Intendiamoci: non voglio improvvisamente vestire i panni del campanilista sfegatato che difende a tutti i costi l'onore della sua città, ma direi che a questo punto stiamo passando il segno.
Non tanto perché mi infastidisca il fatto che illustri esponenti politici abbiano l'allegra abitudine di associare l'aggettivo "romano" a chissà quali nefandezze, quanto perché essi stessi beneficiano di quell'aggettivo sia in termini turistico-geografici (il ponentino, le ottobrate, le passeggiate al Pantheon e il gelatino a Piazza Navona), sia in termini politici (l'occupazione delle stanze del potere e i privilegi ad essa riconducibili, ivi compresa la possibilità di dedicarsi alle suddette passeggiate e ai gelatini di cui sopra scorrazzando su un'auto blu).
Fare gli antiromani, insomma, si può: purché lo si faccia da un posto diverso da Roma e senza godere di alcun beneficio politico.
Altrimenti è meglio lasciar perdere e scagliarsi contro qualche altra cosa.
ooh, i notoriamente acculturati leghisti che giudicano l'acculturamento altrui? Da scompisciarsi dal ridere!
RispondiEliminaTra l'altro Castelli è anche un prepotente e saccente. Ha detto che siccome lui si è laureato a 25 anni non può ricevere critiche da Alemanno che si è laureato a 40 anni. COme a dire che chi non ha la lasurea è un coglione...
RispondiEliminaCaspita, e il povero Immmanuel Kant, che si laureò a 31 anni? Che pelandròn, va' a laura'
RispondiElimina