15 dicembre 2008
Il compleanno della mia mamma [di GC - Giovane Coscioniana]
Domani mia mamma avrebbe compiuto 61 anni. Ma il condizionale è d'obbligo, perchè nel 2006, in un intervallo che tutti hanno definito brevissimo, un tumore se l'è portata via.
Per quel che mi riguarda però, questa dicitura del “portar via” non ha altra valenza se non quella della locuzione grammaticale, perchè nella lotta contro la malattia l'unica vincitrice è stata solo e soltanto lei, mia madre, che con indescrivibile dignità ha saputo vivere il suo solitario dolore, fronteggiando i colpi di bastone che alle sue speranze di “malata” ogni giorno venivano inflitti da più fronti...
Questo post è un modo per farle gli auguri.
Ho conosciuto l'Associazione Coscioni nel 2005, in occasione dei referendum per la fecondazione assistita, ma fu un interessamento che, per quanto profondo, non mi spinse ad approfondimenti che andassero al di là dei temi posti all'attenzione dalle consultazioni popolari.
Poi, dopo meno di un anno, la possibilità maligna offertami dalla vita di confrontarmi con la malattia, col dolore, con la sofferenza mentale e spirituale e infine con la morte della persona più cara che avessi, mi spinsero a interrogarmi ulteriormente.
E con il cosiddetto “caso Welby”, finalmente, tutti i nodi vennero al pettine.
Vissi quella storia con incredibile empatia, con indescrivibile trasporto. Litigavo con coloro che s'infastidivano alla vista del corpo immobile di quell'uomo, a mio avviso soltanto spaventati da quei suoi occhi ineluttabilmente vivi. M'inorridivo alle dichiarazioni vaticane e al contempo mi convincevo che tutti coloro che si arrogavano il diritto di imporre il “che fare” a quella persona ed alla sua dignitosa sofferenza, non avevano mai guardato al dolore da vicino.
La mia mamma è morta in fretta, per quanto veloce possa essere una morte. Ma vedere la sua vita fuori dalle sue mani e dipendente dalle parole dei medici, dalle azioni degli infermieri, osservarla giudicata dagli occhi compassionevoli di coloro che passavano e le gettavano uno sguardo, senza conoscerne la tempra, il coraggio, la forza e la vita, mi ha fatto pensare e probabilmente anche capire qualcosa.
Mi ha fatto pensare che non è con i dogmi che si difenderà la vita, nè sarà con l'assolutismo che Santa Romana Chiesa riguadagnerà terreno (posto che a questo punto possa ancora riuscirci).
Mi ha fatto pensare che gli interessamenti, gli “sbracciamenti” e le strenue prese di posizioni della Roccella, del Vespa, o del Buttiglione di turno sapranno sempre soltanto gridare vendetta di fronte al dolore di quelli che, al contrario di loro, non potranno mai stracciarsi le vesti in televisione, costretti alla duplice censura della malattia e dell'informazione clericofascista del nostro paese.
Mi ha fatto pensare che è fondamentale e doveroso restituire voce a coloro che gridano dalla prigione del loro letto, o di una macchina, perchè a parlare siano i diretti interessati e perchè proprio da loro provengano le proposte per una riforma del paese nel settore della ricerca scientifica e della sanità.
Non so cosa avrebbe detto mia mamma oggi, di tutto questo abbaiare che si fa intorno alla vita della gente. Era cattolica, ma di un credo tutto suo che ben poco aveva da spartire con le parole dei monsignori ricoperti d'oro che oggi colonizzano giornali e tabloid.
E mi piace pensare che oggi sarebbe d'accordo con me. E che se non lo fosse, passeremmo le ore a scornarci in una nostra, piccola, personale, battaglia di libertà. Auguri, mamma.
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