28 novembre 2008
Angelo, conta trenta
Il cicalino sotto la pelle dell'orecchio di lei iniziò a suonare proprio mentre stavano per venire.
Lui spalancò gli occhi, rabbrividì e si alzò di scatto, inciampando nei pantaloni calati sulle caviglie.
«Cristo, ma non mi avevi detto che te l'avevano modificato?»
Lei biascicò qualcosa di incomprensibile, mentre il rumore dell'allarme cresceva e riempiva la stanza.
«Ehi, ce l'ho con te. Non mi avevi detto che quei tuoi amici ti avevano modificato quel cazzo di sensore?»
«Credo di sì... Cioè, sì, mi hanno detto così...»
«Merda, fa niente. Non c'è tempo. Saranno qua tra tre minuti».
«Scusa...»
«Lascia stare, non è colpa tua. Dimmi solo se ricordi dove ho messo la camicia, cristo...»
«E' inutile, stanno per arrivare, non ce la farai mai».
Era rimasta sul letto, nuda. Pareva rassegnata, pensò lui mentre cercava i vestiti tra le lenzuola aggrovigliate. Il suono del campanello arrivò proprio nel momento in cui era finalmente riuscito trovare la camicia. Aveva ragione lei, a quanto pare. Il campanello suonò ancora.
«Aprite la porta!»
Erano in trappola, ormai. Tanto valeva farli entrare.
«Vèstiti, che apro».
«E perché dovrei vestirmi? Per spogliarmi di nuovo?»
Lui mugugnò qualcosa, tolse il chiavistello e aprì la porta.
Il prete era sulla cinquantina, aveva una lunga tonaca bianca, un paio di guanti in pelle nera e un sorriso sottile stampato sulla faccia. Dietro di lui il chierichetto, con i capelli rossi e la valigetta degli attrezzi in mano. A giudicare dall'aspetto non aveva nemmeno quindici anni.
«Bene, bene, bene. Cosa abbiamo, qua?»
I due entrarono nella stanza. Il prete sembrava studiare la situazione con aria meticolosa. Fece un cenno al ragazzo, che pigiò un tasto sul telecomando che aveva appeso al collo con un laccio. Il cicalino smise di suonare.
«Allora, signora... vediamo un po'... signora Berlacchi, sbaglio?»
Lei abbassò la testa e bisbigliò qualcosa.
«Signora, la prego di collaborare. La sto identificando e sto cercando di farlo in modo gentile, ma potrei cambiare registro. L'appartamento risulta intestato a suo nome. Ora le ripeto: è lei la signora Berlacchi Ida, nata a Roma il 22 febbraio 2015?»
«Sono io».
«Bene. E il signore, qua, dovrebbe essere suo marito, sbaglio?»
«Vaffanculo».
«Uno stallone scontroso, vedo. Angelo, per favore, vuoi passarmi la frusta?»
Il ragazzo posò per terra la valigetta, la aprì e ne estrasse una specie di serpente lucido di gomma nera. Lo passò al prete, che azionò un minuscolo interruttore sul manico. Si sentì un breve ronzio e sulla base dell'attrezzo si accese una spia rossa lampeggiante.
«Allora, dicevamo, lei è il marito della signora, giusto? Giancane Ottavio, a quanto ci risulta».
«Dicevamo vaffanculo», ripeté lui fissando il prete negli occhi.
La sferzata partì all'improvviso e lo colpì alla base del collo. Le ginocchia gli cedettero di schianto, cadde a terra come uno straccio bagnato. Nell'aria si diffuse un vago odore di pelle bruciata.
«Angelo, perquisisci il nostro amico ribelle prima che si riabbia e gli venga in mente di fare ancora il fumantino. Trovagli i documenti e vedi di capire se è il marito di questa troia oppure no. Mi scusi, signora, si fa per dire ovviamente...»
Il chierichetto si piegò sull'uomo svenuto e iniziò a frugargli le tasche dei pantaloni. Trovò il portafoglio quasi subito, lo aprì e ne estrasse una patente tutta spiegazzata. Lesse attentamente il nome che c'era stampato sopra.
«E' lui».
«Va bene, grazie, prendi nota e inizia a scrivere il verbale. Allora, signora, lei sa perché siamo qua, immagino».
Lei fece cenno di sì con la testa.
«Me ne compiaccio. Mi farebbe vieppiù piacere, tuttavia, che me lo ripetesse lei stessa. Sa com'è, è la procedura».
Lei abbassò lo sguardo. Si accorse di essere ancora nuda. Sentì le lacrime che le riempivano gli occhi. Rimase in silenzio mentre iniziavano i singhiozzi.
«Signora, la prego, lei pare una persona istruita, conoscerà senz'altro la legge. Potrei costringerla a pronunciare la sua confessione, ma preferirei di gran lunga che lei la renda spontaneamente: faciliterebbe le cose, mi creda. Allora, vuole dirmi perché siamo qua?»
Lei deglutì.
«Siete qua perché stavo...»
«Stava...?»
«Perché stavo intrattenendo rapporti sessuali con mio marito in un periodo non fecondo».
«Giusto. E lei sa che un comportamento del genere è contrario alla legge, vero?»
«Sì».
«E sa anche che la Sacra Accademia per la Pianificazione Familiare ha investito miliardi, per fornirvi l'apparecchio portatile di rilevazione della fertilità, e se possibile ancora di più per installare a tutte l'allarme sotto l'orecchio?»
Lei annuì.
«Bene. Quindi -verbalizza, Angelo- lei dichiara che l'apparecchio di rilevazione fornitole è funzionante, ed è altresì a conoscenza del fatto che la legge proibisce nel modo più assoluto di avere rapporti intimi allorché questi ultimi non siano suscettibili di produrre una ragionevole probabilità di fecondazione?»
Lei fece cenno di sì con la testa.
«Ottimamente».
«La prego, chiuda un occhio. Non ci è mai successo, è la prima volta e...»
«Ah, cara signora, come vorrei farlo! Non scherzo, sa? Lo vorrei davvero: potrei, mettiamo, fingere di non essere mai stato qua. Potrei tornarmene al tempio come se niente fosse. Ma lei sa bene che ci sarebbero i registri della centrale, a testimoniare la vostra mancanza: la quale, mi consenta di ricordarglielo, rappresenta una colpa grave, un comportamento irresponsabile e disordinato, un attentato alla vita stessa...»
«Ma è non stato che un momento di debolezza...»
«Un momento animalesco, signora! Un momento di cedimento ai suoi più bassi istinti! Un momento immondo, ecco cos'è stato!»
«La supplico...»
Il prete sorrise. «Hai sentito, Angelo? La signora mi supplica».
Il ragazzo annuì.
«Vogliamo far sentire alla signora cosa rispondiamo a chi ci chiede di venir meno alla nostra penosa quanto inevitabile missione?»
«Lo facciamo per voi, signora. Per voi, per il diritto alla vita, per l'esempio che dovete ai vostri figli». Il ragazzo aveva ripetuto la formula con una voce squillante e un sorriso radioso; lei notò distrattamente che era pieno di lentiggini, come quelle di suo figlio.
«Ha sentito, signora?», riprese il prete. «Lo facciamo per voi».
Lei lo guardò. Le lacrime se n'erano andate. Non c'era niente da fare, evidentemente. Non c'era mai niente da fare, in quei casi.
«Ora lo ripeta».
«Cosa?»
«Ho detto lo ripeta. Ripeta perché lo facciamo. E' la procedura, signora».
«Lo... lo fate per noi».
«E per...?»
«...e per i nostri figli, e per il diritto alla vita...»
«Bene, può bastare. Ora, lei conosce la sanzione per questa mancanza?»
«La conosco».
«Non è la prima volta come diceva, quindi...»
«Sì, che è la prima volta! Lo giuro! Lo so perché è successo a una mia conoscente e...»
«Va bene, va bene. Sa che potrei controllare anche subito. Ma voglio fidarmi di lei; perché lei, signora, nonostante la sua colpa, mi ispira una certa fiducia. Ora, la prego, si giri».
Lei si alzo, si voltò, si distese sul letto a pancia in sotto.
Il prete strinse il manico della frusta e prese un respiro profondo.
«Angelo, conta trenta a partire da questa».
La prima frustata partì mentre il marito si tirava su.
Di lì a poco sarebbe toccato a lui.
Seduto per terra, riusciva a vedere il gonfiore sotto la tonaca del prete, all'altezza dell'inguine.
"Angelo, conta trenta" by Alessandro Capriccioli is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Sei più inquietante di Orwell, cavolo.
RispondiEliminaE la cosa bella è che è già successo in passato, e potrebbe succedere anche in futuro.
quale scudo di protezione magnetica impediva al marito di strappare i coglioni al prete?
RispondiEliminaBello!
RispondiEliminaPer il resto, quoto @Alfonso.
Se dovessi scrivere un romanzo di fantascienza, lo comprerei subito. Questo racconto fa gelare il sangue...
RispondiEliminaveramente ben scritto
RispondiEliminaincredibile... davvero! e la cosa più triste e che ci siamo già dentro con un piede!
RispondiEliminaMadonna che impressione! Me lo sogno stanotte... Nemmeno The Island mi ha fatto così senso!
RispondiEliminaDevo segnalarla in aggregatore, è un'idea troppo geniale!
"Minchia!!" si può scrivere come commento? Se no cancellalo... ma è l'unica cosa che mi viene da dire...
RispondiEliminaAgghiacciante.
RispondiEliminaSecondo me ce n'è qualcuno (forse più di qualcuno) che saliverebbe a poter svolgere questo splendido compito...
stai attento che ti applicano la porno tax.
RispondiEliminaPer il resto, bellisimo e agghiacciante, mi ha disturbato veramente.
schatten