27 maggio 2011

Quelli che "a me non succederebbe mai"

Sembra una cosa impossibile, dimenticarsi un figlio in macchina sotto al sole battente e ritrovarlo soffocato dopo qualche ora.
Sembra impossibile, eppure succede: e non succede solo a qualche svalvolato, ma anche a persone con del sale in zucca, con un lavoro serio e con delle responsabilità.
Ogni volta che leggo una notizia del genere, oltre allo strazio per il dramma terribile che mi ritrovo sotto gli occhi, finisco per formulare sempre lo stesso pensiero: dire "a me non succederebbe mai" è sempre una puttanata pazzesca.
Chi ha l'abitudine di farlo, chi sostiene con disinvoltura che qualcosa -qualsiasi cosa sia- a lui non potrebbe mai accadere, o non ha mai riflettuto attentamente su quello che sta dicendo, o è molto ingenuo, oppure è in malafede.
Io, da parte mia, non riesco a non pensare che una cosa del genere, così come un'altra miriade di fatti apparentemente assurdi, potrebbe succedere anche a me.
E che diffido di chiunque sia disposto a sostenere il contrario.

40 commenti:

  1. Io non posso giudicare: quando avrò figli dovrò pensarci

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  2. Condivido e aggiungo che così, non dando per scontato di essere immuni, è più facile evitarlo, perché si tende di più a stare all'erta.
    Uno che è stato molto importante per me fece la seconda guerra mondiale da americano pacifista, volontario nella croce rossa, seguendo l'avanzata delle truppe dall'Africa, all'Italia, a Bergen Belsen, diceva che nel campo di concentramento non aveva scoperto la mostruosità dei nazisti, ma l'orrore proprio, l'abisso cui in certe condizioni sarebbe potuto arrivare come essere umano.

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  3. facciamo un distinguo. la fatalità per cui accade la disgrazia proprio mentre, incolpevole, eri distratto, o ti stavi rilassando un attimo, quella può accadere. ma i casi di specie hanno origini ben diverse: qui siamo di fronte al caso di due genitori che, evidentemente, per ore non sono stati nemmeno sfiorati dal pensiero dei propri figli, altrimenti gli sarebbe venuto in mente dove stavano, e sarebbero andati a salvarli. che cosa può riuscire a distogliere la mente di un genitore dal pensiero della persona che hai messo al mondo, che ti è affidata e che da te dipende in maniera totale?
    facciamo anche caso che non si tratta di due drammi della povertà: in entrambi i casi si trattava, mi par di capire, di famiglie senza problemi economici o di lavoro; quindi persone che ai miei occhi non trovano nemmeno la giustificazione di essere costretti ad abbandonare i figli, altrimenti non avrebbero di che sfamarli. la giustificazione che la madre della piccola elena ha pubblicamente fornito al marito ("non ci si ferma mai") non giustifica solo un uomo che evidentemente era arrivato oltre il limite delle proprie possibilità psicofisiche, ma giustifica anche una condizione comunemente accettata e a cui soggiacciono in molti, ma che io trovo insensata, per cui per poter avere di più (ma spesso anche soltanto per arrivare a fine mese) si costringono a ritmi di vita insostenibili. lo stress uccide, e a quanto pare uccide per primi i più deboli. ma domandiamoci anche se qualcuno non stia barattando un po' di benessere con un pezzo della propria umanità.
    ecco, sarò un ingenuo, ma io ho la convinzione che questo a me non succederà mai, no.

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  4. Il ragionamento di Ganfione non fa una piega.

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  5. non mi sento di giudicare i fatti, tanto meno i pensieri per cui non oserei mai asserire: "per ore non sono stati nemmeno sfiorati dal pensiero dei propri figli"
    diciamo che per ore hanno pensato che i figli fossero al sicuro all'asilo, diversamente non si potrebbe parlare di dimenticanza ma di omicidio premeditato...

    e probabilmente anche il secondo padre "distratto" sentendo la prima disgrazia avrà pensato ingenuamente come Ganfione che questo a lui non sarebbe successo mai

    Piuttosto con l'invasione di auto e la carenza cronica di parcheggi mi chiedo come possa passare inosservato per ore un bambino chiuso in macchina.

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  6. Macheccazzo dici? Far fare una fine così atroce ad una creatura di 22 mesi può succedere solo ad un egoista testadicazzo come si è dimostrato dopo i fatti di teramo.
    Se queste non sono dichiarazioni da pezzo di merda io non lo so,so soltanto che dopo la nascita di mio figlio,constatato che non sarei riuscito a stare vicino alla mia famiglia.Ho venduto la mia attività.Risultato addio ai soldi ed alle cose superflue (ci si accorge solo dopo,cosa siano le cose superflue).
    Però sia io che mia moglie riusciamo a stare con nostro figlio,senza delegare nessuno alla sua custodia,e vi assicuro, che quando un bambino è sotto la responsabilità di un genitore che mette il proprio amore per i figli davanti a tutto il resto queste cose non succedono.
    Perchè nessuno di noi ha espressamente chiesto di essere messo al mondo ed è quindi responsabilità di un genitore la vita del proprio figlio e questa responsabilità è tanto maggiore quanto più piccolo è il figlio,non ci sono scuse,non ci sono attenuanti,quei bambini sono morti tra atroci sofferenze per essere stati abbandonati,trascurati,dimenticati,neanche fossero stati un mazzo di chiavi.
    Scommetto che se avessero dimenticato un costosissimo aggeggio elettronico che squilla fa le foto e si connette in internet,se ne sarebbero accorti dopo tre massimo quattro minuti.
    Ecco le dichiarazioni della madre della bimba.
    In serata Chiara Sciarrini, la madre della bambina, all'ottavo mese di gravidanza, ha rotto il silenzio. Per dire - in un'intervista
    a SkyTg24 - che quello che è successo a Lucio Petrizzi, il padre di Elena, "può capitare ad ognuno di noi, perché non ci si ferma mai". La donna ha voluto rilasciare una dichiarazione un po' per sciogliere l'assedio di giornalisti e telecamere davanti all'ospedale, ma anche "per urlare al mondo intero l'amore del mio compagno verso la figlia". Lui "padre esemplare", non si fermava mai perché si preoccupava di me, della mia gravidanza e della piccola Elena. Tutto doveva essere perfetto e io non mi dovevo preoccupare. Lui doveva accompagnare Elena all'asilo e io rimanere a casa a riposare. E intorno a tutto questo c'era da pensare al lavoro, alle responsabilità, alla casa appena costruita...".
    IL LAVORO,LE RESPONSABILITA' LA CASA APPENA COSTRUITA. Giustificano o rendono comprensibile la morte atroce di questa bimba.Vabbene vabbene
    mavvài a cagare va!Te e metilparaben!!

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  7. non ho figli ma dire che "potrebbe succedere anche a me" è un po' troppo. Forse sotto l'effetto di stupefacenti. Ma figlio, moglie, cane, canarino o tartaruga in macchina non li dimenticherei di certo...

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  8. Niente giustifica o rende comprensibile la morte atroce di questi (e di tanti altri, purtroppo) bambini. Nemmeno io ho mai dimenticato i miei figli in macchina e penso che oltre a quella dei figli questi genitori, di cui non sappiamo nulla e che, ripeto, personalmente non mi sento di giudicare - il che, attenzione, non corrisponde a giustificare - hanno spezzato anche la propria vita...
    Beato chi riesce ad avere tante certezze

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  9. @ada: qualche certezza, ogni tanto, bisogna pure avercela. e anche se non ne condivido i toni, condivido il pensiero di spazzolone. il lavoro? le responsabilità? la casa appena costruita? ma chi ti ha obbligato a farlo? e in questa situazione così pressante, chi ti ha ordinato di mettere al mondo altre persone? la differenza tra i bambini e i genitori (a parte la superficiale considerazione che i secondi sono ancora vivi) è che i genitori potevano scegliere.

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  10. Vi sopravvalutate troppo. Restate con i piedi per terra che e` meglio. Il nostro cervello non e` una macchina infallibile, l'errore fatale e` dietro l'angolo.

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  11. @ada
    Machette stai a inventà?
    prendersi cura dei propri figli responsabilmente e metterli davanti al lavoro alla casa e alle cose superflue non sono "tante certezze"
    Diventano tante certezze quando si accetta di vivere una realtà fatta di tante cose inutili e superflue.
    E non è beato colui che riesce ad averle,no è uno che si fa il culo e si mette in gioco in prima persona,e negarlo come fai tu significa mettere nel bilancio familiare tragedie come questa e sopravvivergli.
    Per mia fortuna non sono uno screanzato altrimenti ti avrei indirizzato tanti di quegli improperi da far impallidire.

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  12. Scusate, vorrei spostare un po' il tema: a me sembra evidente la scala di priorità che muove queste persone, dove la casa e la figlia e l'efficenza tuttofare e un po'delirionnipotente stanno sullo stesso piano, ma il problema è che loro non ne sono affatto consapevoli, loro sono convinti del contrario, cioè di amare incondizionatemente i loro figli e, quindi, non si sarebbero mai ritenuti capaci di una "dimenticanza" fatale. Il fatto è che questa "dimenticanza" c'è stata, allora la domanda è "perché?". Certo, la risposta possibile fa rabbrividire, ma la pietà è obbligata dal fatto altrettanto certo che questi genitori non sono consapevoli della loro condizione.

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  13. le tante certezze in questo contesto le ha chi giudica persone di cui non sa nulla

    se a non capacitarsi di ciò che hanno fatto sono le persone stesse che hanno agito è probabile che abbiano dei problemi che manco loro sapevano di avere, altrimenti si sarebbero fermati/curati.

    ed ha ragione Mattia: purtroppo l'errore fatale è sempre in agguato, per tutti, non a caso la principale causa di morte tra i bimbi sono gli incidenti domestici...

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  14. @Ganfione
    Essì i toni i toni....si accendono alle volte,
    ma sono estranei al concetto.
    Quindi prendere le distanze da loro può essere anche inutile.
    Comunque il tuo primo commento era l'esatta copia del mio pensiero appena letto il post,magari proprio la copia no,il mio pensiero conteneva qualche parolaccia in più,ma che ci vuoi fare?Io sono spazzolone e vivo in un secchio pieno di merda!

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  15. sentivo per radio stamane che in America ci sono norme che cercano di prevenire queste tragedie: dal pelouche da collocare sul sedile anteriore, a seggiolini intelligenti che fanno partire l'allarme se il conducente scende dalla macchina e la chiude, lasciando il bebé in auto

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  16. Cioe' fatemi capire:
    esco di casa con il bimbo di 2 anni, che presumibilmente parla e interagisce, lo metto in macchina per andare all'asilo e poi...
    poi vado al lavoro e me lo dimentico?
    Se esco di casa con mio figlio sta sicuro che non me lo dimentico!

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  17. @ada: giudico (se il verbo è lecito, e ammettiamo di sì) in base ai fatti e alle dichiarazioni dei diretti interessati. quello che rigetto sono il concetto che "può succedere a chiunque" (a me non è mai successo niente di nemmeno lontanamente paragonabile. avrò solo avuto culo?) e anche l'indicazione del padre di elena come "genitore esemplare". esempio di che, qualcuno mi spiega?

    @spazzolone: anfatti. ma a volte sai com'è, la forma fa anche un po' di sostanza.

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  18. Io invece quoto Metilio parola per parola. E sono un padre che per il primo anno di vita del figlio si svegliava tutte le notti con l'angoscia (infondata) di essersi addormentato lasciando il bimbo nel letto con lui col rischio che cadesse. Ma la vita è complessa, e se spazzolone ha scelto di vivere nelle caverne, di pura elemosina, rimirando la propria progenie 24 ore al giorno, senza assumersi le normali responsabilità di adulto, sono fatti suoi, ma mi sembra un comportamento squilibrato. Nessuno vuole giustificare la dimenticanza fatale del genitore, ma fare un lavoro, avere cose da fare durante il giorno sono la vita normale. Non mi pare che la scelta sia tra fare così e avere dei figli. Le cose sono conciliabili, e quello che è successo è un semplice incidente, paragonabile ai tantissimi che costano la vita a bambini in casa o in macchina. Se vi piace sentirvi superiori accomodatevi, ma mi sembra un atteggiamento inutile. Molto più utile invece mi sembra studiare dei rimedi a queste distrazioni, come quelli citati in un commento precedente.

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  19. @paola: la libertà di autodeterminarsi ha evidentemente un prezzo: non si può certamente imporre a nessuno una sorta di "patente da genitore", quindi dobbiamo convivere col fatto che quasi tutti i genitori combineranno guasti, a volte anche irreparabili. nondimeno, non posso accettare che fatti del genere non vengano stigmatizzati come eccezionali ed esecrabili con l'unica argomentazione che "può succedere". siamo sicuri che i padri dei bambini morti non abbiano mai ricevuto segnali di "avvertimento" che stavano per giungere al limite? lo dico perché non credo che si arrivi a un punto di rottura così, di punto in bianco, e perché a me è capitato di averlo, un avvertimento, e da allora ho un atteggiamento diverso verso la vita e le cose; ma avrei anche potuto infischiarmene, e combinare danni ben più gravi. allora, avrei potuto solo difendermi con "può capitare"?

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  20. @enrigoletto: un semplice incidente? tipo lasciare il latte sul fuoco? suvvia. la vita è complessa, se uno vuole che sia complessa. e comunque, se uno vuole giocare un gioco complesso, dovrebbe essere certo di essere in grado di giocare; certo, può anche fare una prova, ma quando la tua "prova" comprende il giocare con la vita altrui, io non ci sto più. questo ti sembra equilibrato?

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  21. Ganfione, le avvisaglie te le stai inventando tu. Molto più probabilmente non era mai successo a questi due padri nulla che lasciasse presagire. Ed è capitato un terribile incidente, che nessuno giustifica, ma cui temo nessuno può vantarsi di essere immune (o meglio può benissimo vantarsene, ma manca la controprova). E il latte sul fuoco è una cretinata, che ti pregherei di non mettermi in bocca. Alludevo infatti ovviamente ai tantissimi incidenti mortali che capitano nelle case a bambini, come ad adulti. Tutte persone che si disinteressano dei loro figli? O di loro stessi? Tutti con segnali di preavviso trascurati?

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  22. Io dopo due figli e 5 anni dormendo 3 ore al massimo a notte, e anche quelle con minimo 4 interruzioni a botta, prima ho dormito un po' di più e dopo aver recuperato così facendo dei neuroni mi sono resa conto di come stavo messa e soprattutto mi sono chiesta come sia stato possibile che in questi anni io abbia mandato avanti una famiglia, un' agenzia e me stessa senza che avvenissero disgrazie.

    Un padre che pensa di aver lasciato il bambino all' asilo, specialmente se il bambino sta sul seggiolino dietro e dorme, quindi non lo senti, mentre corri in giro per la città tra un obbligo e l' altro e con il pensiero di quello che devi ancora fare, si, mi sembra plausibilissimo e sarebbe potuto capitare a noi 1000 volte (a parte che li spostavo in bici).

    Un padre che va a lavorare pensando che tanto il bambino dorme e non se ne accorge mi sembra invece un errore dovuto alla mancanza di alternative e qui torniamo a un problema generale: in Italia, dove tutti i politici pluridivorziati pare abbiano tanto a cuore la famiglia, che servizi e assistenza ci sono per le famiglie che lavorano? Con pochi posti nei nidi comunali e costosissimi a quelli privati? Qui i figli cara grazia se li puoi lasciare nella nursery dell' Ikea.

    E detto questo pure io di primo acchitto mi sono detta: ma come cazzo si fa a lasciare un bambino addormentato in macchina per più di 10 minuti, ma appunto, le disgrazie possono veramente sccedere a tutti, specie se sei stanco e hai dei pensieri. Poi che ci siano al mondo persone riposatissime, sempre lucide, onnipotenti e che sanno come si vive e lo devono spiegare agli altri, come emerge da questo commentario, be, posso solo rallegrarmi con loro.

    A me dispiace invece profondamente e con partecipazione a chi i figli li ha persi per disgrazia o stanchezza o qualsiasi altro motivo.

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  23. premesso che dire "a me non succederebbe mai" non ha senso, ovviamente

    ma la maggior parte dei commenti vanno oltre l'assurdo, sfiorano l'incapacità di intendere e di volere

    se un chirurgo lascia le pinze nella pancia di un paziente e questo muore è una dimenticanza? un incidente?
    no, è un omicidio colposo come nel caso del padre che lascia il figlio a bollire in macchina per dieci ore

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  24. io credo che l'unico modo per avere una buona (non assoluta) possibilità che una cosa non succeda sia proprio quello di prefigurarsi che possa succedere, immaginarlo. dire "a me non succederebbe - succederà - mai" è pericoloso, più che ipocrita o altro

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  25. @enrigoletto:
    Nelle caverne senza avere altro da fare che rimirar la prole?
    Ecco le conclusioni di chi giudica superficialmente,o no?
    ho solo detto di aver venduto una attività fiorente ma troppo impegnativa per potere educare un figlio(specialmente coi tempi che corrono) al massimo delle possibilità.
    No,non vivo nelle caverne e il giorno ho anche tanto da fare,ma con mia moglie siamo riusciti a prezzo di molte rinunce e molti sacrifici,a condurre una vita non frenetica e non scadenzata dai tempi sincopati come succede oggi alla maggior parte delle persone.
    Abbiamo limitato le "esigenze" elimininando in toto quelle indotte.
    Questo ci permette di vivere in armonia con noi stessi e ci evita le nevrosi delle quali il mondo è impestato.
    E tu dove vivi?

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  26. e non basta, nel senso che immaginarsi il peggio non ha impedito che mio figlio si rompesse una gamba a 17 mesi, mentre stavo andando a prenderlo dove stava perché era potenzialmente pericoloso...

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  27. @stealthisnick, certo che è un omicidio colposo, non c'è altro modo di definire il grado di responsabilità. Ma lo definireste un incidente? come quello di chi non si accorge che il proprio figlio si sta arrampicando sul davanzale e si sta precipitando di sotto? e guardate che anche in quel caso potrebbe, dico potrebbe, ravvisarsi un certo grado di responsabilità penale. Quello che sarebbe diverso è, come dire, il retroterra di accudimentalità. E' quello, che ci lascia sgomenti in questo caso: come è possibile dimenticarsi, non la cartella con il proprio lavoro, ma il proprio figlio? Non è un'accusa, è una domanda, e le risposte, se permettete, mi sconcertano.

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  28. ripeto: l'incidente può capitare, è umano, è nella natura delle cose. è il motivo per cui capita che mi fa rabbrividire, e il fatto che una vita stressante possa diventare una giustificazione per un omicidio colposo (perché di questo stiamo parlando). occhei, niente avvisaglie. un genitore attentissimo, scupolosissimo e sempre presente a se stesso si dimentica di avere un bambino in auto e va a lavorare. non fa una grinza.

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  29. Non ho certezze, ho una figlia, entrambi lavoriamo e cerco di capire.
    Per evitare cadute accidentali abbiamo messo protezioni alle finestre e cancelli alle scale. Non lasciamo la bimba sola in una stanza di giorno, di notte è sempre accesa la radio.
    Il seggiolino dell'auto lo abbiamo scelto valutando i test comparativi di sicurezza.
    Chi di noi accompagna la bimba all'asilo poi telefona o manda un sms all'altro per conferma.
    Non siamo infallibili: abbiamo paura di sbagliare e per questo adottiamo quelle che ci sembrano misure di sicurezza ragionevoli.
    Ho imparato ad alzarmi almeno mezz'ora prima del necessario per fare tutto con calma e non far vivere mia figlia in un clima in cui regna la fretta.
    Non sacrifico ore di sonno, semplicemente la sera non guardo cazzate in tv e vado a letto presto. Tra le rinunce che ho deciso di fare è quella che pesa meno.
    Non posso giudicare un caso particolare, naturalmente, ma neanche me la sento di assolvere qualcuno quando sento che la giustificazione è che "andiamo di fretta". Andare di fretta spesso è una scelta di vita, a volte non lo è ma anche fare un figlio è una scelta. Si sceglie di fare un figlio o non farlo e quando si sceglie di farlo si sceglie che vita fargli fare.
    Mi guardo intorno e vedo genitori che regolarmente arrivano alla scuola materna di corsa con bambini stressati senza seggiolino e cinture di sicurezza, alcuni che mentre corrono dentro a "scaricare" il piccolo lasciano il più grande ad aspettare in auto con chiavi inserite e motore acceso, vedo mamme che lasciano "un attimo" il figlio in macchina per andare in un negozio ma un oggetto di valore in vista sul sedile probabilmente non lo lascerebbero, al parco ho visto mamme assorte nel chiacchiericcio perdersi il figlio che nel frattempo se ne'era andato per i fatti suoi.
    La vita è fatta di scelte, siamo liberi di fare le nostre scelte (prima tra tutte quella di procreare o no) e siamo responsabili delle conseguenze delle nostre scelte.
    No, direi che non me la sento di giustificare.
    Non giustificherei neanche me stesso.

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  30. Anch'io sono stata dimenticata da mio padre. Con la differenza che era inverno e io avevo 12 anni. Doveva venire a prendermi, non è mai arrivato e io sono rimasta ad aspettarlo in strada, al buio, per ore. Finchè mi sono decisa a raggiungere un telefono pubblico e a farmi viva chiamando mia mamma a casa. Non me la sento di giudicarlo, è sempre stato un ottimo padre, premuroso e attento, si è SEMPRE preoccupato prima di me e di mio fratello che di sè stesso, anteponendo il nostro bene a qualsiasi altra cosa. Cosa gli sarà successo in quelle ore di black out in cui mi ha dimenticata? Non lo so davvero. Ma non credo che per questo sia un padre peggiore. Evidentemente, può capitare.

    Lu

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  31. A me sarebbe potuto succedere. Ho tre figli. E so quanto si è stanchi e rintronati quando non si dorme abbastanza. A me per fortuna non è successo. Penso con compassione a quei poveri genitpri che passeranno la vita a rimproverarsi.

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  32. Trovo raccapricciante la capacità di certuni di ergersi a giudici e spiegare agli altri come si devono vedere le cose, senza un minimo di empatia, di ragionevole dubbio o di capacità d'immedesimazione nel prossimo. Se questa è la civiltà, smetto di essere stupita di quel che sta succedendo in questo paese - e non solo.
    Descartes diceva "cogito, ergo sum", una frase che si presta a molteplici interpretazioni. Quella classica, del tipo "il fatto che penso dimostra che esisto", ma anche quella semantica, ovvero che è la riflessione che dimostra la nostra esistenza, ed è cogitando, cioè compiendo l'azione di pensare, che esistiamo. Ho sempre trovato questa seconda interpretazione, sebbene tristemente onirica, molto rassicurante. Perché?
    Perché mi sembra evidente che voi signori che vi mettete da qualche parte in alto a giudicare, voi che siete così sicuri che non sbagliereste, voi che avete capito come funzionano le cose, come ci si comporta nei confronti della società per crescere un figlio, voi che sapete spiegare al prossimo come funziona la gente ai giorni nostri, voi che avete capito come prendervi cura correttamente di un bambino, voi... voi sicuramente NON pensate. Quindi non esistete.
    E MENO MALE.

    Pensare vuol dire porsi domanda, coltivare dubbi e incertezze, ingoiare interrogativi e cercare risposte. Qui ho visto alcuni commenti intrisi di questa straordinaria capacità che rende l'uomo un pochino diverso dagli altri animali, e poi ne ho visti altri grondare sicurezze e ottusità assoluta.
    E' scientificamente e logicamente provato che chi non pensa commette più errori. Perciò vi annuncio che voi, che andate affermando che non sbagliereste in questo modo, siete i prossimi più probabili baby-killers. Più probabili persino di Metilparaben, e scusate se è poco.

    Tengo a fare una precisazione: io non giustifico quei genitori, non giustifico le loro scelte di vita, la loro maniera di occuparsi dei loro figli, non giustifico niente niente. Non mi interessa neanche condannarli, perché entrambe le cose significherebbero che devo schierarmi, e dunque emettere un giudizio. Che, accidentalmente, è esattamente la cosa che non ho la minima intenzione di fare. Penso che il punto, e forse tra le righe anche il messaggio di Metilparaben, o almeno quello che io ci ho letto, è proprio che non ha senso giudicare un evento del genere e i suoi protagonisti, né a ben guardare alcun evento in generale. Voi che avete capito tutto della vita avreste dovuto arrivarci prima, però...

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  33. @tzuzzy: reprimo l'istinto a farmi una sonora risata e ti rispondo che non ho la pretesa di insegnare ad alcuno come si tira su un figlio (nel caso di specie, poi, mi pare che arriverei fuori tempo massimo); quello su cui ponevo l'accento era il fatto che si possa sostenere che la fretta, lo stress e il logorio della vita moderna possano fornire una giustificazione per una negligenza grave. tu che pensi dunque scrivi, avresti anche potuto leggere, prima. quanto alle persone, mi pare evidente che sopravvivere al proprio figlio, morto a causa loro, sia una punizione addirittura dal sapore biblico. c'è poco da schierarsi.

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  34. M'avete incuriosito.
    Quasi quasi metto al mondo un figlio per vedere se mi capita di scordarmelo in macchina.

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  35. @tzuzzy
    allora se non esistiamo per chi l'avresti scritta tutta sta tiritera?

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  36. @Spazzolone, per farvi cominciare? Scherzi a parte, non mi piace il tono neanche suo, ma trovo sostanzialmente più che giusto quello che scrive nullafacien_tzuzzy. Per quanto ami la teoretica, in questo caso lascerei perdere e mi fermerei a un paio di considerazioni il più possibile vicine ai fatti. Premesso che qui nessuno discute del fatto che si tratti concretamente di omicidio colposo, la questione, stringi stringi, è non solo il senso di giudicare qualcuno in generale (cosa che ritengo inconsistente ma capisco non sia autoevidente), ma quello di voler giudicare qualcuno cui è capitato di fare qualcosa contro la propria volontà. Per errore.
    Mi pare una semplice constatazione: a degli esseri umani capita di non riuscire a fare quello che vogliono, spesso, anche quando ci tengono enormemente, anche quando sono esperti e concentrati, anche se queste cose servono chiaramente a diminuire i rischi. Anch'esse, comunque, non sono doti che si scelgono di avere: si coltivano, ma a seconda di tantissimi fattori sono facoltà che possono soccombere davanti alle circostanze.
    Personalmente, credo sia sbagliato giudicare sempre, ma capisco non si capisca. Però, anche volendo giudicare eticamente, si deve fare il contrario della legge, cioè si fa il processo solo alle intenzioni: se fai di tutto per capire apertamente i problemi, cerchi in ogni modo di elaborare e attuare le soluzioni davvero migliori possibili e dintorni, che tu ce la faccia o no, eticamente non ti si può dire niente.
    Di converso, la legge aiuta a capire dalle aggravanti e dalle attenuanti il risvolto etico: se il padre si fosse calato un acido o tirava strisce sul cruscotto, allora sarebbe stato particolarmente irresponsabile e bisognerebbe chiedersi molte cose sul contesto, ma di certo, volendo parlare di colpe, questo sarebbe un esempio. Sempre che fosse in grado di intendere e volere, in caso contrario ci sarebbe da interrogarsi (continua)

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  37. (continua dal precedente) ci sarebbe da interrogarsi su altrui responsabilità. Ma ci possono essere anche molte attenuanti nella vita di una persona tali da renderla, credo ciascuno più spesso di quanto non pensi, momentaneamente non del tutto in grado di intendere e di volere.

    Effettivamente non troverei così stridente che, se si sapesse di aggravanti di qualche tipo, molti additassero la degenerazione dovuta al "dilagare" di quelle aggravanti. Ma così, senza saper nulla, mi pare come voler dire che di certo, riguardo a qualcosa, qualunque siano le circostanze, non solo si può, ma addirittura si deve essere in grado di riuscire a fare quello che non si vuole fare. Cosa che, francamente, non mi pare un'idea di umanità realistica.

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  38. Ma perchè secondo te qual'è la differenza tra l'assenza di responsabilità,dovuta dall'assunzione di farmaci o droghe vietate,e ridursi ad una condizione di stress tale da combinare questi pasticci?

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  39. Be', se le droghe le assumi involontariamente non c'è differenza, così come se a impazzire per lo stress ti ci metti tu e non sei forzato dalle circostanze. Davvero non vedi una differenza etica fra un camionista che ammazza della gente perché guida stravolto, magari pure strafatto di coca, mosso dal bisogno di lavorare oltre i limiti per poter andare avanti a sopravvivere e uno che si pippa una striscia per divertirsi e si fa pure una pippa al volante? L'effetto è lo stesso, ma ammettendo che siano entrambi in grado di intendere e volere, la differenza a me pare evidente. Se vuoi descrivo e argomento, ma mi pare che basti pensarci un attimo, no?

    Poi chiaro che certe sostanze possono dare dipendenza e compromettere la facoltà di intendere e volere, ma a prescindere da cosa dice la legge (che mi pare ci provi male), se c'è qualcuno che dà segni di squilibrio pericoloso la società deve tutelarsi. Invece purtroppo, senza voler entrare nei casi specifici che non conosco, da ogni punto di vista, tanto economico, che culturale e politico, mi pare evidente che l'ambiente sociale induca molti ad annaspare in condizioni in cui la necessaria lucidità viene a mancare (per inciso, direi a tutti, perché è chiaro che quando c'è un problema di metodo, c'è bisogno di trovare metodi che funzionino, mentre di questo non si preoccupa nessuno, mentre ci si limita a impegnarsi, o tifare, o almeno compiacersi quando a gestire l'applicazione di metodi rovinosi finiscono brave persone).

    Anche senza andare sempre alla radice ultima dei problemi, mi pare chiaro che, se un problema c'è, non è tanto chi sbrocca fra quelli che rischiano, ma le condizioni che possono portare brave persone, o comunque persone normali, a sbroccare.

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  40. io mi trovo profondamente in disaccordo con te, Metil.
    Mi riallaccio all'esempio di Stealthisnick.
    io studio medicina e vi assicuro che una operazione "semplice" come un bypass coronarico dura 4 ore. 4 ore in piedi, all'erta a ricucire un tessuto di pochi millimetri con un ago così piccolo da dover essere maneggiato con le pinzette. Pensate se le ore fossero di più,se il chirurgo quel giorno avesse la madre morente o una crisi matrimoniale da affrontare,se ci fosse qualche leggera variabilità anatomica a complicargli il lavoro,se fossero le 8 di sera e quella fosse la 5 operazione della giornata... Potrei io,apprendista chirurgo,che anche se stavo là solo ad assistere senza fare un beato cazzo,ero stanchissima quando lo stavano a richiudere, difendere il chirurgo se fa un punto sbagliato provocando potenziali complicanze cliniche? certo che no,il dovere di quel chirurgo è stare attento fino all'ultimo momento,fino all'ultimo punto di sutura sul petto e non si può sbagliare,non si DEVE sbagliare, la medicina si basa sul rapporto medico-paziente e questo rapporto ha le radici nella certezza del paziente che,salvo l'imprevedibile,non ci saranno errori.
    Funziona così negli ospedali, negli asili, nelle scuole, nei cantieri e in qualsiasi ambito dalla società in cui qualcuno è pagato per fare qualcosa che potrebbe procurare, anche indirettamente, un danno irreversibile alle persone che usufruiscono del servizio.
    Sarà la deformazione professionale che dicevo prima, sarà che da adolescente mi hanno spesso rubato la borsa e quindi me la porto appresso ogni volta che mi sposto anche al pub per andare al tavolo vicino a salutare degli amici, sarà che a Tor Vergata, dove studio, se lasci qualcosa di valore in auto ti spaccano i vetri per prenderla e quindi ho l'abitudine di controllare sempre di non aver lasciato nulla, sarà che certi miei problemi di salute mi renderanno difficile rimanere incinta e quindi, semmai avrò un figlio, gli vorrò bene più del mio lavoro, dei miei soldi, della mia vita, io lo dico: "a me non potrà MAI succedere".
    P.S: se fosse successo in inghilterra,dove su queste cose sono molto severi, gli avrebbero probabilmente tolto la patria potestas sul nascituro e dico che non avrebbero del tutto sbagliato...

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