Da fratello di persona con sindrome Down ho già avuto modo di esprimermi sulla vicenda, ma l'attualità mi costringe a tornarci ancora una volta.
In estrema sintesi, sono convinto che se quel video non fosse stato pubblicato su Google nessuno (neppure la famiglia della vittima) avrebbe saputo che alcuni delinquentelli avevano intrapreso l'amena attività di picchiare e dileggiare un disabile; o quantomeno lo avrebbero appreso solo se e quando il ragazzo avesse trovato il modo di raccontare cosa gli stava capitando (circostanza tutt'altro che scontata per una persona come lui), probabilmente con forte ritardo e quindi dopo altre vessazioni ed ulteriori percosse.
Da questo punto di vista, fermo restando il disagio che nasce sapendo che tutto il mondo ha potuto vedere le immagini di un disabile malmenato e insultato (disagio che nessuno, credetemi, può comprendere meglio di me), a quelli di Google bisognerebbe dare un premio, perché la pubblicazione del filmato ha documentato, e conseguentemente interrotto, una vicenda orribile che altrimenti sarebbe proseguita (nel silenzio più assoluto) per chissà quanto tempo.
A meno che, come spesso succede, non si ritenga che per considerare risolto un problema sia sufficiente non saperne nulla: il che, com'è noto, è efficacemente sintetizzabile con la parola "ipocrisia".
del tutto d'accordo paradossalmente Google ha reso la voce a una persona che non la aveva
RispondiEliminaLa risposta di Google non è tardata: http://googleblog.blogspot.com/2010/02/serious-threat-to-web-in-italy.html
RispondiEliminaE devo dire che hanno assolutamente ragione. Come si può ragionevolmente chiedere una censura preventiva a un host?
Ma il problema non è se "era meglio pubblicarlo o no". Il rpoblema è che Google non può verificare cosa viene messo sul sito.
RispondiEliminaLa sentenza è pazzesca.
Da oggi mi divertirò a silurare i manager dei portali di streaming. Simulo uno stupro con la mia ragazza, creo un utente fasullo, carico il filmato e poi scrivo ai giornali. Ecco fatto. Manager in galera. Ma siamo alle cozze.
Potrei anche farlo con le poste.
Quoto in pieno Riccardo.
RispondiEliminaCaro Alessandro,
RispondiEliminaE’ la prima volta che mi imbatto nel tuo blog. Ne sono rimasto piacevolmente colpito sia per la bella prosa sia per i ricchi spunti di riflessione che offri. Colgo l’occasione, tuttavia, pur nel dovuto rispetto della tua esperienza (a cui mi inchino), di manifestare il mio disaccordo, o meglio una diversa prospettiva sulla questione. La mia attenzione, forse per deformazione professionale, si è soffermata in primis sulla responsabilità di Google e di conseguenza dei diritti del ragazzo e della sua famiglia. Infatti, è la prima volta che si riconosce la responsabilità di un motore di ricerca, individuando in capo a quest’ultimo una chiara posizione di garanzia , con il conseguente dovere di impedire (o semplicemente di agevolare) la diffusione del video. La sequenza incriminata non concerneva un disabile non identificato soggetto di una vaga pubblicità progresso, ma quel singolo ragazzo con il suo “mondo vitale” - come direbbe Habermas- che deve essere difeso dalla pervasività dei media vari, che dispensano direttamente o indirettamente, a seconda dei casi, sdegno o scherno a larghe mani. Pertanto, mi sembra che solo a lui, o a chi ne ha la legale potestà può essere consentito di squarciare quel velo di Maya che garantisce quell’inalienabile diritto alla serenità personale o familiare e , se si vuole, all’anonimato.
Mattia
e' la stessa tecnica usata per le intercettazioni.
RispondiEliminase le intercettazioni mettono allo scoperto quanto fa schifo il panorama politico ed economico italiano cosa si fa?
si ripulisce la politica?
certo che no...si eliminano le intercettazioni....
nascondiamo tutto lo sporco sotto i tappeti e poi vantiamoci di avere la casa splendente....
E soprattutto Google, appena è stata denunciata la presenza di tale video, lo ha rimosso. Ha agito tempestivamente e con correttezza.
RispondiEliminaE la risposta che viene data da sto paesucolo di dittatori retrogradi è questa.
Sarebbe come prendersela col casellante se un'automobile che entra in autostrada poi fa un incidente!
Intanto la faccenda è rimbalzata anche sui siti esteri dove ormai si guarda all'italia come ad un bizzarro fenomeno.
Stiamo facendo una figura di merda su scala planetaria...
Non è che la privacy che google avrebbe violato è quella dei quattro idioti aggressori?
RispondiEliminaNon sarebbe la prima volta in Italia. Anni fa, denunciai delle molestie telefoniche. Feci mettere il mio telefono sotto controllo, però i tabulati prodotti dalle compagnie telefoniche non riportavano il numero completo di chi aveva chiamato il mio numero centinaia di volte, giorno e notte, ma solo le prime cifre (che in un piccolo comune sono notoriamente uguali per tutti gli utenti, cambiando solo le ultime 3-4: quelle nascoste, appunto). Per la privacy del molestatore.