01 giugno 2009

Obiettori e perditempo, astenersi

Statemi a sentire, ché questa è una di quelle notizie davvero utili per una bella riflessione sul nostro paese. Si dà il caso che in Spagna, paese nel quale è stato introdotto il matrimonio tra omosessuali, alcuni giudici avessero iniziato a menarla con la storia che la loro coscienza cattolica gli impediva di ratificare nozze tra persone dello stesso sesso. Investito della faccenda, il Tribunale Supremo spagnolo ha tuttavia parlato chiaro: non è possibile, ha detto, che un giudice possa venir meno al proprio dovere per ragioni di carattere religioso. Siccome sono un tipo polemico, mi risulta impossibile evitare di fare un paragone con quanto accade in Italia; come sapete, l'obiezione di coscienza viene sollevata ad ogni pie' sospinto da chiunque abbia a che fare, sia pure alla lontana, con quelle che le gerarchie cattoliche si ostinano a etichettare come "questioni etiche", ma che invece si dovrebbero più correttamente chiamare "diritti civili". In Italia fanno obiezione di coscienza i medici che non prescrivono la pillola del giorno dopo, i farmacisti che si rifiutano di venderla, gli anestesisti che si astengono dal sedare le donne che abortiscono, i medici di base che non ne vogliono sapere di prescrivere i farmaci per la fecondazione assistita e quelli che sostengono che gli esami di laboratorio sullo sperma possono essere effettuati solo se il seme non è stato raccolto con la masturbazione. Dalle nostre parti, insomma, obiettano un po' tutti, adducendo le motivazioni più fantasiose (il che rappresenta la parte più divertente della faccenda, giacché ciascuno è libero di inventarsi tutte le stronzate che vuole) ma soprattutto (e qua siamo all'aspetto grave del problema) restando sistematicamente impuniti.
L'occasione della sentenza spagnola, pertanto, mi è gradita per ripetere ancora una volta come la penso: qualora nell'esercizio della propria professione ci si dovesse imbattere in incombenze con le quali, a causa di convinzioni religiose che riguardano la propria sfera strettamente personale, non si è d'accordo, le alternative percorribili in uno stato di diritto sono due: pensare per sé, e quindi fornire puntualmente le prestazioni richieste, oppure cambiare lavoro.
In entrambi i casi, astenendosi (stavolta sì) dal rompere l'anima al prossimo.
Ché di problemi, per il momento, ne abbiamo già tanti.

4 commenti:

  1. La cosa che mi da' più fastidio è l'uso in sè dell'espressione "obiezione di coscienza".
    L'obiezione di coscienza è una cosa seria. I veri obiettori si prendono la responsabiltà della loro azione, affrontano le conseguenze e combattono una lotta.
    Ad esempio i radicali che fecero l'obiezione al servizio militare affrontavano "detenzioni, processi e condanne per affermare il principio morale civile o politico di non collaborare con gli eserciti". Esponendosi, non imbucandosi.
    Personalmente non ho nessun rispetto per i "medici obiettori". Il termine "obiezione di coscienza" non c'entra un cazzo. E' una frode linguistica.

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  2. Sottoscrivo AleG e rilancio: il diritto all'obiezione può essere concesso a fronte di un obbligo. Esempio: servizio militare obbligatorio => obiezione di coscienza per i pacifisti. Al limite: *introduzione* dell'aborto => obiezione di coscienza per i medici contrari *già in forza al servizio pubblico*.

    Nel 2009 (a) nessuno ti obbliga a fare il medico e in particolare il ginecologo, e in particolare nel SSN (b) se lo fai sai prima di intraprendere la carriera che fare aborti è una parte del lavoro.

    Oppure posso andare a lavorare come programmatore ma inventandomi una religione per cui mi è proibito toccare una tastiera o un mouse. Mmmm. Qualcosa non torna.

    (Voglio dire: io avrei problemi morali a fare alcuni lavori in finanza. O li risolvo di qui alla fine del dottorato, o faccio un altro lavoro. Avrò meno soldi? Niente barca al St.Katherine's Dock? Amen, lo accetto come l'adulto che cerco di essere.)

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  3. sarebbe da fare anche l'incontrario. Per motivi religiosi, in quanto ateo, mi rifiuto di curare una persona che si professa cattolica, musulmana, ebrea ecc.

    Risponderei, in quanto medico, che il loro dio si deve occupare di queste faccende così io non perdo tempo per queste persone, che si rivolgono alla fede, per aiutare chi veramente ne ha bisogno. Vi immaginate se mi capita davanti tipo Casini? O quelli di scienza e vita?

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