03 febbraio 2011

Berlusconi e il bambino delle palline

Tanti anni fa, quando d'estate giocavamo a palline sulla spiaggia, nella mia combriccola c'era un ragazzino che armava sempre un casino micidiale: sosteneva che la sua biglia fosse rimasta in pista anche quando era uscita di venti centimetri, dava fastidio agli altri proprio nel momento in cui tiravano la schicchera, voleva vincere ad ogni costo e quando capiva che non ci sarebbe riuscito distruggeva coi piedi tutto il circuito appena prima che la gara finisse.
Dopodiché, nel bel mezzo dell'inevitabile tafferuglio che ne veniva fuori, prendeva e chiedeva scusa, promettendo che non l'avrebbe più fatto, proponendo agli altri di ricominciare da capo e infine tacciandoli di essere una manica di stronzi perché non accettavano.
Sono passati tanti anni, e il nome di quel bambino non me lo ricordo più: però, se non fosse che andavo al mare vicino a Roma e che sono nato nel 1968, mi verrebbe da pensare che si chiamasse Silvio berlusconi.

9 commenti:

  1. In effetti se anche tu fossi della classe 1937... non potresti avere dubbi.

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  2. E chissà. Sarebbe da rintracciare qualche suo amico d'infanzia.

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  3. E il Napolitano della situazione? C'era anche lui?

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  4. un bel parallelo ma immagino che il bimbo non sia diventato piduista, corrotto, corruttore e mafioso

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  5. Anche nel mio gruppetto di amici di giochi c'era un disturbatore che non voleva mai perdere quando si giocava a biglie o alla pista, inoltre rubacchiava qualche biglia ogni tanto, specie quelle di vetro multicolori, poi accusava altri. Un giorno,quando per l'ennesima volta aveva piantato un quarantotto, l'ho menato per bene. Da quella volta non l'ha più fatto. Il problema è che poi mio padre me l'ha suonate ma ero così contento che non ho sentito niente. Bisognerebbe poter fare altrettanto.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. @gianbravo non sarà corretto ma hai tutta la mia solidarietà

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  8. C'era chi portava il pallone, faceva lui le squadre e stabiliva quando era rigore o gol.
    La squadra più debole, pur di giocare, accettava in silenzio.
    Quella volta che abbiamo vinto anche se più brocchi, quando ha fatto per andarsene col pallone, glielo abbiamo tagliato.
    Com'è finita?
    Che ci siamo comprati un pallone in 7, lui non l'ha più cag.to nessuno e 4 dei suoi "amici" non si sono più fatti vedere.

    Quanto vorrei che, a distanza di 40 anni, questa fosse la metafora odierna.

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