02 giugno 2009
Berluska: the Italian populist
Il Berluska sa bene che il populismo paga. Per non parlare della crisi economica e delle non risposte che il governo dà ai problemi che affliggono il nostro Paese, il Presidente è da quindici anni che tira fuori, nell’ordine: la riforma della magistratura (ma qualcuno ha capito quali sarebbero i benefici di questa separazione delle carriere? Se sì, siete pregati di lasciare un appunto sotto, perché non l’ho ancora capito), la riforma e snellimento delle istituzioni (dopo la bocciatura del referendum del 2005), la rivoluzione liberale dell’Italia (la stiamo aspettando da 15 anni, ormai è scaduta).
Ebbene, io però mi sono un po’ stufata di questi bombardamenti quotidiani, soprattutto da parte delle tv news, senza che nessuno contrapponga alla ventata populista un po’ di verità istituzionale. Il caso dei parlamentari, ad esempio. Il Berluska propone di ridurre a 300 deputati e a 150 senatori il numero totale dei parlamentari (dopo che lui stesso ha inserito gli utilissimi parlamentari della circoscrizione estero, di cui sentivamo molto il bisogno, che ammontano a un totale di 45 fra deputati e senatori - chissà cosa faranno tutto il giorno: degustazione di mozzarella di bufala per decidere la migliore da esportare?). Potrei anche essere d’accordo nella loro riduzione, ma cosa cambia alla mia vita di cittadina, se tanto continuano a farsi gli affari loro e fra di loro? Nella nostra (o magari solo mia) amata Inghilterra, ci sono ben 646 membri della Camera bassa, più i neanche 100 Lord. Ogni singolo deputato corrisponde a una circoscrizione, ovvero, a fine mandato deve rispondere ai cittadini-elettori: ha fatto bene il suo lavoro? Riconfermato. E’ andato a Londra per festini? Lo facciamo tornare back home.
In Italia che succede, invece? La domanda è la seguente: il parlamentare ha votato seguendo le direttive del partito? Sì, lo ricandidiamo. No, lo mettiamo a lavorare nel partito in un posto di subordine (non sia mai che il fallito torni a casa, che tanto un lavoro alternativo non ce l’ha). Allora, cosa mi cambia se diminuisce il numero dei fattori, ma il risultato non cambia?
Occorrerebbe una riforma del sistema elettorale, che è ben diverso dal votare sì a un referendum che prova a sistemare qui e lì una legge partitocratica. Una legge come quella inglese, o mal che vada, come quella francese, toglierebbe di un bel po’ il controllo che oggi i partiti hanno sui parlamentari, per trasferirlo finalmente nelle mani dei cittadini. Occorrerebbe, inoltre, una vera riforma istituzionale, che mettesse fine al nostro bicameralismo quasi perfetto, senza richiamarsi ai capigruppo, come ha fatto il Presidente, per velocizzare i tempi (che effettivamente sono lenti).
Occorrerebbe, insomma, un po’ di serietà istituzionale, che nel nostro Paese manca, e da un bel po’.
Evviva la festa della Repubblica!
In Italia il collegio uninominale all'inglese c'è stato per tre legislature (corretto da una quota proporzionale) e infine tolto di mezzo.
RispondiEliminaDue i motivi: da un lato i partiti non riuscivano a misurare la propria forza, dall'altro un parlamentare facilmente riconoscibile dall'elettorato e quindi legato più ai cittadini che al partito dava evidentemente fastidio alla partitocrazia, e soprattutto per quei partiti che non sono legati al territorio, bensì al Kim Jong Il di turno (come? Qualcuno ha detto Forza Italia?) E allora non siamo tornati al proporzionale puro ante 1993, ma abbiamo inventato una legge proporzionale a liste bloccate spaccando il legame fra cittadini e parlamentari, legati ora solo al partito e al suo capo. Una porcata sì, ma lo sapevamo già. Come pure sapevamo della carenza di serietà ai piani alti, che hanno cancellato la svolta referendaria dei primi anni Novanta, una grande mobilitazione popolare.
Quindi, dov'è la sorpresa?
Il bello è che in Italia abbiamo smesso di sorprenderci davanti alle menzogne reiterate dei nostri rappresentanti! Magari con un po' di ingenuità vorrei continuare a sorprendermi... O forse la mia sorpresa deve cambiare bersaglio, e dirigersi agli italiani tutti, e non solo ai loro (nostri) rappresentanti...
RispondiEliminaDevo correggerti: se un politico a Londra va per festini *non arriva a fine legislatura*. Vedi lo scandalo delle spese in corso - in cui, va ricordato, *nessun parlamentare/lord ha violato la legge*, l'ha solo usata in maniera poco elegante.
RispondiElimina(Quando due lord hanno recentemente violato la legge *lasciando intendere* - non promettendo apertamente in cambio di favori, lasciando intendere - che avrebbero spinto per una legge, sono stati sospesi dalla Camera.)
E nei Paesi del Nord Europa (Olanda, Scandinavia) sono anche più severi.
D'accordo su tutto.
RispondiEliminaPromettere di ridurre i parlamentari è sempre una bella mossa in campagna elettorale.Peccato che il giorno dopo,a una richiesta dell'opposizione di mettere la questione nel programma lavori del parlamento,la maggioranza abbia votato contro.Un bluff durato un giorno,per chi è appena attento.Per la platea televisiva l'effetto annuncio rimane.
RispondiEliminaComunque è vero che i nostri parlamentari sono troppi,troppo pagati e detentori di privilegi incredibili.
ricorda un po' "sì toglierò l'ICI"
RispondiEliminabluffano anche per corroborare il loro elettorato oltre che per prendersi voti a mo di populismo.
Se ci pensate bene il Pacchetto Sicurezza, per esempio, ha un articolo solo ed esclusivamente per i writers.
Cioé dico ma ce ne era bisogno? A momenti se uno mi butta una molotov dentro casa rischia meno di uno che mi scrive sul muro "sei una testa di cazzo".
Certe leggi ci sono già basterebbe venissero applicate. Invece qua fanno altre letti in più a quelle esistenti. Come la legge antistupro...perché prima si poteva? -__-"