06 luglio 2011

A passeggio nella Notte della Rete con Wu Ming e l'ortolano di Gilioli

Ieri, durante la notte della rete, mentre Gilioli stava giustamente facendo notare che la battaglia per libertà della rete è importante sopratutto per i dummies - quindi per persone come me e come il suo ortolano - avevo davanti agli occhi l'immagine di un cetriolo gigante che si profilava all'orizzonte. E si sa che quando un ortolano incontra un cetriolo... Comunque, c'è stato un gran parlare di copyright, finchè qualcuno ha fatto notare (Guido Scorza in modo chiarissimo ed incisivo) quello che già era chiaro: il copyright non c'entra una mazza. Che tradotto in lingua madre si dice "ce la stanno a incartà".
Ma facciamo finta di essere quei quattro imbecilli che ci credono, parliamo di copyright. Alcuni anni fa, per l'esosa cifra di cinquemila lirette ho comprato un libro su una bancarella, un libro che ho amato moltissimo, che ho prestato tantissimo e che avrei acquistato più volte per regalarlo ad amici. Ho chiamato la Casa Editrice che dopo aver controllato mi ha informato che non solo non aveva più copie in magazzino, ma anche che non era più proprietaria dei relativi diritti, faccio alcune indagini e scopro che in Italia nessuno aveva acquistato i diritti di quel libro. Allora ho contattato l'autore (non mi basta un solo "no" per fermarmi) per sapere se, hai visto mai, aveva delle copie in italiano. L'autore, gentilissimo, mi ha detto che non ne aveva, proponendomi l'acquisto in inglese o tedesco. Il libro volevo regalarlo a persone che non parlano nè leggono altra lingua se non l'italiano (romano al massimo), quindi chiedo all'autore, visto che l'Italia non era tra i Paesi tutelati dal diritto d'autore, la possibilità di copiarlo in un file e distribuirlo agli amici. L'autore, gentilissimo, mi ha risposto iscrivendomi alla sua newsletter. Io ho un gran rispetto per la proprietà intellettuale, anche se la ritengo un'immane stronzata, ma mi chiedo: una cosa che non è accessibile perchè c'è un vincolo su un'idea, esiste realmente? Chi ne giova di un libro scritto che non si può leggere? E mentre mi attardavo in pratiche onanistiche e su questioni utopiche esce "Q" di L. Blisset, ora Wu Ming.
"Q", come tutte le opere di Blisset / Wu Ming è acquistabile in libreria. Ma anche scaricabile gratuitamente dal loro sito. Come tutta la proprietà intellettuale di Blisset /Wu Ming può essere copiato, diffuso, modificato, a patto di citare la fonte e di non farne un'operazione commerciale. E, per impedire che i soliti marpioni guadagnassero con l'altrui ingegno viene contrassegnato con un copyright particolare, spiegato con assoluta proprietà di linguaggio e competenza da Wu Ming 1:
Se il software libero fosse rimasto semplicemente di dominio pubblico, prima o poi i rapaci dell'industria ci avrebbero messo sopra le grinfie. La soluzione fu rivoltare il copyright come un calzino, per trasformarlo da ostacolo alla libera riproduzione a suprema garanzia di quest'ultima. In parole povere: io metto il copyright, quindi sono proprietario di quest'opera, dunque approfitto di questo potere per dire che con quest'opera potete farci quello che volete, potete copiarla, diffonderla, modificarla, però non potete impedire a qualcun altro di farlo, cioè non potete appropriarvene e fermarne la circolazione, non potete metterci un copyright a vostra volta, perché ce n'è già uno, appartiene a me, e io vi rompo il culo.
Le cose sono tre: Wu Ming è (sono) un'idiota perchè permette la riproduzione di un'opera "sua", passerà la vita a mangiare pane e unghie. Wu Ming è (sono)il san francesco della letteratura moderna, se ne frega dei ricavi e affianca, alla dieta a base di unghie un grosso rigonfiamento dell'ego. Wu Ming è (sono) uno scrittore che ha capito come alla diffusione di un'opera gratuitamente si affianca l'acquisto dell'opera stessa da una base più larga di acquirenti. Se pensate che le cose non vadano in questo modo fate un giro in rete e date un'occhiata: "Q" dal 1999 al 2010 ha venduto 277.096 copie ed è stato scaricato 8325. Ad ogni download corrispondono più di 30 acquisti. Personalmente l'ho scaricato su ogni pc che ho posseduto dal '99, inviato a dozzine di amici e comprato sicuramente più di 10 volte (2 solo per me).
Quindi, questo copyright a chi serve? All'autore o all'editore?
Lo stesso discorso può essere fatto in settori diversi, Zanello l'ha spiegato bene ieri sera, raccontando che se anche lui vuole mettere alcuni brani scaricabili, corre il rischio (da domani forse la certezza) che l'editore o il vattelappesca in questione possano bloccare il tutto. Lo stesso Zanello ci dice che pur "perdendo" ipoteticamente parte dei suoi guadagni per via del libero download, ne acquista in popolarità che vuol dire anche più persone ai concerti, e una base di acquirenti più vasta. Anche i Radiohead hanno fatto un'operazione simile, e conti alla mano non ci hanno rimesso soldi o pubblico.
Certo, se posso scaricare un pezzo musicale che fa schifo non lo comprerò mai (e lo cancellerò immanentemente dal pc), ma se il pezzo mi piace, è buono, lo compro e come! Allora forse 'sto copyright difende editori e "cani".. del resto di unghie vive solo l'artista vero e l'artista bravo.
Vogliamo parlare del cinema? Avete idea di quanti film vengono girati in Italia e mai, MAI distribuiti? Non varrebbe comunque la pena di renderli accessibili? Togliere i diritti e farci vedere tutto sto materiale? E dei film stranieri, magari nemmeno in lingua inglese che non potremo mai vedere perchè c'è qualcuno che impedisce la loro diffusione nel nostro paese? Se avessimo la possibilità di guardarli non sarebbe un bene per tutti? Ne gioverebbe la produzione, il regista, ne gioverebbe il pubblico. Se fossimo liberi dal copyright ne gioverebbe l'arte. Pensate a quante cose potrebbero nascere se solo fosse possibile utilizzare musica e video, musica e scrittura, video e scrittura e tutti gli incroci possibili anche con fotografia, danza, teatro ecc. Pensate a quanto "bello" perdiamo, a quante idee non possono nascere, a quante strade non possono essere percorse, quante cose non impareremo mai solo perchè 'sta cazza de "C" impedisce e limita la creatività.
Allora mi sta anche bene, parliamo di copyright seriamente, diciamoci che queste novità sulle attribuzioni dell'AgCom non c'entrano niente ed apriamo un dibattito serio in cui gli autori e non solo gli editori (indico gli editori per semplificare, ma di diritti per entità diverse ne esistono parecchi: esecuzione, sincronizzazione ecc) abbiano la possibilità di essere ascoltati, diamo ad ognuno la libertà di fare ciò che crede con le "sue" opere e alle opere la possibilità di esistere. Non che in questo modo possa nascere un mondo migliore, ma di certo un mondo più bello.

4 commenti:

  1. c'è un piccolo errore, che però rende ancora di più il divario tra copie acquistate e scaricate. Dovresti scrivere "Ad ogni download corrispondono più di 30 acquisti" (per l'esattezza più di 33).
    per il resto non posso far altro che sottoscrivere in toto. Ciao, Matteo.

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  2. Grazie Matteo :D, recupero lo zero e modifico!!

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  3. Tutto perfetto... ma c'è un problema: ci sono troppi artisti "scarsi", che non saprebbero produrre qualcosa di bello neanche se lo trovassero a terra, vendendolo come qualcosa di proprio...
    Il copyright introduce la "dittatura del brutto", che si alimenta di grandi quantità da vendere quasi a scatola chiusa a lettori-consumatori-clienti-ascolatori di musica-fruitori d'arte (emblematico il caso Madalon), che sono semplicemente dei soggetti che vogliono "comprare cose"... gli editori sfruttano questo meccanismo perverso...

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  4. gli editori sfruttano... esatto. l'arte in tutte le sue forme concepita come materia di consumo. il copyright come i brevetti industriali. vediamo se riusciamo a far girare la crisi dei consumi a vantaggio della libera circolazione di idee e cultura.

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