11 ottobre 2010

Gli immigrati difendono diritti che agli Italiani non interessa più difendere

Gli immigrati vengono qui a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma sempre più spesso anche a difendere diritti che agli italiani non interessa più difendere o di cui non capiscono più l’importanza: come quello ad avere una vita dignitosa e un lavoro pagato in modo equo, come quello a non subire la prepotenza delle mafie. Lo sciopero delle rotonde, ieri, e la manifestazione a Caserta, oggi, lo hanno mostrato in modo chiaro.
Le rotonde sono quelle di Casal di Principe, Scampìa, Castelvolturno, Pianura, Giugliano... Terre di nessuno dove alle cinque del mattino l’offerta di manodopera straniera a bassissimo costo si incrocia con la domanda dei caporali. Ieri sono state “occupate” da circa duemila lavoratori (regolari e irregolari, quasi tutti africani) che hanno rotto gli indugi e messo al collo eloquenti cartelli: «oggi io non lavoro per meno di 50 euro». La protesta, organizzata dal movimento migranti e rifugiati di Caserta, con le associazioni antirazziste campane, è stata accolta con sufficienza dai caporali ma in realtà segna un passaggio importantissimo. Ha suscitato curiosità tra la gente e solidarietà tra gli autoctoni. Qualcuno ha cominciato a capire: i ragazzi con i cartelli al collo (che hanno rischiato tanto, soprattutto quelli senza documenti) non si stavano battendo solo per se stessi. Razzismo e clandestinità rappresentano l’humus dove meglio attecchisce la mala pianta del lavoro nero, che serve ad abbassare sempre più il costo del lavoro e azzerare la conflittualità sindacale. Le politiche razziste, le leggi che fingono di contrastare la clandestinità ma in realtà la favoriscono (vedi la Bossi-Fini) non sono frutto dell’ignoranza ma funzionali alla costruzione di un nuovo modello sociale. Un modello che non prevede welfare e pari opportunità, riconoscimento dei diritti e vincoli di solidarietà, ma si basa sulla competizione e l’individualismo sfrenato e che purtroppo non è lì da venire: 16 anni di berlusconismo gli hanno già aperto la strada. Gli immigrati sono stati e continuano a essere il “luogo” in cui le politiche repressive vengono sperimentate prima di essere applicate ad altri segmenti della società, a partire dai più vulnerabili. La loro ribellione riguarda tutti, e non solo per ragioni etiche o di solidarietà umana. Lo stesso vale per le loro richieste di equità, come quelle presentate a Caserta: la cittadinanza basata sullo ius solis e il diritto di voto amministrativo, una nuova sanatoria aperta a tutti i lavoratori, il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, l’estensione dell’articolo 18, il rifiuto di costruire un Cie in Campania. Una democrazia che ignori a priori le richieste di una parte significativa della sua popolazione o somministri in modo discrezionale i diritti universali è implicitamente zoppa. Lo sciopero delle rotonde come già la Giornata senza di noi dello scorso primo marzo hanno visto italiani e stranieri vicini e consapevoli della necessità di combattere insieme. Questa vicinanza, questa consapevolezza sono la premessa per cominciare a erodere le ingiustizie del presente. (via 'U Cuntu e grazie Stefania)

10 commenti:

  1. >Gli immigrati vengono qui a
    >fare lavori che gli italiani
    >non vogliono più fare

    Avanti con i luoghi comuni!

    RispondiElimina
  2. è una situazione davvero drammatica.
    Non credo che si risolverà nulla, non è cambiato nulla neppure a Rosarno.
    Però è tutto molto triste, dietro questo sciopero ci sono migliaia di persone disperate e sfruttate, e si finge non esistano nemmeno.
    Pensate che molti con questo sciopero hanno rinunciato ai 10 o 15 € che gli avrebbero forse permesso di mangiare oggi, o di chiamare la famiglia al paese...

    IcoFeder

    RispondiElimina
  3. Sono lo specchio di come saranno i lavoratori nostrani tra qualche anno, se non ci si rende conto che l'industria italiana, con la scusa della competitività, ha intenzione di erodere diritti, e sottolineo DIRITTI, per i quali i nostri nonni hanno lottato, sudato e sputato sangue, più o meno metaforicamente. Salvo poi fare comunque outsourcing in altri paesi con manodopera a costo più basso, lasciando a casa i lavoratori nostrani, e prendere sovvenzioni statali per il proprio sostentamento.
    E se non si corre ai ripari, temo, altro che manifestazione...

    RispondiElimina
  4. Inevitabilmente ci sarà chi invece vedrà la cosa all'opposto: "non solo ci rubano il lavoro, accampano anche pretese sul salario". :(

    RispondiElimina
  5. Grazie agli immigrati anche per questo.

    RispondiElimina
  6. Fuori gli immigrati!

    Padania libera!

    Io Leggo Solo Feltri

    RispondiElimina
  7. Si prega di eliminare il commento del troll che sta qui solo a provocare.Grazie.

    RispondiElimina
  8. Esiste un enorme gruppo di proletari intellettuali ( stagisti,praticanti, lavoratori a progetto...) che hanno anche minori introiti e di certo sono completamente esclusi da quei diritti che hanno gli operai,ormai sempre meno numerosi.
    Lo sfruttamento anche degli italiani è un fatto endemico e molto piu esteso di quel che puo sembrare xche poco visibile tra i giovani italiani che si sforzano di mantenere una parvenza di dignitoso benessere.
    La cosa incredibile pero' è che non ci sia un partito in grado di coagulare attorno a se questo numero immenso di elettori.... e purtroppo non possono certo esserlo gli ultraliberisti radicali, che proprio su questo campo cadono sempre!!!
    Mirko

    RispondiElimina
  9. Sono lo specchio di come saranno i lavoratori nostrani tra qualche anno, se non ci si rende conto che l'industria italiana, con la scusa della competitività, ha intenzione di erodere diritti, e sottolineo DIRITTI, per i quali i nostri nonni hanno lottato, sudato e sputato sangue, più o meno metaforicamente. Salvo poi fare comunque outsourcing in altri paesi con manodopera a costo più basso, lasciando a casa i lavoratori nostrani, e prendere sovvenzioni statali per il proprio sostentamento.
    E se non si corre ai ripari, temo, altro che manifestazione...

    RispondiElimina
  10. è una situazione davvero drammatica.
    Non credo che si risolverà nulla, non è cambiato nulla neppure a Rosarno.
    Però è tutto molto triste, dietro questo sciopero ci sono migliaia di persone disperate e sfruttate, e si finge non esistano nemmeno.
    Pensate che molti con questo sciopero hanno rinunciato ai 10 o 15 € che gli avrebbero forse permesso di mangiare oggi, o di chiamare la famiglia al paese...

    IcoFeder

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.