Sono una donna un po' in rotta con le donne. Mi spiego. Il primo vago senso di irritazione l'ho provato qualche giorno fa, quando ricevo, via facebook, la richiesta di partecipazione all'iniziativa "Donne dicono no" che consiste tra l'altro, nel
" sostituire la vostra foro profilo con foto di donne valorose, intellettuali e combattenti, che hanno lottato per i diritti delle donne in Italia."Cioè, fatemi capire.. il mazzo al quadrato che mi faccio - io come tutte le donne- non basta? La mia non valorosa, non intellettuale e non combattente vita non conta niente? La butto? La ignoro? Essere orgogliosa di essere una persona che non si sputa in faccia guardandosi allo specchio la mattina non conta, non è anche la mia un'esperienza di r-esistenza e di affermazione di un diritto? ed in tutto questo devo considerare l'uomo come un peso da trainare? Come un povero cretino da convincere di qualcosa? I diritti di una donna se non sono portati avanti da donne perdono il loro valore? Sono eterosessuale convinta che i gay e le lesbiche abbiano gli stessi identici diritti e doveri, sono credente e convinta che lo Stato debba essere laico, Metilparaben non è un carcerato, eppure si batte per i diritti dei reclusi. Le conquiste sociali, l'affermazione di un diritto non è appannaggio solo delle categorie coinvolte, ma dei cittadini. Tutti. Senza distinzione di età, ceto, religione o sesso. Posso sbagliare, eppure credo che ricondurre tutto a "dignità di donna" sia fallimentare e lesivo, veramente, della dignità sia delle donne che degli uomini. Ma questo è solo il Rossa pensiero, labile ed incerto, basato su una lista di dubbi che porto sulle spalle.
A distanza di qualche giorno leggo dell'iniziativa per il 13 febbraio, nella quale le donne e (per concessione, bontà nostra) anche gli uomini, sono invitati a scendere in piazza per riaffermare la nostra dignità (nostra femminile eh, non ci sbagliamo). Nascono altri "mille-mila" dubbi. Primo tra tutti, e lo sussurro soltanto, è questo: ma noi siamo indignati per il postribolo in sè o perchè questo postribolo potrebbe coinvolgere le più alte cariche dello Stato? Perchè sono due cose diverse. Voglio sperare che l'indignazione generale sia per il secondo caso, ma allora non è una questione "da donne". E' una questione che dovrebbe riguardare - e che di fatto riguarda - tutti, indipendentemente dal sesso biologico. Perchè dunque questa chiamata al femminile? In questo contesto non è la mia dignità di donna a risentirne, ma la mia dignità di italiana, di ogni italiano, anche di quelli che si prestano a questa sub-cultura. Io sono d'accordo con il fatto che la situazione non sia più tollerabile, ma penso anche che collettivamente abbiamo delle responsabilità. Il "non ce ne siamo accorti" non è una scusa. Può sicuramente essere un punto di partenza, una svolta per cui ogni giorno, ogni fottutissimo giorno evitiamo di nascondere la testa sotto la sabbia. Può essere il punto da cui si formeranno padri e madri e cittadini che non presteranno figlie e figli, amici ed amiche al gioco perverso, anche se questo gioco viene proposto come vincente, come normale. Possibile che non esistano menti asessuate che diano un valore diverso alla normalità? Perchè dobbiamo cadere in questa trappola che contrappone Uomini e Donne?
E' curioso, abbiamo assistito, nel corso degli ultimi lustri, al disfacimento del nostro Stato, politicamente, culturalmente, economicamente. Abbiamo visto i nostri diritti di cittadini diminuire, le nostre libertà restringersi, siamo diventati tendenzialmente xenofobi, omofobi e intolleranti, abbiamo visto mettere al bando libri, abbiamo assistito a discorsi istituzionali fatti a domenica 5 e risse in Parlamento. Abbiamo avallato leggi ingiuste. Abbiamo ascoltato barzellette indecenti, osservato comportamenti sconvenienti. Abbiamo accettato la distruzione dei settori sanità, scuola, assistenza sociale, cultura; delle libertà di religione, di stampa. Abbiamo partecipato o non partecipato a manifestazioni di agricoltori, magistrati, forze dell'ordine, studenti e chi più ne ha più ne metta. Segno di un malessere diffuso. Ma in tutto questo l'indignazione è sempre stata di una parte, maggiormente della parte coinvolta. E non siamo mai arrivati da nessuna parte che non sia il parlarci addosso. Non è che, per caso, per una volta, potremmo provare a parlare di noi come di un popolo che tenta di affermare i suoi diritti di cittadini? Tutti assieme, senza distinzioni e senza esitazioni. Non è che questo "Basta", giusto per provare una cosa nuova, possa essere detto da una comunità intera?
Gentile Rossa Innaturale, per Lei rubo a Severgnini un consiglio: «Non c'è testo che non possa essere migliorato accorciandolo del 20%».
RispondiEliminaQuesto 'basta', secondo me, comincia a venire detto da una comunità intera, ora.*
RispondiEliminaLa prospettiva che personalmente abbraccio è quella di promuovere un discorso contro-culturale come esseri umani in relazione prima ancora che come 'cittadinanza' o 'genere' (categorie che mi interessano relativamente).
-> A livello politico sono profondamente convinta del fatto che la lotta per il riconoscimento dei diritti di un 'gruppo' - che si riconosce come tale o viene percepito dall'esterno sulla base di 'tratti comuni' (gruppo dei 'pari', donne, carcerati e via dicendo) - debba essere la lotta dell'intera collettività in cui questo è inserito, proprio per permettere a tutti gli altri gruppi diversi da quello (così come agli individui che non fanno dell'appartenenza a qualcosa un tratto distintivo di sé) l'esercizio a loro volta della loro libertà. Ovvero, per esempio: se impongo un ruolo fisso a una donna, in automatico in relazione a quello ne impongo implicitamente anche uno all'uomo che a quella donna si accompagna. Fine libertà per entrambi.
Per questo è essenziale andare oltre le categorie e/o includerle tutte in quello che una volta si chiamava "orizzonte di lotta comune".
-> A livello sociale, sono invece convinta che la comunità si possa costruire a partire dal quotidiano. "Revolution starts at home, preferably in the bathroom mirror": guardarsi allo specchio, capire chi siamo, e impegnarci nelle relazioni con chi ci sta intorno - indipendentemente dal mondo della politica e dei media che pur insiste su di noi.
Perché d'altra parte ciò che esperiamo è una profonda situazione di impotenza, dove il voto - e no comment anche su quello - è l'unica arma che abbiamo per dire 'no': se anche andiamo in piazza (cosa che comunque farò), infatti, il responsabile (e la sua cricca) della decadenza culturale, morale, umana di questo Paese se ne fregherà completamente.
E non vorrei aprire il discorso sulle reponsabilità dell'opposizione...
In ogni caso, in bocca al lupo a tutti noi! :-)
[*Provo comunque una certa insofferenza per il fatto che dietro gli iniziali promotori ci sia già l'ipocrisia di un giornale che tanto sbandiera la promozione della dignità delle donne, quanto sbatte in prima pagina l'ultima menata di una qualche Belen di turno... ma magari cambierà anche questo, prima o poi, si spera!]
sono in parte d'accordo. nel senso che è ora che facciamo qualcosa, tutti, che ci indignamo, tutti. a me, tanto per dire, non mi indigna più di tanto il postribolo in sè, ma per esempio, il fatto che PAGHIAMO LAUTAMENTE persone come la minetti per RAPPRESENTARCI. Questo è uno dei tanti aspetti di questa assurda vicenda che mi indignano. un'altro aspetto che mi fa vomitare è che il quotidiano che acquisto mi propini in prima pagina scenette da film porno. come se dovessimo essere tutti assuefatti al "ciarpame politico".
RispondiEliminaperò non sono d'accordo con quello che dici sulle "battaglie di genere". anche io per esempio sono una etero che se ne sbatte ampiamente di come facciano sesso i miei amici e parenti. io supporterei di brutto le battaglie dei gay, eppure non solo non sento l'urgenza di creare comitati pro gay, ma non sarei neanche credibile se lo facessi, agli occhi stessi degli omosessuali. altro esempio: leggendo di egiziani e tunisini sul giornale piangevo di gioia. ma sarei stata credibile io, italiana, se fossi scesa in piazza a il cairo per protestare contro mubarak? e allora, trovo che le prime (e non le uniche!!!) a scendere in piazza contro la mercificazione del corpo femminile debbano essere le donne. non puoi negare che la questione "femminile" esiste da secoli. e che ALCUNI uomini (buona parte?) ci hanno sgazzato dentro. e allora che facciamo, devolviamo?
Sono perfettamente d'accordo con te, la democrazia, la civiltà, la legalità e la dignità non sono appannaggio di nessun genere e di nessuna "categoria". Però - c'è un però - parteciperò volentieri alla manifestazione del 13 febbraio, perché finora è l'unica organizzata per permettere ai cittadini di qualsiasi sesso di rappresentare il proprio dissenso verso il governo Berlusconi.
RispondiEliminaIl tuo discorso chiaramente è giusto, ma se in una classe con 20 ragazze nemmeno una ti sa dire il nome di "una donna che ha fatto qualcosa nella storia", che possa farpensare: ma guarda allora posso fare l’aviatrice! c'è da riflettere e da fare qualcosa. L'iniziativa della foto l'ho vista quindi come un "esercizio di motivazione", ho tante “amiche” su face book tra i 19 ed i 23 anni, così un paio di volte l'immagine, ancora adesso c'è Louise Bourgeois. Ed è andata a buon fine, due persone mi hanno chiesto:”Ma chi è sta vecchia?”..è seguita spiegazione e quindi conoscenza.
RispondiElimina@"I diritti di una donna se non sono portati avanti da donne perdono il loro valore"
Affatto, anzi ben vengano tanti uomini "femministi" ..ma, poiché la storia delle donne parlanti, soprattutto delle donne parlanti sulle donne (che di uomini parlanti sulle donne ce n’è in abbondanza) è breve, il fenomeno dell’uomo parlante sulle donne è [data l’esperienza] guardato con sospetto. Come a dire: tu mi hai raccontata male per cinquemila anni, mò ti stai zitto e mi racconto io. E' una spiegazione, non è la mia posizione. Sono convinta che il vero passo in avanti del femminismo italiano sia proprio quello di aprirsi agli uomini, che nel mondo ci viviamo assieme, altrimenti resta un “monologo” (che fino ad un certo punto è stato utile, ma adesso è tempo di passare oltre).
Così come non ha senso manifestare per andare a dire: a me non mi usi come RubyX – me fai schifo – sostanzialmente me fa schifo pure lei. Bisogna manifestare contro il sistema di corruzione. Poi ci sta la questione di genere, ma c’è un fatto grave, nella manifestazione andranno a confluire più schieramenti politici che “manifestano per la dignità delle donne” ma da posizioni e con programmi che di “a favore delle donne” non hanno proprio niente, e questa è l’amara ironia, la strumentalizzazione.
Me ne fotto (relativamente) che quello fa i festini, mi riguarda che alle prostitute dà poltrone. La mia dignità di cittadina è scossa da questo, poi sono una donna e se il presidente del consiglio è un porco maschilista comunque mi riguarda – perché le sue azioni politiche somiglieranno alla sua idea di donna - e posso pure manifestare contro, ma devo avere la coscienza pulita di non essere mai stata come lui e simili, altrimenti sto solo cavalcando l'onda per ottenere visibilità e altro, ed è ciò che accade in questo momento.
Sicuramente mettere le immagini di altre donne non serve a molto. Dovete far vedere le vostre facce. Le prime a protestare dovete essere voi e di certo, non solo perchè questo postribolo è causato anche dal santo papi, ma perchè è il frutto di decenni di applicazione di una scuola di pensiero". Ne parlavano ieri a "Matrix" (non una trasmissione immacolata): le figlie del Drive In. Queste ragazze che sembrano cadaveri, sembrano inanimate. A 20 anni già rifatte mille volte, con genitori che le vorrebbero sfruttate il più possibile. Non è bello da italiano vedere questo. Il problema poi riguarda tutta la società, sarebbe riduttivo dire che riguarda solo le donne
RispondiEliminaCara Rossa Innaturale, ti leggo sempre e condivido la maggior parte di ciò che affermi. Ma per una volta, dal 1970 (ebbene sì, sono abbastanza vecchia da ricordarmene), ho davvero voglia di alzare la testa in quanto donna. E il 13 sarò in piazza con le donne, e forse anche gli uomini. Ho voglia di riappropriarmi della piazza, dei desueti (purtroppo!) slogan: né puttane né madonne, solo donne. Credo che in questo povero paese (che non merita la maiuscola) dobbiamo anche ricominciare da noi e dal nostro orgoglio, dalle nostre radici. Abbiamo abdicato troppo a lungo e i risultati devastanti sono ormai sotto gli occhi di tutti.
RispondiEliminaSorellamente tua.
M.
Cara Rossa Innaturale, permettimi una citazione storica, antica, ma proprio tanto tanto tanto antica. E' una strofa dall'Inno dei Lavoratori, e dice: "Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà". Che vuol dire? Vuol dire che ognuno/a deve prendersi i suoi diritti, perché nessuno glieli darà. Ogni classe, nel caso dell'inno, genere, nel caso delle donne del femminismo, categoria, nel caso delle lesbiche e dei gay, deve combattere per i propri diritti, senza aspettare che siano gli altri, in un empito di razionale umanitarismo solidale, a concederglieli. Era quello che facevano le donne tanti anni fa. Che poi altre classi, generi, categorie, aderiscano alle giuste cause, non può essere che motivo di conforto. Ci vediamo il 13?
RispondiEliminaIo volevo ringraziarvi tutti, perchè ognuno di questi commenti mi ha fatto pensare e riflettere. Non avevo dubbi in merito, ma avere così chiaro il fatto che ci si possa confrontare anche e sopratutto avendo idee diverse è un conforto.
RispondiEliminaHo ancora dei forti dubbi riguardo al fatto che la questione sia un fatto di donne, anche alla luce dei fatti odierni. Penso davvero che possiamo smettere di grattare il fondo di questo barile (ci si rovinano le unghie, nè) solo se per un momento mettiamo da parte le differenze di genere, visto che questo governo sta democraticamente rovinando tutti. Paradossalmente è lo stesso motivo che mi spingerebbe a scendere comunque in piazza, cioè partecipare ad una manifestazione che ritengo comunque giusta, sperando di vedere al mio fianco persone arrabbiate e non solo donne indignate, sebbene non ne condivida alcune questioni alla base e i suoi moti di partecipazione. Certo, bisogna fare i conti con il malessere che anni fa mi ha procurato il "votare contro" invece che il "votare per" e maggiormente devo evitare di fare le primarie con me stessa, è una lotta impari e un pantano nel quale vorrei evitare di infognarmi :D
@Narno: Grazie del consiglio, ne terrò sicuramente conto, per quanto, quella riportata qui è la versione "breve" del post originale :)
"Perchè dobbiamo cadere in questa trappola che contrappone Uomini e Donne?"
RispondiEliminaPerché viviamo in una società divisa, che insegna ai bimbi fin dall'infanzia le differenze di genere.
Tu hai figli, Rossa? Io la pensavo come te, prima. Ma adesso rivedo da adulta quel che già odiavo da ragazzina, e lo odio ancora di più. Sai la fiele che ti sale in bocca, quando scopri che alla recita dell'asilo i bimbi cantano una cosa e le bimbe un'altra? E la cosa si ripete per tutte le elementari? Quando vai in un negozio e tutto ciò che si può comprare per bambini (vestiti, libri, giocattoli, persino dentifricio e spazzolino) è gender coded?
E secondo me non devi tagliare quel che scrivi. Non sono sempre d'accordo con te, ma le tue argomentazioni sono sempre lucide e interessanti.
Rossa, hai ragione, ma il punto è che un'iniziativa che parte dalle donne non necessariamente esclude gli uomini. possiamo fare finta quanto ci pare che le donne siano cittadine come gli uomini, ma sappiamo entrambe che non corrisponde a realtà.
RispondiEliminanon capisco, se la manifestazione fosse stata indetta dai migranti, avresti detto che i migranti sono cittadini e non vanno contrapposti agli italiani?
che ci piaccia o no le donne sono ancora l'altro, l'oggetto della discriminazione, ancora costrette ad autodefinirsi.
la manifestazione è ovviamente aperta anche agli uomini, ma quanti credi che ce ne saranno? molto pochi. molto meno di quelli che ci sarebbero stati in Svezia, Gran Bretagna e Francia. vogliamo fare finta che questo non sia un problema?