Diciamo tutto il male possibile della cosiddetta fantapolitica, ma la pratichiamo tutti quotidianamente. Di fronte all’accusa che le opinioni sostituiscono i fatti emerge un interrogativo inquietante. Che siano i fatti a volerci negare la possibilità delle opinioni?
Come ben noto non mi scandalizza il giornalismo delle opinioni. Non credo, in particolare, che questo tipo di giornalismo si diffonda a discapito dei fatti. La più o meno ampia possibilità di accedere a un gran numero di informazioni da poter liberamente confrontare tra loro non è un problema mio, semmai lo è di chi non sa ancora cosa sia un feedreader (cioè di almeno il 75% dei colleghi giornalisti). Semmai, si può sollevare l’obiezione che anche gli stessi giornalisti che si dedicano all’approfondimento non sanno cos’è un feedreader, e che non trascurano la divulgazione dei fatti perché lo considerano un problema risolto dalla tecnica, ma semplicemnte perché dei fatti se ne fregano. Obiezione che accolgo senza problemi, ma che continua a definire un problema non mio, bensì di chi non si aggiorna e si tiene al passo coi tempi. Detto questo, punto ancora più in alto e dico che non disprezzo neanche, orrore!, la cosiddetta fantapolitica. A questo proposito oggi rilevo dettagli interessanti. La vituperata fantapolitica è sempre in agguato: non c’è analisi o retroscena che non se ne possa dire affetto. Quando però la stessa definizione viene tirata spontaneamente in ballo, come fa Massimo Giannini qui, qualcosa sembra cambiato. Ed il mio parere non è che ci si trovi di fronte a un genere che si tenta legittimamente di sdoganare, ma solo che si è molto oltre alla stessa fantapolitica: se si ammette un furto si è colpevoli di rapina, in genere. Anche in questo può non esserci niente di male, basta solo saperlo. E’ curioso, infine, scoprire come esprimere opinioni su delle altre opinioni possa diventare un fatto sul quale sarà normale imbastire altre opinioni ancora. Bleah?
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