03 marzo 2011

Minerva e gli spazi del desiderio e della rivoluzione

Buongiorno a tutti! Minerva Jones sente finalmente ‘eros’ intorno a tutti noi! Non avvertite anche voi questa energia che da alcune settimane – pur se qui mista alla disperazione e al senso di impotenza – sta facendosi strada ovunque? Non la sentite?
Io sì, e per me ha questo ritmo. Un ritmo di ‘esasperazione’, ‘opposizione’, ‘resistenza’, e ‘reazione’ – un insieme sicuramente confuso e privo ancora di una meta precisa e di strategie per raggiungerla, ma intanto questa energia comincia a essere presente e fluire. Qualcosa in cui mi riecheggia l’idea di liberazione delle tensioni creative profonde dell’uomo – desiderio che potrebbe rappresentare l’occasione per la realizzazione di un mondo più sano, felice, solidale, pacificato e meno sfigurato dall’aggressività, dalla violenza, dalla guerra.
Minerva, infatti, legge in questo senso ciò che stanno provando coloro che la circondano così come le immagini televisive che ci portano l’informazione (e l’eco) dei movimenti di ribellione dall’altra sponda del Mediterraneo. Le parole che ha scritto in questi giorni Alain Badiou nell’analizzare la situazione in corso ispirerebbero quanto meno fiducia sulle conseguenze che si creano quando un movimento, per ‘risonanza’, si espande: “Migliaia di possibilità nuove, riguardanti queste contraddizioni, sorgono ad ogni momento, alle quali lo Stato – ogni Stato – è interamente cieco. Si vedono delle giovani dottoresse venute dalla provincia per curare i feriti dormire in mezzo ad un cerchio di giovani selvaggi, e sono più tranquille che mai, sanno che nessun toccherà loro neanche la punta di un capello. Si vede, ancora, una fila di cristiani appostata, in piedi, per vegliare sui musulmani piegati in preghiera. Si leggono mille cartelli in cui la vita di ognuno si mischia senza distacco alla grande Storia di tutti”.
Le conseguenze economiche, politiche, sociali di tutto questo su di noi possiamo anche ipotizzarle già adesso, ma da qui a considerarle ‘catastrofiche’, ‘epocali’, ‘destabilizzanti’ ce ne passa: l’esperienza non ci insegna che, noi che si concepiamo secondo lo stereotipo di “poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori”, abbiamo dalla nostra anche una mirabile attitudine alla cialtroneria e all’auto-gestione nei problemi quotidiani – capacità che sempre ci garantiscono la sopravvivenza? Forse potremmo allora anche guardare con un po’ di fiducia a ciò che sta accadendo – non trovate?
Potremmo a nostra volta pensare di riappropriarci e realizzare il nostro personale immaginario – liberando e lasciando finalmente fluire e circolare questa ‘tensione’ a una vita intensa, piena, gratificante! Un’urgenza che diventa quasi ‘fisica’, questa di erotizzare l’esperienza della vita! Una vita carica di desiderio – che dipende in primis da come noi percepiamo le persone e le situazioni, da come ce ne lasciamo investire e attraversare.
Pensate stia dicendo qualcosa di assurdo? Uhm… Ok: liberate la mente dall’immaginario patetico cui hanno deprezzato tanto per cominciare il ‘piacere’, e fate spazio per il ritorno di quello più profondo che già ci è dato sperimentare nelle nostre vite – sebbene spesso ce ne dimentichiamo. Vi offro un semplice esempio.
Minerva ama andare al mercato alimentare – che lei considera un vero e proprio spazio erotico. I miei sensi – tutti i miei sensi – in questo contesto sono continuamente stimolati.
A livello uditivo sono immersa nelle urla dei venditori che esaltano i propri prodotti attraverso le più bieche strategie di persuasione, mentre giungono altresì alle mie orecchie scampoli di conversazione con diversi accenti, tonalità, inflessioni degli acquirenti. A livello olfattivo – quante volte sottovalutiamo l’olfatto!, eppure non è una delle stimolazioni sensoriali più intense per il nostro corpo? – frutta, verdura, piante, latticini, insaccati, spezie mi possono portare addirittura nella dimensione del ricordo. Un ricordo vivo e immediato – con quell’effetto straniante per cui la memoria impazzisce nel ricollegare un profumo a un’esperienza, un luogo, un momento del passato. Le miei mani poi – pur se protette da igienici guanti – delicatamente toccano, accarezzano, selezionano, scartano, scelgono, mentre già immagino preparazioni, cotture, consumo e sapori.
A livello gustativo – oh, qui la cosa si fa interessante! – nelle chiacchiere con i venditori (ché non perdo mai l’occasione di una battuta, una domanda, una piccola conversazione) la sottoscritta ci guadagna quasi sempre un qualche assaggio mentre ascolta il racconto dell’origine di un prodotto e del viaggio (che può anche essere solo dalle montagne vicine o dal mare) che l’ha condotto lì. E se si tratta di un pezzetto di formaggio, Minerva lo assapora chiudendo gli occhi per meglio rivivere le parole di Davide Longo: “Cesare tagliò un morso sottile di toma e richiudendo il coltello guardò la sera che calava oltre la finestra. […] Mise in bocca la toma con un tozzo di pane e masticò fino a sentire il formaggio tornare latte, il pane grano”. A livello visivo, infine, l’intero mercato pulsa di luci contrastate, colori, sfumature di merci, scorci e persone. E immagino di poter evitare di approfondire il discorso della ‘retorica dello sguardo’ in base al quale io e il ragazzino che scarica le cassette di frutta ci mettiamo a conversare in silenzio in un seduttivo ed estemporaneo gioco leggiadro, vero?
Capite, allora, cosa intendo quando parlo di ‘eros’ come del lasciarsi colpire e attraversare dalle sensazioni, dal pensiero del piacere, dal lavoro dell’immaginazione? Sto ancora dicendovi qualcosa di assurdo se vi ricordo che il piacere può essere ovunque e vi propongo di riflettere sulle molteplici occasioni di stimolare la nostra tensione a ‘stare bene’, a sentirci vivi, a ‘godere’ nelle nostre vite quotidiane?
Perché quello che penso è che – se nel tempo ci siamo sempre più atrofizzati, spenti, e asserviti alla desertificazione emotiva e sensoriale cui certa politica e certi immaginari ci hanno voluto condannare per avere individui che subiscono senza reagire – forse coltivare (nutrendola, facendola crescere) questa attitudine al desiderio e al piacere può, anche questa, essere una strategia per riprendere il controllo delle nostre esistenze, e tornare a stare bene.
Liberi davvero, innanzitutto nella mente.
E’ alla nostra portata.
E’ già in noi e intorno a noi.
La stiamo già vivendo.
Dobbiamo solo ricordarci cosa ci dava piacere prima che permettessimo ad altri di imporsi sul nostro immaginario con le loro comunicazioni fuorvianti, i loro poveri teatrini, e le loro asettiche finzioni.
Cosa ci dava piacere?

8 commenti:

  1. Che bel post.
    Solo che quando metto a fuoco VERAMENTE cosa mi piace e cosa no ho la spiacevole impressione di vivere in un mondo parallelo rispetto a quello reale.
    La descrizione del mercato (ma anche delle trattorie a pranzo, dei bar e dei ristoranti a mio parere) é assolutamente vera. Almeno per chi sa godersela.

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  2. Minerva mi piacciono veramente i tuoi post e l'idea che la realtà che ci sta attorno si cambia solo che cambiamo noi stessi e la nostra percezione verso di essa.

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  3. che post fantastico. grazie di cuore, minerva!

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  4. @ vale e sullarottamaggiore: grazie a voi! :-)

    @ sassicaia molotov: ogni occasione, ogni contesto, ogni istante è buono per cercare di ricavarne il massimo piacere.

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  5. scusa se sono qui in ritardo. ^_^
    Allora...Vediamo, trovo molto bello quello che hai scritto, secondo il mio modesto parere l'eros è cinesi, movimento, non necessariamente fisico.
    La nostra società, sempre più vecchia, sempre meno in movimento verso le novità anche maaterialmente è sempre meno erotica.
    Società secolarizzate stanno vivendo smottamenti epocali che si mostrano sotto una nuova comprensione dell'altro e di desiderio di cambiamento, ecco il rispetto maggiore per chi vive una condizione comune seppur in fazioni diverse, come i cristiani che difendono i mussulmani in preghiera; come poi dici riesce a far sentire aria di eros.
    Quando si mette in moto un cambiamento esterno, il nostro veicolo per percepire quello che è fuori di noi, il nostro corpo, prefigura un cambiamento nella percezione dell'uso dello stesso, che è poi quello che è successo alla nostra società dal '68 in poi.
    Anche nel tuo caso il muoverti sia fisicamente che il cambio di scenario, il mercato, stimola i rapporti, anche con il commesso o il ragazzo di fatica.*_^ Se poi ci sono gli sguardi di una donna ti assicuro che il ragazzino la fatica la sente meno. Hahahahaahahaha

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  6. @ Cavalier Amaranto: "Quando si mette in moto un cambiamento esterno, il nostro veicolo per percepire quello che è fuori di noi, il nostro corpo, prefigura un cambiamento nella percezione dell'uso dello stesso" - questa cosa non l'ho mai sentita/pensata/immaginata, ma.... è geniale! Me la segno, ché d'ora in poi voglio far attenzione a questa sfumatura, e godermela in pieno ;-)

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  7. ^_^ per fare un esempio spicciolo, pratico ma riduttivo, prova a cambiare il sapone che usi solitamente per lavare i panni,li sentirai "diversi",percepirai il sapone come più forte dato che non sei avvezza a quell'odore, per cui per un poco concentrerai la tua attenzione sul tuo odore, e farai più caso a cosa emani; cioè un cambiamento nella percezione dell'uso del naso.
    Se è vero per i detersivi è vero anche per le situazioni, che cambiando mettono la nostra fisicità su un piano diverso e permettono al nostro cervello di formulare risposte diverse, influenzando anche il pensiero che è stimolato fuori dai soliti schemi di pensiero.

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  8. Non ci sono commenti, questo post è davvero scorrevole e bello :)

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