04 settembre 2008

Basta la parola

Non per infliggervi la rielaborazione di un post di ieri, ma non trovate anche voi che qualcuno(*), prima o poi, 'sta cosa dovesse dirla?
Ass.Coscioni: fronte clericale cerca di imporre battaglia di retroguardia, è necessario continuare a pronunciare la parola "Eutanasia" Dichiarazione di Alessandro Capriccioli e Josè De Falco, membri di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica L'articolo in cui Lucetta Scaraffia afferma che la morte cerebrale non è un elemento sufficiente a dichiarare la fine della vita umana è già stato confutato da chi possiede le competenze scientifiche per farlo; al di là dell'aspetto tecnico, tuttavia, emerge un dato politico chiarissimo e decisamente inquietante: il fronte clericale, pur di affossare la possibilità di disciplinare il testamento biologico, è disposto a muoversi nella direzione di dichiarare illeciti perfino i trapianti di organi. Si tratta di una strategia ormai collaudata: si sposta altrove il fuoco del dibattito, costringendo i propri avversari a una battaglia di retroguardia e scongiurando in tal modo la possibilità di affrontare la questione originaria. Non è improbabile, quindi, che tra qualche settimana ci si ritrovi a difendere i malati che aspettano da mesi un fegato o un cuore, battendosi per il rispetto di diritti che fino al giorno prima parevano acquisiti; e che tra qualche mese, andando avanti di questo passo, si debba organizzare un sit-in o un digiuno per difendere il diritto di assumere antibiotici o quello di accedere liberamente alle vaccinazioni. Sarà bene non dimenticare che solo qualche mese fa (prima che la parola divenisse quasi impronunciabile) si dibatteva esplicitamente sulla legalizzazione dell'eutanasia: proprio per questo l'Associazione Luca Coscioni, che ha ancora il coraggio civile di dichiarare apertamente quell'obiettivo e di battersi per raggiungerlo, mette a disposizione, sul portale Soccorso Civile, i dati e le informazioni necessarie per accedere all'eutanasia all'estero; non cadendo nel tranello dell'arretramento civile e culturale che viene quotidianamente imposto alla società italiana.
(*) L'Agenzia di stampa AGI, nel riportare la notizia, qualifica Josè e me come "i vertici" dell'Associazione Coscioni. Devo ricordarmi di dirlo a Cappato, la prossima volta che lo vedo, così si dimette e non ne parliamo più.

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