Abbiamo mandato a combattere e morire per garantire il voto in Afghanistan e ci vietano di votare a Roma. Per coerenza dovremmo richiamare i nostri soldati.Mi corre l'obbligo di ricordare che abbiamo mandato i nostri militari in Afghanistan per garantire che le procedure di voto si svolgessero in modo regolare, cioè per impedire che in quel paese accadesse ciò che in Italia qualcuno sta ostinatamente cercando di fare da tre settimane: far prevalere la prepotenza sulla legge e violare arbitrariamente le regole.
Il che, paradossalmente, mi conduce ad essere d'accordo con Berlusconi: forse dovremmo davvero richiamarli, i nostri soldati.
Non per coerenza, ma perché ci sarebbe un gran bisogno bisogno del loro aiuto anche qua.
Io chiamerei l'OCSE per vigilare sui voti
RispondiEliminae io pensavo che eravamao andati in afghanistan per il metano e per farci belli con gli americani..
RispondiEliminaIl filo logico del post percorre una parola soltanto. “Legittimità”. Mi chiedo, velocemente: è legittimo rendere onore ai “fasti della rivoluzione fascista”, alla luce del portato costituzionale post-bellico? Spiego brevemente.
RispondiEliminaGiorno 23 marzo alle ore 15, al cimitero monumentale di Milano, si terrà una celebrazione commemorativa in onore dei “caduti della rivoluzione fascista, presso il sacrario dei martiri fascisti con tradizionale omaggio floreale alla Tomba del poeta-soldato Filippo Tommaso Marinetti“. Aggiungo dalla nota: “Alla sera è previsto un rancio cameratesco presso il presidio di Milano, in Piazza Aspromonte”.
Gratto capo: è legittimo? A sentir loro, legittima sarebbe la repubblica di Salò. Alla luce (?) di una sentenza del tribunale supremo militare del ‘54. Of course. Per dare l’idea, a rendere il mesto e cameratesco dovere interverranno il presidente degli “Arditi d’Italia” (legittimo?), un volontario della “legione autonoma della R.S.I” (eh?) e un ufficiale delle SS italiane (what?). Chiusura a impatto: gli amichetti del fascio, qui, sono culi e camicie con pezzi di Pdl milanese (ostentano fiamme tricolori nel logo azzurro del popolo arcoriano). Romano La Russa (coordinatore provinciale), per dirne uno. Gente che col fratello Ministro mangia il rancio nello stesso piatto.
U’ L'OTTANTANOVE
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