11 maggio 2012

Non sarebbe la prima volta

Quando uccidevi,
favorendo il potere,
i soci vitalizi del potere,
ammucchiati in discesa
a difesa della loro celebrazione


(Fabrizio De André
"Sogno numero due"
da "Storia di un impiegato"
1973)


Io lascerei perdere, dandole per implicite, le ovvie formule di condanna del terrorismo, e mi concentrerei piuttosto su una riflessione di taglio diverso: quando il potere è in difficoltà perché il suo consenso diminuisce a vista d'occhio, mettersi a sparare produce quasi inevitabilmente l'effetto di terrorizzare la gente e indurla a rimettere nelle mani di quel potere la propria urgenza di sicurezza.
A meno che, naturalmente, la rivoluzione armata non acquisti una massa inerziale così imponente da capovolgere completamente la situazione e prendersi tutto il banco: cosa che negli anni '70, tanto per fare l'esempio più recente, non è accaduta, complice il fatto che il potere reagì all'attacco dell'eversione con il cinismo di chi strumentalizza la violenza altrui a proprio vantaggio.
Questo mi viene da pensare, oltre al fatto che sparare non mi appartiene come metodo politico e quindi è una pratica che disapprovo, leggendo di un ipotetico ritorno della lotta armata: che finirà per serrare i ranghi del potere, ricompattarlo e quindi rafforzarlo, anziché distruggerlo.
Credetemi, non sarebbe la prima volta.

8 commenti:

  1. Concordo.
    Però attenzione alla citazione di de Andrè, che descriveva in modo secondo me palesemente piuttosto affascinato il perdente bombarolo.
    Nella rivendicazione che circola c'è una componente di irrazionalismo fortissima e queste argomentazioni montanellianamente grigie non la smuoveranno di un millimetro. Se non è originale, è un falso scritto benissimo.

    Scialuppe

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  2. LA VIOLENZA AIUTA SOLO IL POTERE...AVEVA RAGIONE ERRICO MALATESTA.

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  3. Siederai dalla parte del torto di solito, ma questa volta sei decisamente da quella della ragione.

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  4. Ieri pensavo la stessa cosa, la violenza fortifica il potere. tanto però da rendermi sospettoso.

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  5. L'illusione che il potere possa essere sconfitto dalla violenza è dura a morire.
    La più nota vulgata del medievale Machiavelli secondo cui il fine giustifica i mezzi è talmente radicata nel senso comune che secoli di smentite faticano ancora a sostituirla con l'evidenza che la violenza (i mezzi) anche quando trionfa non produce il fine che l'aveva giustificata, ma solo un nuovo potere violento. Anche se ormai, per disgrazia o per fortuna, si limita a peggiorare il potere preesistente, almeno in occidente.
    Questa forma di machiavellismo (ben altro è Machiavelli) è ormai smentito quanto la superstizione, eppure chi lo applica, in qualsiasi campo, si ritiene molto, molto realista e non ne coglie tutto il tragico ridicolo. I mezzi predeterminano il fine, è solo questione di tempo.

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  6. Io dico solo questo: la violenza è l'ultimo rifugio degli incompetenti e degli stupidi. Non ha mai risolto nulla.

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  7. E a proposito di anarchici (veri o più probabilmente falsifalsi) De André, che anarchico forse era ma coglione no, cantava poi:
    "Certo bisogna farne di strada da una ginnastica di obbedienza
    fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza,
    però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni
    da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni!"
    Ecco, gli anarchici dovrebbero ormai aver capito che ad un potere abbattuto ne segue sempre un altro con cui fare comunque i conti, democraticamente o no.

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  8. @ Rainbow: premesso che non sto difendendo l'attentato di Bologna, dire che la violenza non ha mai risolto nulla è una vera e propria falsità storica.
    Senza la violenza saremmo ancora sotto il nazismo (che non si sarebbe certo potuto sconfiggere con i sit-in e gli scioperi della fame).

    Scialuppe

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