26 ottobre 2009

Appello per Radio Radicale [di Tina Santoro]


Firma perché sia rinnovata la convenzione tra lo Stato e Radio Radicale per la trasmissione delle sedute del Parlamento, servizio assicurato con unanimi riconoscimenti di qualità e correttezza fin dal 1976 e dal 1994 attraverso lo strumento della convenzione che scade quest'anno.

Non è in gioco soltanto la sopravvivenza di Radio Radicale, ma la possibilità di continuare ad assicurare una funzione pubblica fornita da decenni ai cittadini e alle istituzioni, in una situazione in cui nessun altro svolge lo stesso servizio alle stesse condizioni, come dimostrano gli attestati provenienti dal mondo accademico, giornalistico e politico.

Non si tratta quindi di salvare Radio Radicale, ma di garantire un servizio di pubblica utilità. Firma l'appello!

1 commento:

  1. Arriva puntuale la mobilitazione a favore del finanziamento pubblico a radio radicale, la quale da più di vent’anni vive di soldi del contribuente - 8,3 milioni l’anno - con la giustificazione che la trasmissione delle sedute del parlamento - che occupa una parte del palinsesto dell’emittente, accanto alla programmazione militante, alla quale spettano i contributi previsti per gli organi di partito: 4,4 milioni l’anno - è un servizio pubblico, meritevole di finanziamento statale. Di tanto in tanto qualcuno obietta che, nell’era del web e del satellite, e con un canale pubblico istituito per trasmettere le sedute del parlamento, quel servizio - sia pure arricchito dalla trasmissione integrale di molti eventi istituzionali e politici - non sembra più essere così esclusivo. Ma è prevedibile che Pannella e Bonino la spunteranno anche questa volta - in difesa del nobile ideale del’informazione senza bavaglio, naturalmente - grazie al sostegno di un vasto partito trasversale che all’occorrenza si mobilita per impedire l’estinzione dell’Oppositore Irriducibile ed eternamente censurato che è ormai parte del paesaggio romano. Con i soldi pubblici, infatti, da una vita il “liberale-liberista-libertario” Marco Pannella mantiene il suo megafono e di fatto anche il partito, che senza una radio nazionale difficilmente potrebbe sopravvivere sul piano organizzativo e propagandistico. In pratica conduce la lotta alla “partitocrazia” per generosa concessione dei partiti. Fa resistenza al “regime” con la riconoscenza del “regime”. Geniale. Il caso Italia è fatto anche di questi dettagli.

    Pieroricca.org

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.