Gli immigrati vengono qui a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma sempre più spesso anche a difendere diritti che agli italiani non interessa più difendere o di cui non capiscono più l’importanza: come quello ad avere una vita dignitosa e un lavoro pagato in modo equo, come quello a non subire la prepotenza delle mafie. Lo sciopero delle rotonde, ieri, e la manifestazione a Caserta, oggi, lo hanno mostrato in modo chiaro.
Le rotonde sono quelle di Casal di Principe, Scampìa, Castelvolturno, Pianura, Giugliano... Terre di nessuno dove alle cinque del mattino l’offerta di manodopera straniera a bassissimo costo si incrocia con la domanda dei caporali. Ieri sono state “occupate” da circa duemila lavoratori (regolari e irregolari, quasi tutti africani) che hanno rotto gli indugi e messo al collo eloquenti cartelli: «oggi io non lavoro per meno di 50 euro». La protesta, organizzata dal movimento migranti e rifugiati di Caserta, con le associazioni antirazziste campane, è stata accolta con sufficienza dai caporali ma in realtà segna un passaggio importantissimo. Ha suscitato curiosità tra la gente e solidarietà tra gli autoctoni. Qualcuno ha cominciato a capire: i ragazzi con i cartelli al collo (che hanno rischiato tanto, soprattutto quelli senza documenti) non si stavano battendo solo per se stessi. Razzismo e clandestinità rappresentano l’humus dove meglio attecchisce la mala pianta del lavoro nero, che serve ad abbassare sempre più il costo del lavoro e azzerare la conflittualità sindacale. Le politiche razziste, le leggi che fingono di contrastare la clandestinità ma in realtà la favoriscono (vedi la Bossi-Fini) non sono frutto dell’ignoranza ma funzionali alla costruzione di un nuovo modello sociale. Un modello che non prevede welfare e pari opportunità, riconoscimento dei diritti e vincoli di solidarietà, ma si basa sulla competizione e l’individualismo sfrenato e che purtroppo non è lì da venire: 16 anni di berlusconismo gli hanno già aperto la strada. Gli immigrati sono stati e continuano a essere il “luogo” in cui le politiche repressive vengono sperimentate prima di essere applicate ad altri segmenti della società, a partire dai più vulnerabili. La loro ribellione riguarda tutti, e non solo per ragioni etiche o di solidarietà umana. Lo stesso vale per le loro richieste di equità, come quelle presentate a Caserta: la cittadinanza basata sullo ius solis e il diritto di voto amministrativo, una nuova sanatoria aperta a tutti i lavoratori, il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, l’estensione dell’articolo 18, il rifiuto di costruire un Cie in Campania. Una democrazia che ignori a priori le richieste di una parte significativa della sua popolazione o somministri in modo discrezionale i diritti universali è implicitamente zoppa. Lo sciopero delle rotonde come già la Giornata senza di noi dello scorso primo marzo hanno visto italiani e stranieri vicini e consapevoli della necessità di combattere insieme. Questa vicinanza, questa consapevolezza sono la premessa per cominciare a erodere le ingiustizie del presente.
(via 'U Cuntu e grazie Stefania)
>Gli immigrati vengono qui a
RispondiElimina>fare lavori che gli italiani
>non vogliono più fare
Avanti con i luoghi comuni!
è una situazione davvero drammatica.
RispondiEliminaNon credo che si risolverà nulla, non è cambiato nulla neppure a Rosarno.
Però è tutto molto triste, dietro questo sciopero ci sono migliaia di persone disperate e sfruttate, e si finge non esistano nemmeno.
Pensate che molti con questo sciopero hanno rinunciato ai 10 o 15 € che gli avrebbero forse permesso di mangiare oggi, o di chiamare la famiglia al paese...
IcoFeder
Sono lo specchio di come saranno i lavoratori nostrani tra qualche anno, se non ci si rende conto che l'industria italiana, con la scusa della competitività, ha intenzione di erodere diritti, e sottolineo DIRITTI, per i quali i nostri nonni hanno lottato, sudato e sputato sangue, più o meno metaforicamente. Salvo poi fare comunque outsourcing in altri paesi con manodopera a costo più basso, lasciando a casa i lavoratori nostrani, e prendere sovvenzioni statali per il proprio sostentamento.
RispondiEliminaE se non si corre ai ripari, temo, altro che manifestazione...
Inevitabilmente ci sarà chi invece vedrà la cosa all'opposto: "non solo ci rubano il lavoro, accampano anche pretese sul salario". :(
RispondiEliminaGrazie agli immigrati anche per questo.
RispondiEliminaFuori gli immigrati!
RispondiEliminaPadania libera!
Io Leggo Solo Feltri
Si prega di eliminare il commento del troll che sta qui solo a provocare.Grazie.
RispondiEliminaEsiste un enorme gruppo di proletari intellettuali ( stagisti,praticanti, lavoratori a progetto...) che hanno anche minori introiti e di certo sono completamente esclusi da quei diritti che hanno gli operai,ormai sempre meno numerosi.
RispondiEliminaLo sfruttamento anche degli italiani è un fatto endemico e molto piu esteso di quel che puo sembrare xche poco visibile tra i giovani italiani che si sforzano di mantenere una parvenza di dignitoso benessere.
La cosa incredibile pero' è che non ci sia un partito in grado di coagulare attorno a se questo numero immenso di elettori.... e purtroppo non possono certo esserlo gli ultraliberisti radicali, che proprio su questo campo cadono sempre!!!
Mirko
Sono lo specchio di come saranno i lavoratori nostrani tra qualche anno, se non ci si rende conto che l'industria italiana, con la scusa della competitività, ha intenzione di erodere diritti, e sottolineo DIRITTI, per i quali i nostri nonni hanno lottato, sudato e sputato sangue, più o meno metaforicamente. Salvo poi fare comunque outsourcing in altri paesi con manodopera a costo più basso, lasciando a casa i lavoratori nostrani, e prendere sovvenzioni statali per il proprio sostentamento.
RispondiEliminaE se non si corre ai ripari, temo, altro che manifestazione...
è una situazione davvero drammatica.
RispondiEliminaNon credo che si risolverà nulla, non è cambiato nulla neppure a Rosarno.
Però è tutto molto triste, dietro questo sciopero ci sono migliaia di persone disperate e sfruttate, e si finge non esistano nemmeno.
Pensate che molti con questo sciopero hanno rinunciato ai 10 o 15 € che gli avrebbero forse permesso di mangiare oggi, o di chiamare la famiglia al paese...
IcoFeder