«Nel caso Welby non si è trattato di omettere l’inizio delle cure, ma di compiere un’azione positiva per interromperle. Si è così determinata deliberatamente l’immediata e inevitabile morte del malato che avrebbe potuto sopravvivere a lungo».Per la serie: ma come, il divertimento era appena cominciato…
Ecco chi ,,,siamo gli assassini !!!
RispondiElimina>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Il tuo contatto è inutilizzabile,
vai su
salviamocarrara.splinder.com
Ciao
Certo, bella idea: una volta iniziata una terapia, non la si può interrompere. Complimenti,davvero.
RispondiEliminaCiao Metilparaben hai sentito l'ultima del Papa (ormai è da trattare tipo Pierino celeberrimo protagonista delle barzellette): "La Chiesa deve manifestare vicinanza, affinchè ci si possa sentire membri della Chiesa e amati da Cristo anche se si è in una situazione di difficoltà. (...) IN CASO DI FALLIMENTO OCCORRE APPROFONDIRE SE IL MATRIMONIO C'ERA O NO, E QUINDI VERIFICARE L'EVENTUALE CAUSA DI NULLITA'"...dopo che anche il suo ultimo compagno della coalizione, estremo difensore della famiglia, acerrimo nemico delle unioni gay è diventato un peccatore, scopriamo che il peccato di sciogliere quello che Dio ha unito (se sei importante e combatti con loro contro il comune nemico gay) in fin dei conti non è poi così grave e non è neanche peccato se sei qualcuno che conta. Siamo arrivati anche al PARADISO AD PERSONAM!!!
RispondiEliminaAdriano, non ci siamo arrivati adesso.
RispondiEliminaE' sempre stato così.
Il Papa l'avrebbe concesso anche a Enrico VIII, se la moglie da ripudiare fosse stata un'altra, e non Caterina d'Aragona.
A volte ho il sospetto che se il vaticano fosse coerente nelle sue esternazioni, Giovanni Paolo II sarebbe ancora in un letto di ospedale... Mah...
RispondiEliminaEsattamente: l'azione del medico ha agevolato l'attuazione della decisione di Welby di cessare il trattamento al fine di morire.
RispondiEliminaQuindi, in questo senso, ed anche su un piano giuridico, è corretto affermare che la condotta di Mario Riccio costituisce apporto causale all'attuazione della scelta di Welby di morire mediante interruzione della "cura" (come sembra confermato dalla formula di proscioglimento usata dal giudice, ossia "il fatto non costituisce reato", la quale designa sì l'assenza del dolo, ma anche l'esistenza del comportamento, e dunque del nesso causale, descritto nella figura di reato).
Ma il punto è proprio questo: se il paziente decide d'esercitare il proprio diritto, costituzionale e fondamentale, d'interrompere le cure, pur sapendo che questo lo porterà alla morte ed anzi magari volendolo, il medico curante ha il dovere non solo di astenersi dal continuare a prestaglierle, ma anche di compiere tutte quelle prestazioni funzionali alla migliore (id est: con meno sofferenza possibile per il paziente) attuazione di quel diritto (nel caso di Riccio, sedazione).
Insomma, una volta ammessa l'esistenza del diritto (ed il GUP di Riccio l'ha fatto, ma è una pronuncia, per quanto signifuicativa, che innescherà presunibilmente reazioni giurisprudenziali contrarie in altri casi analoghi), le conseguenze sono quelle, e sono ineccepibili.
E dunque, Casini, cosa cerca?
Ma chi cura la regia del nostro Parlamento? M. Night Shyamalan??
RispondiElimina@il libertario-> :-) visto. ma quale contatto è inutilizzabile?
RispondiElimina@illaicista-> da applausi.
@adriano-> ehhhh, da quel dì che ci siamo...
@francesco-> appunto.
@bleek-> eh già.
@emilio-> analisi ineccepibile.
@marino-> :-D