15 dicembre 2008

La morte e la pietà [di Eugenia]

Erano ben trentaquattro, a quanto lessi, le Associazioni che hanno ricorso a livello Europeo contro la decisione della Cassazione sulla vicenda tristissima di Eluana Englaro. Avrei voluto ricorrere anch’io, contro quella sentenza. Ed avrei portato in giudizio, per estrema, totale crudeltà mentale e per delitti contro l’Umanità, anche tutti i rispettabili Membri di quelle rispettabili Associazioni. Assieme ad essi avrei voluto vedere sul banco degli imputati, anche Monsignor Fisichella e tutti i suoi méntori. Ed anche tutti gli Italiani senza palle, egoisti, indifferenti alle sofferenze altrui, pronti al compromesso che disseta ma non sfama le coscienze, come sempre nella loro storia secolare di Poeti ed Eroi. E di Vigliacchi senza cuore né cervello. Per tanti versi credo nella metafisica. Ma quando si tratti di argomenti di importanza capitale per la vita ed il destino dell’Uomo, preferisco affidarmi alla fisica. Che è fallace, beninteso. Che quando sia mal usata può produrre danni spesso incalcolabili. Ma che è capace di fornirmi dei riscontri cartesiani assai vicini, nella norma, all’affidabilità più estrema. Se la Scienza sperimentale, una volta portata la sua opera di indagine alle più estreme conseguenze, mi dice che una mente è morta definitivamente, irrecuperabilmente, non posso che crederle. In caso contrario, e nella fattispecie, salta per aria tutto il Sistema che consente, ad esempio, i trapianti d’organi e, legati ad essi, la salvezza di vite umane, di padri e di madri e di affetti, e di menti di altissimo livello. Il Vaticano crede, alla Scienza. Perlomeno in linea di massima e purchè segua un certo fil rouge, quello con cui è intessuta la Fede. Mi sembrerebbe davvero strano il contrario, considerate alcune figuracce storiche come quella che ha visto protagonista tal Galileo Galilei nella veste di Controparte della Chiesa ufficiale. Ma quando "Nostra Santa Madre" trova il sia pur minimo appiglio per far rientrare in gioco la sullodata metafisica a gloria ed onore del suo impianto ideologico dottrinale e sfruttando la presenza di difficoltà di indagine totale, essa non si lascia sfuggire certo l’occasione. Nel caso di Eluana è successo esattamente questo: la Scienza dice con assoluta sicurezza che la ragazza non c’è più. C’è un involucro, un mero strumento. Ma lei, l’Eluana che pensava, che amava, che soffriva, quell’Eluana non c’è più. E’ un po’ come quando si possiede un’automobile: sinchè ci stai dentro, puoi immaginare che la macchina più te alla guida, siate un’entità unica. Ma se scendi da quello strumento concepito per viaggiare, allora basta, finito. Tu riprendi tutta la tua identità di uomo-e-basta, la macchina finisce dallo sfasciacarrozze. Il bello è che proprio la Chiesa ha tra i suoi princìpi basilari quello per cui il corpo umano ha solo un significato, come dire, di servizio. Ma ciò che identifica l’Uomo come tale agli occhi di Dio, essa afferma, è il suo spirito, l’intelligenza. L’anima, appunto. Che è immortale. Che anche se privata del corpo, dell’esistenza sulla Terra, non scompare nel Nulla, ma si confonde con la Divinità. Su cosa gioca, adesso, la Chiesa? Improvvisamente, l’elettroencefalogranmma piatto, quello strumento che è sempre stato considerato il detector fondamentale del sussistere di una qualsiasi attività cerebrale, agli occhi della Gerarchia perde del tutto il proprio significato, e la Scienza cade in errore, se gli affida il compito di stabilire un discrimine tra la vita e la morte. Viene sollevata, dai Monsignori di vario genere e classificazione, l’ipotesi secondo cui, in qualche modo, in qualche segreto recesso della massa cerebrale, malgrado appiattimento di quell’ecg, ancora sopravviva un fremito di coscienza, tale da far ritenere che quello spirito, quell’intelligenza, quell’anima non ha ancora abbandonato il corpo che l’ha ospitata per tanto o poco tempo. Non è facile conciliare queste tesi con l’accondiscendenza totale del Magistero nei confronti del trapianto di organi. Si tratta forse di un problema di relativismo, quella cosa oscena contro la quale non mancano di scagliarsi i Teologi? O forse si tratta di sano pragmatismo, tale da indurre l’accettazione di un prelievo che causa, in ogni caso, la morte anche fisica di una persona – intesa nel senso della fine anche dell’attività respiratoria – perchè quel sacrificio consente il salvataggio di un altro essere umano? Ma non si parlava (non parlavano…) un tempo della definizione senza compromessi di un impianto morale che non ammette deroghe? E dove è finito, tutto ciò? Beh, a questo punto, constatiamo che per ciò che riguarda una grandissima quantità di persone, di cittadini, una scelta, ormai, è stata fatta. E sorge un altro problema, questo si, a mio parere, molto grave. Per via di tutte quelle cose che ho scritto più sopra e che connotano l’Italiano medio - soprattutto per ciò che riguarda l’egoismo, il sostanziale disinteresse nei confronti di coloro che soffrono, la vigliaccheria - sta passando piuttosto sotto silenzio un fatto davvero tremendo: Eluana morirà d’inedia e di disidratazione. Il suo sistema nervoso, anche se non a livello di un’inesistente coscienza, reagirà. In qualche modo, soffrirà, e non poco. E su questa cosa orribile, la Chiesa assume un rilievo solo marginale. Perché chi agisce in tal modo non sono solo i Cattolici, ma anche e soprattutto tutti quei laici che chiacchierano con grande entusiasmo, ma che al momento di assumersi delle responsabilità importanti, come si dice “si passano”. Dunque, la ragazza o meglio, il suo involucro fisico morirà di fame e di sete. Un buon Cattolico obietterà di certo: “Ecco, questa è la dimostrazione che quel corpo deve essere nutrito, idratato, a qualsiasi costo. Qualsiasi. ” Ma non è così: la sofferenza che deriva dal non volersi arrendere all’evidenza, anche se mediata, è sempre di un’atrocità senza pari. C’è un Padre che soffre, psicologicamente e fisicamente, da una quantità incredibile di anni. Sta soffrendo. Soffrirà ancora abbastanza a lungo da correre il rischio di perdere la ragione, malgrado tutto. Ecco dov’è la vigliaccheria, ecco dove sta il compromesso privo di sentimenti. Le varie Corti di Giustizia hanno scelto di fare in modo da lavarsi le mani del sangue di quella Donna giusta. Ponzio Pilato docet. Non possiamo parlare di eutanasia apertamente, perché altrimenti si scatena un putiferio. Lasciamo, semplicemente, che Eluana muoia così, aspettando il momento nel quale il suo fisico collasserà definitivamente. Non va bene, proprio no. Se il problema deve essere affrontato, non può esserci neppure un minimo di ipocrisia, alla base di un qualsiasi provvedimento in materia. Non stiamo parlando di Presidenze di questo o di quell’Ente: è l’Uomo stesso, nella sua più alta accezione, è il suo destino, ad essere in gioco, quel poco di vita positiva che è il suo diritto minimo. Non c’è bisogno, di sparare nel petto di una persona per farla morire dissanguata, se si ritiene che la sua vita debba considerarsi conclusa. E non c’è nulla di male - ciò premesso, s’intende – se la fine del viaggio trovi origine in una siringa piena, ad esempio, di morfina, che risolve il problema senza comportare sofferenze. Dopo un tempo assai piccolo, la morfina addormenta. Ed in dosi massicce, non ci sarà mai più un risveglio. Certo, tutto ciò è difficile da accettare, perché si tratta di concetti che nel nostro mondo, quello cui siamo abituati, sono assolutamente desueti. Ma va affrontato il fatto, credo, che ci si trovi, nell’affrontare il problema, su di una linea di confine: devi scegliere da quale parte stare. Sostare in mezzo al guado significa solo continuare a generare sofferenza. Ma in un senso o nell’altro, per risolvere questa cosa comunque tristissima una volta per tutte, non possono servire esitazioni o mezze misure. Eugenia

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