidentali" debba poggiare senza dubbio sui valori di libertà individuale, di laicità dello Stato, di tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, di rispetto della dignità umana, di libertà, di democrazia, di uguaglianza, di Stato di diritto, di rispetto dei diritti umani e soprattutto di libertà di pensiero e di espressione. L'adesione a questi valori deve essere preliminare a qualsiasi tentativo di confronto, altrimenti ci sarà solo contrapposizione.

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  2. sottoscrivo ogni parola. tuttavia temo si debba partire da un passo indietro: quei valori, sono in parte sconosciuti ai nuovi arrivati...

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  3. Si infatti, e si deve fare molto affinchè li recepiscano e li antepongano ad una fede cieca e purtroppo molto spesso veicolo di violenza e ignoranza

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  4. Una sensazione cheho avuto spesso parlando con immigrati o sentendoli parlare è stata quella di avere davanti persone "sulla difensiva". Con la preoccupazione di non voler dire troppo, di difendere se stessi e la propria cultura senza esporla, di voler in qualche modo compiacere chi stava loro davanti evitando di dargli contro, vuoi per non essere giudicati, vuoi per quieto vivere continuando a farsi i propri.
    Secondo me la prima cosa da fare è gettare le basi di fiducia reciproca, per un confronto, per mettere in tavola, da ambo le parti, ciò che non è negoziabile. Da lì poi partire.

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