20 dicembre 2006

Sono un pirata, sono un signore

A beneficio di coloro che ieri sera avessero perso la puntata di Porta a Porta, trascrivo letteralmente, con qualche licenza utile a renderne l’accento ispanico, gli interventi del Cardinale Javier Lozano Barragan.
“Veda, io penso che tutti vogliamo il bene di Welby, tutti, però il problema è sapere cosa è il bene per il Welby in questo momento, e vedo secondo la discussione che si sta facendo in questo momento che tutto dipende della visione antrolopogia di ognuno: uno ha una visione antropologica ics, un altro una visione antropologica zeta, e quelle visioni tante volte sono inconciliabili. Dunque la soluzione staccare o non estaccare l’espina di Welby è, penso che è, molto difficile mettersi d’accordo mentre non si faccia una riflessione veramente profonda sui pilari sui quali dipende la presa di opzioni in questo caso. La mia posizione, ja lei l’ha detto, sì alle cure palliative, sì alle cure palliative, no all’accanimento terapeutico e no all’eutanasia. Questo sì, però ripeto, questa posizione non è soltanto perché dobbiamo proibére, proìbere questo, vietare questo, no no no, è per una antropologia che rifletta su tre punti: la vita, y la sofferenza e la morte: se diamo noi una risposta chiaraa questi tre punti, allora possiamo prendere una posizione congruente”.
“Sì, la posizione della Chiesa sul testamento biolojico è che è molto accettabile quando nel testamento biolojico non si tratta dell’eutanasia, ma quando si tratta propriamente dell’accanimento terapeutico, e voglio sottolineare che l’accanimento terapeutico si deve avere delle idee chiare: accanimento terapeutico significarebbe le, l’uso di terapie inutile e sproporzionati nel malato terminale che non fanno altro che prolongare una penosa agonia; quando si tratta di terapie di questo genere la chiesa non accetta che sia obbligatorio metterli, assolutamente, e il testamento biolojico significarebbe rinunciare all’accanimento terapeutico”.
“Sì, però veda, qui propriamente non si tratta di interrompere la vita, ma se la vita è jà ormai receduta che cosa si interrompe? Se veramente si fosse in un’estato meramente vejetativo non si sta in uno stato umano, allora non si interrompe una vita che non c’è più: lì dobbiamo vedere, però i medici sono especialmente loro, bensì non soltanto loro, che debbono giudicare si questi, questa terapia che si fa con gli apparecchi, con quello che, che sia, sia inutile y sproporzionata. Se i medici e poi si, si loro e tutti quelli che sono, per dirlo così, in conoscenza di questo judicano che sono delle terapie inutili e sproporzionate, siamo di fronte di un accanimento terapeutico e non si toglie la vita, quello che si lascia soltanto è che la natura faccia il suo compito”.
“Guarde, quello che io dico è che si le terapie che si fanno con Luana sono inutili e sproporzionate, e soltanto quello che fanno è prolongare una penosa agonia, non sono nessuno obbligato a metterli. E’ quello che dico”.
“Guarde che noi coinsideriamo che nell’accanimento terapeutico si tratta di terapie, inutili e sproporzionati, ovvero, è vero, la, la idratazione e la nutrizione non sono terapie, e allora se questi tutti due non si possono, non si debbono sospendere, perché sarebbe propriamente un’eutanasia”.
Davvero illuminante: cosa aspettarsi, d’altra parte, da uno che ha messo insieme 200 pagine per dire che il preservativo non aiuta a combattere l’AIDS?

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.